Quindici gli animali contagiati. Controlli sui capi macellati e immessi sul mercato di Palermo. Sequestrato un allevamento a Cinisi. Indagato un funzionario dell’Asp.
Per il gestore dell’allevamento, Matteo Caruso, è scattata una denuncia per il reato di commercio di sostanze alimentari nocive, che prevede una condanna fino a tre anni. Ma la vera sorpresa dell’inchiesta è il secondo nome che compare nel provvedimento di sequestro dell’allevamento: è quello di Giacomo Lo Monaco, il responsabile facente funzione del distretto sanitario di Carini dell’Asp. Ovvero il responsabile dei controlli, il dirigente che avrebbe dovuto vigilare su quell’allevamento. La Procura gli ha notificato un avviso di garanzia in cui si ipotizza il reato di falso: avrebbe attestato che tutti i bovini erano in perfetta salute, e invece non era così.
Questa è un’indagine senza precedenti in provincia di Palermo, soprattutto per l’entità dei capi sequestrati: per legge, anche quando un solo bovino dell’allevamento è affetto da tubercolosi, tutti gli altri sono da considerarsi infetti. Sulla carta, il sistema dei controlli affidati all’Asp è parecchio rigido: un’altra norma prevede che se la tubercolosi viene scoperta in un solo organo, dopo le analisi il capo può tornare al libero consumo. Se invece l’infezione riguarda due o più organi, c’è l’obbligo di procedere alla distruzione dell’animale.
Secondo quanto risulta a Repubblica, una vacca dell’allevamento di Cinisi avrebbe più di due organi affetti da tubercolosi. Dunque la situazione sarebbe preoccupante, soprattutto per il rischio di contagio dei capi già macellati e immessi sul mercato di Cinisi e Palermo.
In Procura nessuno vuole parlare dell’indagine: molti accertamenti e analisi sono ancora in corso. Ieri i pm hanno chiesto la convalida del sequestro preventivo al gip. Hanno scritto: “È emerso in modo evidente che la gestione dell’allevamento in questione pone di fatto gravi rischi per la salute pubblica, in considerazione della situazione di pericolo connessa alla già avvenuta commercializzazione di carne proveniente dall’allevamento, infetto a oggi da tubercolosi, e della probabile futura ulteriore distribuzione al consumo di carne infetta”. Parole che destano preoccupazione. I magistrati hanno comunque già messo in allerta tutta la rete dei controlli, soprattutto sul versante della distribuzione.
Sulla carta, ogni animale che usciva da quell’allevamento era registrato e controllato fino alla macellazione. Ma i poliziotti hanno scoperto che nei mesi scorsi alcuni capi sarebbero usciti dal recinto dell’allevamento: di alcuni sarebbe stata fatta anche una denuncia di smarrimento, ma poi all’improvviso sono ricomparsi. E aumentano i punti oscuri su quell’allevamento che doveva essere il fiore all’occhiello del marchio delle vacche cinisare.
Tratto da Palermo.Repubblica.it