Digressioni letterarie -
Ciò che la gente vuole “leggere”.
Sono sincera: io sono dalla sua parte. Ha provocato – se lo può permettere – e ha fatto bene a farlo. Insomma, se avessi io il suo stacco di gambe, i suoi 50 kg. scarsi, le sue misure perfette l’avrei messo pure io un abito così e altro che farfallina mi sarei tatuata!
Diversamente, il mio stacco di gamba è in realtà uno stacco di cosciotto di maiale, i miei chili bussano ai jeans con le lacrime agli occhi, e le misure che indica il metro sono quelle di una gustosa pera – capovolta però, perché le mie spalle fanno invidia a quelle di un camionista e le caviglie a quelle della Barbie -. Il tatuaggio poi, altro che farfallina, la mia sarebbe un’aquila reale pronta a mangiarsela la farfallina!
Fisicamente il paragone non regge, intellettualmente invece i miei neuroni, probabilmente (il dubbio è sacrosanto), sbranerebbero in un sol boccone la farfallina e colei che ancheggia provocando ogniqualvolta spostamenti abnormi di masse d’aria.
Ma il punto di vista sul quale vorrei soffermarmi non è questo, bensì quello di coloro che “assistono” al volo della farfallina.
E mi dedico, con criticità, ad una riflessione: si difende a spada tratta il pubblico che assiste a questo volo estasiante, così come ad altre quotidiane scene dal sapore ipnotizzante che si susseguono sui mass media, sulla rete, sui posti di lavoro, per le strade, nei negozi,… Si teorizza l’invasione dei cervelli da parte di un fantomatico esercito di farfalle, da cui la gente deve essere protetta, difesa. Ma siamo così sicuri che il pubblico voglia essere difeso?! Insomma, il potere di discernere e di scegliere, il libero arbitrio, li volete riconoscere all’umanità oppure si continua a pensare che il mondo sia formato da un branco di smidollati?!
Siete così sicuri che, in fondo, la gente non sia questo che vuole e che cerca? Siete così sicuri che, in fondo, la gente non voglia l’inesistente, il fatuo, la leggerezza priva di consistenza, così da non dover mettere in gioco la propria materia grigia?!
In fondo per guardare quel tipo di farfalle “birichine”, così come le tante altre vetrine vuote che si stagliano per esempio sul web, non ci vuole altro che qualche diottria ben schierata.
La gente può scegliere altro, perché le viene offerto altro, ma la capacità di saperlo e volerlo cogliere non appartiene a tutti, ahimè.
Parlo sulla base di ciò di cui mi occupo: i libri, gli scrittori, l’editoria, i lettori, le librerie (non entro nei confini di altri settori) e sostengo con fermezza che la gente, troppo spesso, non ha voglia di essere stimolata se non dal futile.
Il mio blog ha una pagina Facebook: 224 iscritti. Sapete in quanto tempo è arrivata a questo numero? 2 anni! Altre pagine (vi assicuro orripilanti!) hanno raggiunto 1.000 utenti in una settimana. Comunque, nulla a che vedere, neanche loro, con la signorina sfarfallata che vanta 1.712.214 fans (sì, sì, avete letto bene. Neanche la pagina dedicata ad Alda Merini –per fare un esempio- arriva a tanto: si ferma a 35.009 fans. La pagina Wikipedia su Leonardo Da Vinci si ferma a 684.599 fans! Ho detto tutto!).
Ho anche un account Twitter che conta 188 followers (“Un numerone”, direte voi. Ma sapete che fatica farsi leggere da centottanotto persone? che non ti ritwittano neanche per sbaglio!). Altri ne contano 1.000 e oltre di followers, grazie al genio della lampada, ma neanche loro raggiungono i 19.374.274 di Lady Gaga
A spasso tra i libri può contare su visite giornaliere, in media, di 45 persone: qualcuno sa dirmi quante persone hanno “visitato” la serata di Sanremo mentre la farfallina scendeva sinuosa le scale dell’Ariston? Più di 45, mi suggeriscono.
E per cortesia non ditemi che tutti quelle menti pensanti (che siano 11 o 15 milioni fa poca differenza) erano “costrette” a fissare quella farfalla, ormai star non solo dello schermo catodico, ma di blog, riviste, quotidiani, radio,… ipnotizzate dal nulla, serie nel constatare se il volatile accompagnava uno slip oppure no. Congetture da Premio Nobel, a cui nessuno le ha costrette!
Neanche i miei articoli sul blog sono da Premio Nobel o da premio Pulizer, né ambiscono ad insegnare alcunché, ma ambiscono sicuramente ad essere letti, condivisi, criticati. Personalmente, non mi preoccupo di essere letta, ma di scrivere, incuriosire: la vita del blog invece dipende dai suoi lettori e non si può non sottolinearlo.
Ci sono blog e blog, così come librerie e librerie, editori ed editori, scrittori e scrittori: alcune sono solo delle vetrine piene di luci accecanti, tra le cui quattro mura rimbomba l’eco del vuoto: in tutti questi casi, e dico tutti, la differenza la fanno i lettori, la fa quel pubblico che decide di schierarsi e scegliere e di lasciarsi incuriosire.
Qualora ciò non accadesse, continueranno a chiudere le librerie, come Finzioni ha evidenziato stamane con un articolo dedicato ad una delle tante che chiudono i battenti: oggi è Roma, ieri era Firenze, ieri l’altro era Torino, con la libreria di Federico il Tastebook).
Continueranno a non nascere circoli di lettori (i pochi esistenti lottano strenuamente per esserci e rimanere vitali).
Le librerie e le biblioteche continueranno a chiedersi 101 volte se vale la pena presentare incontri con gli scrittori, letture, iniziative,… visto che poi i lettori non raccolgono gli inviti, ma si lamentano anche di non trovare stimoli in città sempre meno “culturali”.
E quale sarà la fine dei blog? Si oscureranno, come accade oggi per A spasso tra i libri.
Se volete la farfallina, vi ho accontentati ed ho soddisfatto la voce del nulla, ma se volete ascoltare altro, se volete, come spesso avete potuto fare tra queste pagine, ascoltare la voce della passione, saziare ed incentivare la curiosità, trovare contenuti e non vetrine abbaglianti, nel vostro viaggio a spasso tra i libri non dovrete fermarvi più qui.
Per un po’ il blog non verrà aggiornato, non troverete le nostre rubriche, i nostri consigli, la nostra voce: è una protesta, auto-censuro il blog, lo oscuro con la rabbia e la delusione nel cuore. Lo faccio perché è svilente confrontarsi con il nulla, ve lo assicuro.
Ma se è questo che la gente vuole, eccovi accontentati.