Cinque buoni motivi perché l’IMU di Monti è una vessazione e perché non ha nulla a che vedere con l’IMU del federalismo fiscale

Creato il 01 maggio 2012 da Iljester

Il dovere di ogni italiano è di pagare le tasse. Tuttavia, pare essere un diritto dei cittadini ribellarsi quando lo Stato li opprime e li vessa con una pressione fiscale intollerabile e feroce che non si limita più a togliere il superfluo o una parte di esso, ma erode e intacca anche il necessario.

Ebbene, il Governo attuale sta facendo proprio questo. Non si sta limitando a prelevare dal cittadino il giusto, in rispetto dei princìpi sanciti all’art. 53 della Costituzione. Sta letteralmente taglieggiando il cittadino, gli sta togliendo il necessario per vivere, lo sta portando all’esasperazione e certo per motivi che non possono essere considerati nell’interesse del cittadino ma di pochi poteri oligarchici dei quali spesso vi ho parlato.

Leggendo molti interventi su Facebook, me n’è capitato uno di un certo Giorgio Terzo Catalano, il quale, espone in cinque punti il perché l’IMU non ha nulla a che vedere con la vecchia ICI e il perché l’IMU del federalismo leghista è qualcosa di completamente differente rispetto all’IMU di Monti. Soprattutto questo breve testo sintentizza perfettamente il perché Monti ci sta dicendo una barca di fregnacce e il perché, infine, la sua indignazione nei confronti di coloro che incitano a non pagare l’imposta è pura ipocrisia. Ecco dunque i motivi che, dopo attenta indagine, ho deciso di sottoporvi.

  1. L’ICI nasce, come imposta straordinaria sugli immobili (ISI), con il governo Amato. Dunque quale imposta straordinaria avrebbe dovuto scomparire una volta raggiunto l’obiettivo per il quale era stata imposta. E invece, come capita spesso in Italia, è rimasta, divenendo ICI, fino a quando Berlusconi non l’ha eliminata del tutto con il DL 93/2008, convertito.
  2. Prima dell’abrogazione, l’ultimo Governo Prodi tagliò l’ICI del 40%, poi quando Berlusconi vinse le elezioni del 2008, eliminò il restante 60% (v. il punto precedente), poiché considerata dal centrodestra una imposta iniqua, in quanto andava a colpire le case in cui gli italiani vivevano; case che questi avevano acquistato con grandi sacrifici, pagando mutui trentennali. L’ICI comunque rimase sulle seconde case (che costituiscono effettivamente una ricchezza patrimoniale) e quelle di un certo valore (ville, castelli ecc.).
  3. Il taglio del 60% attuato da Berlusconi ha avuto un costo per le casse dello Stato inferiore ai 3 miliardi di euro. Il prospetto secondo il quale invece questo costo per le casse dello Stato sarebbe stato di 21 miliardi — come Monti ci sta dicendo — è in verità una benemerita falsità. Del resto è sufficiente fare un calcolo sul gettito degli ultimi tre anni precedenti alla abolizione dell’ICI per capirlo.
  4. Monti non sa (o più probabilmente finge di non sapere) che l’imposizione sugli immobili in Italia prima dell’avvento dell’IMU era inferiore a quella della media dei paesi europei. Non solo. Egli non sa (o fa sempre finta di non sapere) che in Italia — contrariamente a tutti gli altri paesi europei — più dell’80% delle famiglie abita nella casa di proprietà. Perciò il suo Governo è andato a colpire proprio là dove è più facile reperire i soldi. E questo si chiama governare con saggezza e intelligenza? Credo proprio di no, visto pure che gli immobili delle Fondazioni Bancarie saranno esenti dall’IMU.
  5. Tornando un attimino all’IMU del federalismo fiscale (e non quello montiano), l’imposta, diversamente dall’IMU attuale, era stata anticipata dal 2014 al 2013 e riguardava solo la seconda casa, con il gettito da destinare alla finanza locale. Dunque non colpiva affatto la prima casa, un bene fondamentale per gli italiani, quasi quanto il pane.

A conclusione, Monti con la sua IMU vuole realizzare in un solo anno 21 miliardi di Euro, ovvero quello che con l’ipotizzata IMU di Berlusconi avremmo pagato in 7 anni. In altre parole, il Governo Monti ha deciso di metterci in ginocchio e dissanguarci completamente, semplicemente perché… beh, il perché ve l’ho già detto troppe volte. Non voglio essere ripetitivo. Quello che è certo è che è proprio l’ingiustizia che caratterizza questa imposta a determinare nei cittadini una profonda ribellione e il desiderio di non pagare una tassa che sentono profondamente iniqua. V’è da fargliene una colpa?

di Martino © 2012 Il Jester 


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