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"Una notte più buia del buio e un giorno più grigio di quello passato".
Tratto dall'omonimo romanzo di McCarthy, il film di Hillcoat ne riprende le atmosfere cupe, desolate, misere. Lo scenario è apocalittico: 2029, il mondo sta morendo lentamente, la popolazione si è ridotta all'osso e al cannibalismo. Latrocinio, ruberie, scorribande, omicidi e atrocità sono all'ordine del giorno. Ma non è di questo che vuole parlarci Hillcoat. La violenza esplicita non è mai mostrata, è celata, suggerita solamente da un sonoro spietato. Il regista prende le distanze dall'iperrealismo, dall'ostentazione visiva, propria di un certo tipo di cinema. Non per questo il film perde d'intensità,anzi, essa è sensibilmente aumentata dal potere evocativo dei suoni e dal montaggio lento che enfatizza l'agonia dei due protagonisti senza nome. è su questa famiglia senza identità che si concentra la nostra attenzione.
Padre e figlio, in lotta contro il mondo, che si muovono sulla strada per raggiungere la loro Itaca, il sud, dove sperano di trovare un mondo più ospitale e un clima più mite. Il topos del viaggio sembra rovesciato: qui c'è in palio solo la sopravvivenza, nessuna principessa. L 'evoluzione della storia, così come il prosieguo del viaggio, in realtà è solo una chimera, mentre esso si trasforma in una sorta di "addestramento". Il padre, (uno straordinario Viggo Mortensen) sempre più disilluso e cinico, continua a ripetere al figlio che "deve imparare" a cavarsela nell'apocalisse in cui sono costretti. A qualunque costo. Non riconosce più la differenza tra il bene e il male, annebbiato, si muove spinto unicamente dalla disperazione e dall'amore cieco per il figlio che però non vuole imparare, è puro e ingenuo,nonostante tutto quello che ha visto e vissuto. Si chiede se continueranno a essere loro i buoni qualunque cosa gli capiti. L'umanità è a brandelli, emaciata e devastata come il volto del protagonista, ma c'è ancora un barlume di speranza, è una scintilla del "fuoco" (l'anima?)che si portano dentro i due protagonisti,pronti a difenderlo con la vita.
In questa immaginaria disutopia, il sistema dei valori è squarciato, il bene e il male due entità confuse e quello che dovrebbe essere l'eroe della storia appare come il simulacro, il rottame di un vero eroe che più va avanti nel suo viaggio senza speranza, più si disumanizza, non riesce a rimanere aggrappato ai ricordi che getta via da un ponte sulla strada verso sud, ricordi resi con una fotografia seppiata, dalla luce calda, e al contrario diventa sempre più simile alla fotografia cinerea e cupa che descrive i fotogrammi del presente. L'unica salvezza è riposta nel "fuoco" del generoso bambino al suo fianco. Ma saprà resistere alla disperazione quieta che lo circonda oppure si arrenderà all'ultimo colpo di pistola in canna?Un film sconcertante e fortemente simbolico. Voto 8,5.
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