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Cineworld a rischio: Volume 2

Creato il 06 aprile 2014 da Paopru

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Aveva il sapore di un oscuro presagio la chiusura del Cineworld cagliaritano avvenuta recentemente e descritta in un mio post di qualche settimana fa. A distanza non troppo elevata ecco che arriva la seconda doccia fredda di quello che sembra un vero piano di ristrutturazione aziendale (o contenimento delle perdite) da parte del gruppo di proprietà dell’ imprenditore trentino Giuseppe Lazzari. Una scommessa fatta nel 2004 con un investimento di 10 milioni di euro per dare al sulcis un cinema multisala come pochi se ne erano visti nell’isola sarda. Tanti anni di proiezioni e iniziative che hanno donato alla piccola città un centro di aggregazione sociale e divulgazione culturale molto importante, sia per i giovani che per i meno giovani. Un luogo dove svagarsi, conoscersi, divertirsi e arricchirsi con una semplice proiezione cinematografica che spesso ci lascia più di quello che possiamo immaginare.

Purtroppo la crisi e forse anche un po il mal costume hanno portato inevitabilmente alla decisione finale di chiudere la struttura da maggio 2014, con la conseguente perdita dei posti di lavoro degli impiegati, che si aggiungeranno alle fila corpose dei già cassintegrati ab aeterno del territorio nostrano, e che hanno ricevuto in questi giorni la solidarietà di una popolazione forse accortasi troppo tardi dell’ imminente danno. Gli stessi insomma che al cinema o non ci vanno mai perchè il divano è più comodo o preferiscono le sale più in della non proprio vicinissima Cagliari. “Stacchiamo nel week end appena novecento biglietti” lamenta l’imprenditore sul quotidiano L’ Unione Sarda (clikka qui per l’articolo) che si ritrova tra le mani una struttura con 8 sale e 1500 poltrone incapace di attirare clientela.

602622_189486551188805_1389555724_nLa perdita del cinema per una città di poco meno di trenta mila abitanti, al netto di tutti i discorsi sul come e perchè si è giunti a questa decisione, rappresenta un danno sociale gravissimo nonchè un’occasione di imbarbarimento degli animi, non più stimolati a quel genere di riflessione che un’esperienza di ordine culturale ti impone o quantomeno ti stimola a fare. Si perchè cinema fa rima con cultura, e cultura fa rima con consapevolezza di sè e felicità. E poichè il benessere dei cittadini è di responsabilità delle istituzioni, le stesse dovrebbero curarsi di salvaguardarne l’industria anche coi soldi pubblici, e perchè no, rendere il servizio cinematografico un servizio pubblico garantito a basso costo, al pari di una qualsiasi biblioteca comunale. Fantascienza? Non se si sa dove mettere le mani.

La risposta della cittadinanza Iglesiente è stata comunque tempestiva e il Centro Iniziative Culturali ARCI ha prontamente organizzato un incontro con l’amministrazione comunale, associazioni e semplici cittadini per discutere del problema e non ritrovarsi tra le mani un secondo caso di serrata dopo Cagliari. Il tam tam su facebook si è fatto concitato e c’è chi ha proposto un’adesione in massa agli abbonamenti con tessera (27€ per 6 film da vedere entro il 12 maggio) per dare un segnale alla proprietà del Cineworld sul fatto che Iglesias il cinema non solo lo vuole, ma lo pretende. Ventisette euro che non scongiureranno la sua chiusura ma che simbolicamente serviranno ad alzare la propria voce su una questione che il pragmatico può anche giustificare ricercandone la causa nelle leggi di mercato, ma che il cinefilo non potrà tollerare affatto, poichè per lui nulla potrà mai giustificare la morte di un cinema cittadino. 

Le immagini sono state prese dal facebook Cineworld Iglesias


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