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Cinema, teatro e cultura a Montegranaro. Solo tempo perso?

Creato il 08 novembre 2011 da Laperonza
 

sipario.jpgA giudicare da quello che leggiamo si direbbe che Montegranaro sia città di cinefili. Continua il percorso del Club L’Altritalia intrapreso lo scorso anno (anche per mia iniziativa dopo la battaglia per la riapertura del La Perla) con il ciclo “I Mestieri del Cinema” e gli va reso atto di essere stati in tempi recenti i primi a Montegranaro a proporre iniziative verso un cinema di livello. A questo si aggiunge l’Informagiovani che propone un ciclo di Cineforum. Infine anche la sala cinematografica stessa riprende l’esperienza iniziata la scorsa primavera con Cinemania. Gli appassionati hanno di che essere soddisfatti. Se non che questi appassionati sono forse in numero inferiore agli stessi organizzatori degli eventi. Tre proposte diverse sullo stesso tema con un pubblico che potenzialmente sarà di – facciamo un’ipotesi – 20, 30, 50 persone. Posto che tutti partecipino a tutti gli eventi. Posto che qualcuno sia disposto a passare la Vigilia di Natale al La Perla a vedersi La Pelle che Abito di Almodovar.

 

E gli amanti del teatro? Anch’essi sono un numero cospicuo, qualche decina di persone su 13.000 abitanti. Sono molto preoccupati perché la stagione teatrale non inizia, ma l’Assessore fa sapere che, pur non essendoci un centesimo per la cultura (fatta eccezione per Veregra Street, ben inteso), stanno cercando delle soluzioni e presto il sipario si alzerà. Magari dopo Natale, visto che già vediamo alberi e panettoni esposti nei negozi. Ma meglio mezza stagione teatrale che niente.

 

La domanda che mi faccio però è un’altra: vale la pena investire in cultura a Montegranaro? Vale la pena scannarsi in tre per proporre il cinema d’autore a quattro gatti? Vale la pena sottrarre fondi al nostro amato Veregra Street Festival per allestire una stagione teatrale che seguiranno in cinque?

 

La mia risposta è sì, vale la pena, anche se il livello culturale di questa città sembra così basso. Perché in realtà non è affatto basso, semplicemente ci si rivolge altrove perché abituati a farlo, dopo decenni di politica culturale pressochè assente. Vale la pena provarci. Ma ci vorrebbe un po’ più di convinzione, almeno da parte delle istituzioni. E un po’ meno orticelli da parte delle associazioni.

 

Luca Craia

 


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