Titolo originale: Foxfire
Regia: Laurent Cantet
Principali interpreti: Raven Adamson, Katie Coseni, Madeleine Bisson, Claire Mazerolle, Rachael Nyhuus, Tamara Hope. Francia 2012 – 143 min.
La regia di Laurent Cantet si cimenta con la durissima vicenda raccontata nel romanzo di Joyce Carol Oates: Foxfire: Confessions of a Girl Gang (1993), dal quale era stato tratto, nel 1996, un film diretto da Annette Haywood-Carter, con Angelina Jolie.
Non si tratta, però, in questo caso del remake di quel lontano film,
perché il regista francese è interessato soprattutto a cogliere
l’aspetto sociologico del romanzo e, perciò, a rappresentare il
comportamento di alcune giovani ragazze di umili origini in una
situazione ambientale difficile e ostile. Sullo sfondo, come nel
romanzo, è la provincia americana povera dello Stato di New York negli
anni ’50, in cui, a pochi chilometri dalla metropoli, è condivisa e
accettata la sottocultura ottusa e becera dei maschi locali, per reagire
alla quale si forma il gruppo organizzato e segreto delle Foxfire. Si
tratta di adolescenti ribelli, compagne di scuola, che, non
rassegnandosi a essere continuamente vilipese, decidono di unire le loro
forze per attaccare i più ingiusti privilegi sessisti, sognando
addirittura di arrivare a costituire, grazie alla loro setta, una
società senza maschi. Chi vuole entrare a far parte del gruppo si deve
sottomettere a un rito cruento di iniziazione: l’incisione su una spalla
di un simbolo di lotta, costituito da una specie di fiamma; deve poi
giurare fedeltà, “perinde ac cadaver” e aiuto reciproco, naturalmente nella massima segretezza.
Le Foxfire riconoscono in Legs, giovane carismatica e intelligente, la
loro guida: le si affianca Maddy, che assume, fin dal primo momento, il
compito di redigere la cronaca minuta della vita del sodalizio femminile
che si va formando. Le prime attività delle giovani del gruppo sono di
intimidazione e di vendetta nei confronti dei maschi, quei coetanei che a
scuola ridono di loro e dei loro insuccessi e che fuori dalla scuola
tentano di stuprarle, proprio come quel maturo e rispettato signore,
molto per bene, che approfittando della povertà di Maddy si sente in
diritto di provarci.
Il gruppo, coll’andar del tempo, si estenderà, accogliendo anche donne
meno giovani, ma segnate dalla violenza coniugale, come Agnes,
limitando, tuttavia la solidarietà alle sole donne bianche, essendo il
pregiudizio razziale profondamente radicato in alcune delle adepte. A
poco a poco, però, le provocazioni dimostrative degli inizi si
trasformeranno in azioni criminali vere e proprie, facendo emergere,
perciò, insanabili e profondi dissensi sugli obiettivi del gruppo delle
Foxfire, che finirà con lo sfaldarsi. Preceduta da Rita, che se n’era
andata per amore di un gelataio, non ammesso dalla setta, anche Maddy,
la cronista, memoria storica della setta, dopo un proprio sofferto
percorso di maturazione, seguirà strade diverse, turbata dalla deriva
inquietante e quasi terroristica nella quale le giovani stavano
scivolando, prive come erano di strumenti culturali e progettuali per la
trasformazione della società, e convinte come erano che ai diritti
rivendicati fosse necessario arrivare attraverso un crescendo di azioni
delittuose. Sul destino delle altre giovani e su quello di Legs sarà
possibile soltanto avanzare ipotesi e congetture.
Cantet gira la sua pellicola dopo aver a lungo meditato sul romanzo e dopo aver osservato le dinamiche interne ai gruppi femminili nelle scuole, o negli istituti per il recupero sociale, cioè in quelle realtà che egli individua come le più adatte per reclutare le protagoniste del film, fra le quali, infatti, è presente un’unica attrice professionista: Tamara Hope, quella che interpreta nel film il ruolo di Marianne Kellogg. Del romanzo, Cantet mantiene il contesto sociologico dell’America provinciale degli anni ’50, oltre che la sostanza del racconto, riordinato però secondo un criterio che permette di ricostruire gli eventi nella loro successione temporale, mentre nell’opera della Oates, i ricordi di Maddy emergono a sprazzi, in modo casuale, seguendo i più imprevedibili percorsi della memoria. Il film è molto lungo, ma il racconto è interessante e fluisce senza noia, grazie a una solida sceneggiatura coerente e chiara, ma anche a una pulitissima e netta fotografia e all’eccellente recitazione di tutti gli attori
Potete trovare una bella e utile intervista a Laurent Cantet QUI.
Angela Laugier