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CINEMA - Vecchie recensioni: “SPY GAME”, le Bahamas restano nel cassetto.

Creato il 20 dicembre 2011 da Andreakur
C’è chi nasce con la camicia e chi, come Robert Redford, con i Rayban ben inchiodati agli occhioni blu. Qualunque sia il film, qualunque sia la moda del momento, in qualunque parte del continente si trovi. Così appare anche in “Spy game”, pellicola di 126 minuti firmata Tony Scott (e distribuita in Italia dalla Medusa), in cui il navigato agente della CIA Nathan Muir, appunto Robert Redford), la mattina del suo ultimo giorno di lavoro, sogna le Bahamas; invece deve tirare fuori dai guai l’allievo Tom Bishop (Brad Pitt), arrestato per spionaggio e condannato a morte dai terribili cinesi. Inizia quindi una corsa contro il tempo per salvare Tom, ma Muir deve ingegnarsi sino al midollo per dribblare il governo americano alle prese con negoziati commerciali con la Cina. La parola d’ordine è prendere tempo; così Redford racconta tutto Bishop ad un Comitato di Sicurezza Nazionale (o giù di lì), dal reclutamento del “boy scout” Tom in Vietnam come tiratore scelto al suo litigio continuo con il tedesco nella Berlino divisa tra Est e Ovest, sino ad arrivare alla Beirut distrutta dalla guerra civile. E proprio in Libano Bishop, nei panni di un finto fotoreporter, conosce l’apice dei suoi guai, i mali di ogni uomo innamorato, ovvero l’affascinante Elisabeth, al secolo Catherine McCormack, l’inglesina che dirige un campo profughi con simpatie terroristiche. Ad un agente della CIA che si rispetti non è consentito intrattenere rapporti interpersonali tanto meno sentimentalismi alla “Via col Vento”, ma Bishop è cotto da morire e allora tenta di strappare l’amata dalle grinfie di una prigione disumana della Cina. Solo che viene sgamato e sarà Muir, in nome della vecchia amicizia e senza rancori per la scelta dell’allievo, a togliere le castagne dal fuoco con metodi poco ortodossi ma efficaci. Con le Bahamas che restano nel cassetto. E il conto in banca bello che prosciugato.

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