Sono reduce da una settimana in quel di Madrid: i primi quattro giorni di dovere sono trascorsi a ritmi forsennati. Sveglia alle sette ed un quarto, presto ritardata fino alle sette e quarantacinque come Fantozzi, avendo subito imparato ad ottimizzare i tempi (tra l'altro il mio fuso interno era settato su un'ora prima, l'ora di Lisbona); colazione al volo -tanto non c'era da stare allegri- e autobus poco dopo le otto per raggiungere il luogo della conferenza, una landa sperduta e deserta come le aride lande della Castiglia possono essere. A pranzo bisognava che facessi le corse in sala mensa per non finire arrostita lungo il breve tragitto perché il sole era davvero impietoso, ed il caffè consumato sotto il tendone effetto serra non dava di certo sollievo.Ma finalmente giunse il Venerdì, e con esso i tre giorni di piacere, anche quelli comunque a ritmi forsennati! Mancavo da Madrid da molti anni, ed ero curiosa di rivederla, di viverla. Perché a Madrid non è che ci sia tanto da vedere parlando di monumenti, ma è una città da vivere nei suoi quartieri, evitando possibilmente la bolgia delle vie centralissime e dedicandosi alla scoperta di piazze e stradine certamente più interessanti.
stazione in ferro di Principe Pio
Luci de La Latina
Una delle mie piazze preferite, Plaza del dos de Mayo, quartiere Malasaña
Murales nel Barrio das Letras
Piazzetta del quartiere Universidad
Un angolo...dolce, ancora Malasaña
Ho visto belle librerie disseminate un po' ovunque. Molte abbinavano un angolo degustazione per il vino o permettevano persino di cenare. In una addirittura regalavano un libro per ogni consumazione!
Nel quartiere multietnico di Lavapiés, dove si mischiano la cultura senegalese con l'indiana, la cinese e la sudamericana (specialmente messicana e peruviana), ho avuto modo di visitare la bella biblioteca della "Escuela Pias", un collegio-chiesa fondato nel 1729 per l'educazione dei bambini poveri, e che venne poi distrutto durante la Guerra Civile. Sulle sue rovine da pochi anni è sorto il centro culturale. Un posto davvero suggestivo, peccato che fossi fuori orario visita ed il custode m'abbia messo un po' fretta con le foto.
Ed ecco infine cinque cose.
Uno. Ho finalmente visto "Guernica". E che meraviglia! Una cosa emozionante davvero, con quel bianco e nero strepitoso.
Due. Il carlino è decisamente il cane più diffuso in città, ne incontrerete centinaia! Spesso girano anche in coppia, e ho persino adocchiato un adesivo sagoma sulla vetrina di qualche negozio. Impressionante la densità di questi cani dalla faccia simpatica. E poi si fanno gli affari loro, e questa per me è cosa buona e giusta, specie se sei al parco cercando di prendere un po' di refrigerio.
Tre. Pian piano, dopo secoli di decadenza, i madrileni stanno imparando a fare il caffè. Ho trovato posti dove l'espresso era addirittura Illy, e non era malaccio, ma direi che lo sforzo se lo fanno ripagare a caro prezzo: sono arrivata a sborsare 1.60 euro per una tazzina della preziosa bevanda!
Abbiamo bisogno di riposare. Meno rumore più pulizia
Quattro, quesito esistenziale: come fanno i madrileni a sopravvivere a quei ritmi? Il weekend è davvero all'insegna della movida, non è una leggenda, me n'ero già accorta la prima volta ma ora ho tastato con mano, avendo preso una pensioncina in un quartiere super richiesto alla sera. Diciamo che il fine settimana di un madrileno medio si svolge così: in piedi verso le due, per strada a partire dalle quattro con aperitivo per inaugurare i festeggiamenti a suon di tapas e birre, cena alle undici e così via con tapas e birre fino alla mattina dopo, senza sosta. Io ho alzato bandiera bianca sempre molto presto per i loro standard (al massimo ho fatto le 2), e, dopo la prima notte quasi insonne, ho dovuto procurarmi il kit di sopravvivenza madrilena: un bel paio di tappi isolanti per orecchie. Indispensabili.Cinque. E fu così che scoprii la cucina basca: divina! Lassù preparano centinaia di pintxos, degli stuzzichini ottimi nonché molto coreografici coi quali impazzire. I miei preferiti sono stati quello con pomodoro fritto, brie e uovo di quaglia (che in un altro contesto non sarei mai riuscita a mangiare, avendo un rapporto difficile con i pennuti che non siano galline e polli) e delle buonissime croquetas di formaggio che si scioglievano in bocca, oltre che essere deliziosamente servite in una carinissima cestina.
In generale comunque si riesce a mangiare molto bene e anche cose molto variegate, crostacei e pesce freschissimo ovunque. Eppure la città dista ben 400 chilometri dal mare, ma possiede il mercato del pesce più grande di tutta la Spagna.
Madrid è una città da vivere a mille, è giovane e dinamica, moderna ed aperta.
Maglietta in vendita nel quartiere Chueca
Da evitare in estate, perché il caldo non risparmia nessuno. Persino ora è dura uscire durante il giorno, quando dall'asfalto si sprigiona il calore accumulato nelle ore torride.
Ho i piedi consumati dal troppo camminare, nonostante in città vi sia una rete di metro molto capillare, con ben dieci linee -che però s'intersecano poco. Ma sono sottigliezze.
Se ci andate l'importante è che non vi scordiate i tappi per le orecchie: vi salveranno la vita!