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Il brillante studente americano Martin (Elijah Wood) giunge ad Oxford per laurearsi con il suo idolo, il genio matematico e filosofo, Arthur Seldom (John Hurt). I due si troveranno coinvolti in una serie di delitti enigmatici, collegati tra loro da un simbolismo inquietante, e che tenteranno di risolvere attraverso gli schemi della logica e alla scienza della deduzione. Con una trama del genere (atmosfera british, classico duo investigativo, come resistere?), il film non poteva non essere preso in considerazione per passare una piacevole serata,non troppo impegnativa, all'insegna di un mistery dal retrogusto filosofico. Un raffinato gioiellino,insomma. Al contrario, Oxford murders, nonostante sembri partire brillantemente grazie alla neanche troppo celata devozione hitchcockiana, l'ottimo cast e la trama (che è l'unica nota interessante e coerente di tutto il film) si perde in un bicchier d'acqua.
Già,perchè da un film come questo non si richiede l'originalità ma la coerenza, il ritmo sostenuto, la capacità di catturare lo spettatore. Oxford murders non ha nulla di tutto questo. La sceneggiatura non è accattivante, è didascalica ( e nonostante questo lacunosa e fin troppo "boriosa" nel citazionismo e nei riferimenti matematico-filosofici). La caratterizzazione dei personaggi è francamente incomprensibile: si, non ho sbagliato aggettivo, è davvero impossibile capire dove volevano andare a parare gli sceneggiatori. Il rapporto,forzatamente antagonistico tra i due protagonisti è infarcito da una serie di elementi (non ultimo un inutilissimo personaggio femminile) che sono talmente inverosimili da sfiorare il ridicolo (voglio dire, c'è un limite alle coincidenze che ci possono essere nella vita, poi siamo ad Oxford mica in un paesino di campagna!). (la mia espressione durante la visione)
Inoltre il film è infarcito da una serie di dettagli fatalistici francamente noiosissimi oltre che pretenziosi e fin troppo numerosi.Non è un caso che il difetto principale di questo film sia proprio il tedio che cattura (quello si!) lo spettatore dopo i classici venti minuti introduttivi. Dopo sembra di vedere una puntata di Lost (però quelle finali dove non si capisce niente) senza neanche un briciolo della poesia e dello spessore dei suoi personaggi,però. Insomma, evitatelo come la peste, a meno che non siete di quelli a cui piace guardare cose noiose solo per poi tirarsela fingendo di essere gran fighi (in una parola,radical-chic).Note positive: gli occhioni di Elijah Wood e ,nonostante l'alta odiosità del suo personaggio, John Hurt.
Se la gioca con The Fountain per vincere il premio di film più pretenzioso e finto-intellettualoide. E la storia insegna che....c'è una sottile differenza tra girare un film incompreso e girare un film incomprensibile.
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