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Alessandro D'avenia, il prof 2.0 con questo libro ha decisamente conquistato il sottoscritto come suo fedele lettore."Bianca come il latte, rossa come il sangue" mi era piaciuto moltissimo, letto tutto d'un fiato, lasciandomi in un turbinio di emozioni. Successivamente alla sua uscita, "Cose che nessuno sa" mi viene regalato e lo divoro in una giornata. Penso che presto ve ne parlerò, siccome non penso di averlo già fatto.Insomma, Alessandro D'Avenia sa bene come scrivere e come utilizzare le parole. Osservatore e cacciatore di sentimenti pronto a trasformarli in veri e propri diari di vita, attraverso una scrittura attenta e portatrice sana della lingua italiana, questo professore cattura il lettore così come sembra ever fatto con i suoi studenti.Ciò che inferno non è mi ha rapito e colpito. Dopo averlo letto, inoltre, mi sono reso conto di quanto poco sapessi di Don Giuseppe (Pino) Puglisi, un personaggio che ha trovato una sorte incompatibile con il suo duro lavoro nel cercare di salvare i giovani da un destino oramai segnato, tutto a causa di una geografia sbagliata. Nato il 15 settembre a Brancaccio e ucciso dalla mafia esattamente 56 anni dopo, il giorno del suo compleanno, sempre a Brancaccio.Il romanzo di Alessandro D'Avenia è ambientato in una città bellissima, Palermo, alla quale sono molto legato e che conosco bene. Una città che offre contrasti da un'ingiustizia con radici troppo profonde per poterne capire la forza.Una storia intensa e difficile da digerire. Solitamente, quando devo fare una recensione, cerco di sedermi al computer appena terminato di leggere l'ultima pagina del libro. Questa volta, come solo raramente mi capita, ho deciso di far passare qualche giorno, troppe le emozioni e troppe le situazioni ancora da dover digerire. Wow, Alessandro D'Avenia è proprio bravo. Un romanzo che dovete leggere assolutamente. Imperdibile. Grazie Anna per evermelo fatto leggere!Don (Padre) Pino Puglisi 3P e il diciassettenne Federico fanno la reciproca conoscenza nella scuola che entrambi frequentano, il primo come professore e il secondo come alunno. Davanti a loro un'estate che cambierà le loro vite. A fare da sfondo c'è Palermo, città bellissima dove al suo interno vi è un luogo che si chiama Brancaccio. Don Puglisi è cresciuto in quel quartiere, campo di battaglia e cimitero delle speranze. Federico decide di aiutare quel prete che vede a scuola, una persona sorridente e diversa da quello che gli altri insegnanti rappresentavano. Lui, uomo di chiesa che preferisce stare in mezzo ai ragazzi durante l'intervallo piuttosto che stare nell'aula professori, sempre pronto ad ascoltare e a fornire risposte. E' difficile essere giovani. Tante le strade e tante le possibilità, ma infinite sono anche le scelte sbagliate, scelte che potrebbero segnare per sempre il cammino. Tutto questo Don Pino lo sa bene, ed è proprio per questo motivo che vuole diventare un punto di riferimento per chi non ne ha. Federico vive la sua vita come molti della sua età, è un ragazzo sensibile, sognatore, una famiglia che si prende cura di lui e un'estate che sta per iniziare. Un viaggio a Londra per imparare inglese, incomprensibile privilegio quando si ha tutto. Un'estate che inizia con il ricordo ancora fresco dell'assassinio di Giovanni Falcone avvenuto l'anno precedente, ancora una vittoria della mafia. Episodio che toccò nel profondo Federico che assisteva alla fine della sua città impreparato, in costume, bagnato dall'acqua della piscina del suo amico, a pochi chilometri da quel luogo di tragedia. Brancaccio è un quartiere di Palermo dove sognare è quasi proibito, vivere sembra essere una condanna, un luogo dove la mafia comanda e dove tutti sembrano esserne i sudditi. Impossibile alzare la testa, sempre abbassata, quasi costretta, come a sorvegliare quei passi svelti, uno dietro l'altro, per raggiungere la propria destinazione rimanendo il meno possibile in strada. Federico tornerà a casa con un labbro spaccato e una bicicletta in meno. Il primo schiaffo che quel luogo gli darà, rendendolo ancora più determinato, sentendosi colpevole di non conoscere quella parte della sua città così aliena rispetto al suo quartiere. Impossibile far finta di niente quando si diventa spettatori di tanta ingiustizia. Questo è il pensiero che perseguita Federico. L'indifferenza uccide, sembra dirci l'autore, ma allo stesso tempo ci mostra come sia difficile combattere un sistema come Cosa Nostra, che quotidianamente tiene prigioniere le persone attraverso minacce e compromessi, obbligando a vivere nella paura. Anche sognare di scappare può essere pericoloso. Un romanzo intenso, a volte duro ma di una potenza incredibile. Grazie all'autore e ai protagonisti del libro mi sono ritrovato a pensare parecchie volte, situazioni e momenti che appartengono a tutti noi nati e cresciuti sotto il tricolore. Numerose le volte che ho abbassato il libro per concedermi un minuto per pensare. Sono raffiorati ricordi ed emozioni che non ricordavo più. Infiniti i passaggi che vorrò rileggere nel tempo, molte le pieghe al lato delle pagine per rendermi la cosa più facile. Non essendo l'autore non posso parlare per lui, ma quello che ho percepito è che la mafia ha solo fatto da sfondo al romanzo, D'Avenia ha prestato la sua capacità narrativa per far rivivere Don Pino Puglisi e continuare il suo lavoro. Perché a mio parere è questo che ha fatto, ha posto l'accento sull'importanza di aiutare chi ne ha bisogno, di mettere i veri valori al primo posto cercando di farci riflettere, ogni piccolo gesto alla fine... conta!
Imperdibile!
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