In linea di massima trovo piuttosto inopportuno regalare libri a un cosiddetto “lettore forte”.
No, non è un controsenso. Il lettore forte possiede già quasi tutti i libri che desidera (l’acquisto compulsivo è una nostra tipica malattia). Con gli ebook si fa poi davvero presto a comprare qualunque titolo in un batter di ciglia, sicché è davvero difficile regalare un titolo veramente apprezzabile.
C’è poi un altro aspetto da considerare: il “lettore debole” tende a regalare libri come se fossero uova. Le uova sono tutte uguali, così una confezione vale l’altra. Quante volte vi siete sentiti dire: “Visto che ti piace leggere ti ho comprato un libro“, dove per libro si intende l’oggetto astratto, quello con la copertina e le pagine. Uno vale l’altro. Sicché la scelta del lettore debole si concentra sui soliti titoli delle pile alte dei megastore: Fabio Volo, Il libro delle barzellette di Totti, l’ultimo thriller giudiziario di Grisham, il ricettario di Antonella Clerici.
Robe che un lettore forte potrebbe usare soltanto per accendere il camino.
In particolare ci sono cinque categorie di libri che io non vorrei MAI come regalo. Eccole (poi mi piacerebbe scoprire le vostre, eh!)
Cinque libri che non dovete regalarmi
- L’ultimo di Bruno Vespa
Immancabile, arriva ogni anno, solitamente in autunno o sotto le feste di Natale. Si tratta sempre di una sorta di saggio di attualità politica, molto autoriferito, pieno di “gossip di corte”, con una tendenza lieve ma costante a tirare verso le posizioni del conservatorismo di centro-destra. Io amo i saggi politici, ma non sceglierei mai di leggerne uno di questo genere. A dire il vero mi chiedo come mai Vespa venda sempre così tanto, ma in fondo l’importante è che non compriate i suoi libri per regalarli a me.
- Il thriller giudiziario del momento
Odio i thriller giudiziari/legali. Ho studiato legge, con l’unico risultato di trovare assolutamente indigesto e insopportabile tutto ciò che ha a che fare con la giurisprudenza di qualunque paese al mondo. In particolare non sopporto Grisham (a cui però riconosco la bravura) e ancor meno i suoi cloni, che sono tanti e che vengono immancabilmente tradotti per il mercato italiano.
Hanno provato a regalarmene alcuni, col risultato che sono rimasti da qualche parte a fare polvere. Un paio li ho anche riciclati come regali di Natale.
- Il libro del comico di Zelig
Questo genere di volumi vanno a finire direttamente in pattumiera, sappiatelo. Si tratta di quei libretti di cento pagine (con scritte grosse) che ricalcano fedelmente le battute del comico che va di moda nella stagione corrente. Si tratta di gente che non mi farebbe ridere nemmeno col solletico, come Pino dei palazzi, Leonardo Manera o Giovanni Vernia. E, se non mi fa ridere in TV, figuriamoci su carta stampata.
Il bello è che un tempo acquistavo libri scritti da comici televisivi. Ma parlo di artisti come Giobbe Covatta, Aldo Giovanni e Giacomo, Gene Gnocchi. C’è un po’ di differenza, lo ammetterete anche voi.
- Fantasy “alla Terry Brooks”
Che poi a me Terry Brooks piaceva un sacco, solo che arrivi al punto che non ne puoi più. Non solo io, bensì tutti quelli che hanno iniziato a leggere fantasy negli anni ’80, e che nel 2013-2014 si trovano ancora davanti l’ennesima ristampa/antologia dei romanzi di Shannara. Men che meno desidero leggere i libri che scopiazzano Brooks (che a sua volta scopiazzava Tolkien – dicono), specialmente se italiani e orientati allo young adult. Il signore oscuro, il ragazzino predestinato, il vecchio mago mentore, gli elfi, i nani, eventualmente il drago. Tutto il pacchetto completo, e alé.
Argh!
- Il giallo del commissario Sticazzi
Ossia, come dice un noto autore di thriller, il tipico libro che ha protagonista il “commissario cliché”. Di mezza età, malinconico, con una vaga propensione per l’alcool. Con una prostituta dal cuore d’oro come amante, con un sovrintendente meridionale imbranato come vice. Non usa la pistola, non ama i computer, è riflessivo, solitario, dotato di fine arguzia, disilluso dalla vita ma in possesso di una sua etica.
Non se ne può più. Non voglio più leggere questi romanzetti, gialli di provincia che ci vengono spacciati per noir o thriller.
Non comprateli per me e, se vi volete bene, non comprateli nemmeno per voi.
Meglio Lo Gatto del commissario Cliché.
Questo è quanto, più o meno.
Ci sarebbero altre categorie di libri sgraditi: i paranormal romance, i romanzi di Andrea De Carlo, Susanna Tamaro e compagnia cantante (cambiano i nomi ma le storie sono quasi intercambiabili), le biografie dei calciatori ancora in attività, i libri di politica scritti da saggisti apertamente schierati, etc etc.
In linea di massima potrei dire che è buona norma non regalarmi libri.
Ma, se volete farlo, troverete senz’altro qualche valido suggerimento nella mia wishlist.
Ciascuno di noi dovrebbe averne una. La wishlist è un chiaro segno di civiltà.
Proprio ciò di cui avevamo bisogno.
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(A.G. – Follow me on Twitter)
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