Ne parlo con un vago ritardo, ammetto, ma è stato anche per una scelta specifica. La prima era che di questo film mi interessava ben poco. Avevo provato a leggere il libro di E.L. James (o anche Erika Leonard), ma giunto a metà avevo rinunciato all'impresa; troppo noioso, lessico sufficiente e situazioni poco interessanti, tanto da farmi dubitare che un'eventuale trasposizione avrebbe potuto riservare delle eventuali sorprese. Inolte il film non avevo voluto vederlo per il gran clamore che s'era creato intorno, con quella crociata complessiva contro la pellicola e tizi che la etichettavano come la cosa più schifosa del mondo (ma sinceramente, dopo A Serbian film e Dirty love ogni cosa sembra più bella). Il rischio di farsi trasportare o di voler sembrare controcorrente a tutti i costi era elevato, quindi meglio rimandare quando tutto il chiacchiericcio si fosse placato. Morale della storia: ero andato a dimenticarmi del film. Caso vuole però che ieri Canale 5 l'ha trasmesso in prima serata, quindi ho approfittato dell'occasione, in questo periodo in cui guardo più i film trasmessi dal digitale terrestre che quelli che noleggio, per farmi finalmente una mia idea in merito. Perché sì, non è che partissi con particolari aspettative, ma sono convinto che non si può giudicare nulla senza prima averlo visto - a patto che i vari realizzatori non arrivino mai tardi all'appuntamento con l'incompetenza. Al massimo puoi avere aspettative nulle.
Anastasia Steel è una ragazza come tante. Quando la sua amica Kate, direttrice del giornale universitario, le chiede di sostituirla nell'intervistare il miliardario Christian Gray, lei accetta. L'incontro con l'avvenente amministratore delle Gray Enterprises Holding la porterà anche a conoscere le sue torbide passioni e a sperimentare la propria sessualità...
In tanti si chiedono come abbia fatto questa roba ad avere successo e io credo di avere una vaga risposta al quesito. Nonostante il 2000 sia stato superato da quasi due decadi, la parità dei sessi è ancora ben lungi dall'essere raggiunta. Se una persona si vanta delle proprie prodezze sessuali (al di là del fatto che è una cosa che andrebbe evitata a prescindere) verrà trattata diversamente a seconda del proprio sesso? Domanda retorica. Nonostante il finto progresso, la società occidentale sente il bisogno di sbandierare davanti agli occhi di tutti donnine nude a gogò, salvo poi non tollerare che la donna abbia una propria sessualità e che abbia il diritto di viverla come meglio crede. Si usano parole come troia a sproposito e magari proprio da quelle persone che passano l'intera giornata a smanettare su YouPorn. E non che ci sia nulla di male a bazzicare su YouPorn, ma se ci attacchiamo la simpatica cosa di prima è un po' come essere dei pluridivorziati che partecipano al family day. Le Fifty shades of Gray, dove Gray sta per Christian e non per Sasha, sono innanzitutto un libro erotico (nato inizialmente come fanfiction di Twilight, e già qui si capisce tutto, oltre al fatto che essere laureati non significa nulla) scritto da una donna dove si racconta di una donna (giovane, quindi ancora più soggetta a giudizi) che scopre la propria sessualità. Sì, la scopre abbastanza passivamente, ma comunque si segue il suo punto di vista e si prosegue quel percorso con lei. Per me gran parte del fenomeno si racchiude in questi due particolari, che potranno sembrare il delirio di un povero pazzo ma, se vi guardate meglio intorno durante la vostra quotidianità, scoprirete che forse un pizzico di verità c'è - io comunque resto pazzo e deliro spesso. E' una cosa che a mio parere ha agito a livello inconscio per i più, mentre per me, che non ho mai pensato di giudicare nessuno, uomo o donna che sia, per le sue scelte sessuali, ha lasciato abbastanza indifferente. D'altronde, se nel '28 era uscito L'amante di Lady Chatterly, perché ci si deve scandalizzare per una storia che alla fine parla solo di... sesso? Lo stesso principio, duole ammetterlo, vale per il film, che come era prevedibile non è che abbia molto da offrire sia in termini narrativi che cinematografici. Non me la sento però di criticarlo come la schifezza inenarrabile che hanno detto in molti. A livello tecnico la prima parte, nonostante una lentezza non giustificata, regge e la fotografia è anche discretamente curata (d'altronde la regista Sam Taylor-Wood, oltre che artista concettuale, precedentemente è stata anche una fotografa) e il livello tecnico generale non è così infimo come altre cose ben più rinomate che ho visto, tipo il film di supereroi medio. Seriamente, The winter soldier ha un montaggio e una regia decisamente peggiori. Qui ci sono più che altro cinquanta sfumature di problemi di scrittura, cosa peraltro già evidente dal romanzo, ma sul grande schermo, vista le seriosità eccessiva dell'intera faccenda, risultano ancora più evidenti. Anche le tanto nominate scene di sesso estreme non danno né tolgono nulla all'intera faccenda perché, ironicamente, di sesso non hanno nulla. Qualche sculacciata, l'accenno di qualcosa di molto più torbido e poi null'altro. Non basta inquadrare la camera dei piaceri di Gray per essere scabrosi, così come una messa in scena così pulita è totalmente fuori luogo se si vuole mostrare qualcosa che possa risultare 'sporco', giacché anche a livello psicologico pure le varie situazioni non hanno nulla da offrire. Sugli attori non me la sento di dire nulla, con uno script così ridicolo manco Al Pacino avrebbe potuto fare miracoli, ma la cosa che mi ha infastidito più di tutte è stato quel finale monco, davvero inspiegabile e totalmente nonsense. Talmente tanto che ti viene da domandarti come mai Breat Easton Ellis era interessato a sceneggiare una simile roba. E in tutto questo, devo ancora capire che lavoro fa mr Gray.
Ma perlomeno ho compreso che se dei 'gusti particolari' simili li avesse un camionista, sarebbe un semplice maniaco, mentre se li ha un miliardario è un uomo tormentato.Voto: ★ ½