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“Cinque racconti e una resa dei conti” di Filippo Belacchi

Creato il 13 marzo 2012 da Sulromanzo

“Cinque racconti e una resa dei conti” di Filippo BelacchiSarò sincero sin dall’inizio: il solo fatto di essere uno che ama i racconti mi avvicinava inevitabilmente a questo libro. In certi periodi della mia vita mi capita di leggere solo quelli, racconti più o meno brevi. Ma nel caso di Cinque racconti e una resa dei conti non potevo sapere che si trattasse di una specie di romanzo nascosto sotto altra forma, un’opera nella quale si snoda un percorso di storie comunicanti, un continuum creato da punti che pian piano si dispongono sulla stessa linea. Nei diversi frammenti ci sono infatti personaggi che ritornano, e lo fanno soprattutto sviscerando le proprie paure: quella di soffrire, di fallire, di ricominciare, ma anche la paura dell’autore di non avere talento (non è forse il timore di tutti gli scrittori?), che emerge nella finale “resa dei conti” (questa parte del titolo trae ispirazione da un romanzo di Saul Bellow). I personaggi di Filippo Belacchi tendono a rifugiarsi, ognuno a suo modo (e forse anche per sfuggire alle proprie paure), in qualcosa che permetta di estraniarsi dal mondo circostante: nella lettura, nella scrittura, nella droga o nella musica. Allo stesso tempo, il tratteggio di quei personaggi fa percepire al lettore il realismo della quotidianità, il rapporto privato col proprio io, l’importanza di affidarsi alle passioni nei momenti difficili, la potenza delle abitudini. Il tutto è narrato con l’invidiabile abilità che sa dare profondità ai vissuti dei protagonisti, renderli fragili eppure abbastanza forti da affrontare se stessi, far affiorare in superficie le loro sofferenze, i loro dubbi, le loro inadeguatezze alla vita. Ci sono personaggi incapaci di amare, emblematica la frase “Io non credo di essere capace di amarti. Vedo piuttosto l’amore come una sorta di gara a chi ferisce l’altro per primo, di assurdo percorso ad ostacoli dal quale sgattaiolare avendo sofferto il meno possibile”, mentre altri, per quanto ne siano capaci, conferiscono all’amore una valenza tutt’altro che positiva “Aveva capito quanto per Carmen l’amore fosse una cosa seria e tragica, un affare di tenebre e lacrime e strazio. Di come l’amore fosse un fatto principalmente grave, ecco.”. Altri sono incapaci di accettare la sconfitta (l’episodio della partita a tennis a cui si fa riferimento nel primo racconto, richard yates – scritto rigorosamente con le iniziali minuscole – la dice lunga, in questo senso), altri ancora di accettare l’idea che si venga lasciati e quindi sono loro a lasciare per primi.

Attraverso tormentati monologhi interiori, caratterizzati da una scrittura che ci si potrebbe azzardare a definire “retrò”, Filippo Belacchi fa dell’introspezione il filo conduttore del libro. Lui e i protagonisti dei suoi racconti si trovano alle prese con annosi problemi esistenziali; spesso finiscono per lasciare spazio ai ricordi e, a partire da quelli, sanno analizzare ciò che sono adesso. Tornano a galla i rapporti conflittuali con i propri genitori, con persone care del passato, partner e amici, in un circolo costante di pensieri. Cinque racconti e una resa dei conti è anche un inno sfrenato (ma sempre ben contestualizzato) al citazionismo; sono decine, infatti, gli autori menzionati: Tolstoj, Nabokov, Dostoevskij, Larkin, W.B. Yeates, Flaubert, Proust, Amis, Carver, Capote, Cheever, Jung e Freud, e pure gli italiani Primo Levi e Alessandro Piperno, per fare dei nomi. Anche dal punto di vista musicale e cinematografico, le citazioni non mancano: Ian Brown, voce degli Stone Roses, Joni Mitchell, Van Morrison, i Velvet Underground, e poi i film Dogville e Quel che resta del giorno.

Non posso che chiudere con la citazione stampata in quarta di copertina, che ben esprime il rapporto dell’autore con la scrittura: “Eppure la scrittura era più forte, ancora mi ero ammalato di scrittura, dovevo proseguire. Ero in stato di agitazione.” Che prosegua, allora, Filippo Belacchi. Questa agitazione ha prodotto buone cose. Attendiamo il prossimo libro.

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