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Cinemando # 7

Creato il 15 luglio 2011 da Pavona
VICKY CRISTINA BARCELONA, Woody Allen, 2008.
Ve lo voglio dire subito, così mettinamo ben in chiaro le cose: a me Allen non piace neanche un po', e anzi dico di più! lo ritengo uno dei registi più sopravvalutati della storia. I suoi film non mi fanno ridere, non mi fanno piangere, non mi fanno riflettere, in pratica non mi trasmettono nessun tipo di emozione.. un po' come guardare la pubblicità dello stracchino di Nonno Nanni. E non mi piace nemmeno come attore, con quell' aria fintamente umile e smpliciotta che invece trasuda spocchia e superiorità (cosa che difatti traspare più che palesemente nelle sue pellicole), insopportabile!Perchè ho guardato questo film? semplice: perchè cè quel gran figo di Bardem, che avevo capito si sarebbe visto nudo, cosa che invece non accade facendo perdere mille punti ad un film che già ne ha pochi in partenza.Vicky Cristina Barcelona vorrebbe porsi come uno spaccato di vita "normale" (argomento che al regista pare tanto caro) ma che già fallisce in partenza visto che ci propone dei personaggi così finti, macchinosi e teatrali da apparire più che mai creati a tavolino. La storia (?) che sembra dover essere incentrata sulle due amiche dopo poco le vede invece divise, facendo finire Vicky (Rebecca Hall) sullo sfondo di un menage a trois fra la Johansson, Bardem e la Cruz (un' attrice sopravvalutata per un film sopravvalutato.. perfetto!), e mai che nemmeno per sbaglio si accenni ad una seppur minima introspezione psicologica dei personaggi che più che altro sembrano marionette senza spessore che recitano batture macchinose in contesti spesso totalmente inverosimili, invece che essere il timone portante del film come invece dovrebbero e vorrebbero essere.In pratica un' ora e mezza di totale NULLA combinato in maniera confusa e confusionaria: se non ci fosse la (insopportabile) voce narrante stenteremmo persino a trovare la connessione fra alcuni passaggi.
Quello che trasmette al massimo questo film è il malessere di vivere, un pessimismo cosmico, che attanaglia le viscere di Allen portandolo a percepire insoddisfazione, tristezza, decadenza e abrutimento in tutto quello che lo circonda.. fattori che si uniscono nella costruzione di una pellicola noiosa ed insensata in cui vince lo sconforto e l' insoddisfazione.Ogni tanto, Allen, guarda il bicchiere mezzo pieno e sorridi, dicono che faccia bene.Vicky e Cristina sono due ragazze americane amiche per la pelle, simili in molte cose, ma opposte quando si parla di amore: Vicky ricerca la stabilità emotiva, ed infatti è felicemente fidanzata e quasi sposata con Doug, giovane uomo in carriera; mentre Cristina sembra essere perennemente insoddisfatta dalle relazioni sentimentali che incontra nel suo percorso, come se mancasse sempre un "non so che" di intangibile ed inspiegabile.Ospitate da dei lontani parenti di Vicky decidono di passare un' estate a Barcellona: li faranno la conoscenza di Juan Antonio, un pittore dalla vita sentimentale libertina, con alle spalle un matrimonio a dir poco turbolento, finito sulla carta ma non nel cuore. Perfetto per Cristina, ma assolutamente il contrario di Vicky, che eppure ne rimane colpita così profondamente da non riuscire più a dimenticarlo..
[Se pensate che il film possa spiegare meglio la trama che ho scritto (che infatti sembra non raccontare nulla).. rimarrete grandemente delusi! in pratica leggere queste 8 righe è come averlo visto tutto.]

AGNESE DI DIO [Agnes of God], Norman Jewison, 1985.
Un film intenso, emozionante ed appassionante che ti inchioda alla sedia dall' inizio alla fine.
Grande merito alle tre attrici che coralmente ci trasportano in questa triste storia di accettazione e redenzione: una sempre grande Jane Fonda, l' ustera ed inflessibile Anne Bancroft e la giovane ma bravissima Meg Tilly che ci regala un' Agnese appassionata e dolcissima; ognuna specchio di una fase della vita di una donna: l' ingenuità dell' infanzia, la ribellione della crescita e la consapevole rassegnazione della vecchiaia che inevitabilmente si incontrano scontrandosi violentemente.
Pur basandosi quasi interamente sui personaggi e le loro interpretazioni, il film si avvale comunque di un' ottimo aspetto tecnico proponendoci una fotografia semplice ed austera, proprio come il luogo in cui si svolge la storia, ma sempre bella e ben curata.
Da segnalare la sequenza della seconda  ipnosi di Agnese, in cui ci rivela il momento del concepimento: di un lirismo unico e una Meg Tilly da urlo! davvero una sequenza dolcissima e commovente.
In conclusione quindi una pellicola bellissima e vivissima, da vedere.
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Quella che sembra una notte come tante in un convento di Montreal si trasforma invece in un' orribile tragedia: improvvisamente una giovane novizia, Agnese, inizia a gridare in preda a forti dolori, le altre suore arrivano subito trovandola a terra in una pozza di sangue.. ma la scoperta più agghiacciante la fa la Madre Superiore: dentro il cestino della carta straccia cè un bambino appena nato, morto strangolato col suo cordone ombellicale.
Qualche tempo dopo la dottoressa Martha Livingstone viene incaricata di fare una perizia psichiatrica sulla giovane Agnese per stabilire se al momento dell' infanticidio era in grado di comprendere quello che stava facendo.Martha, una donna emancipata, dedita al lavoro ed in conflitto con la sfera religiosa, entra così in contatto con l' austero mondo del convento e con la Madre Superiora Miriam, facendo la conoscenza a poco a poco della piccola Agnese, uan ragazza che smbra non avere nessun contatto con la realtà della vita, sulla cui gravidanza nessuno sembrava sapere o non voler sapere.Possibile che il concepimento sia davvero attribuibile alla volontà divina? e sarà stat adavvero l' innocente Agnese a commettere l' orribile delitto, o qualcuno stà tramando nell' ombra usando la sua ingenuità come caprio espiatorio?
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