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«Ciò che tu vuoi, Dio lo vuole»

Creato il 07 gennaio 2011 da Andream
Questo post è una libera traduzione di: Rees T (2009), «What you want, god wants», Epiphenomenon. Come l'originale, questo post è rilasciato sotto licenza Creative Commons by-sa 2.0.
In genere le persone religiose hanno un'idea chiara di cosa Dio voglia: un credente sa, nella maggior parte dei casi, se Dio è favorevole o meno all'aborto, al divorzio, al matrimonio tra omosessuali, all'eutanasia, eccetera. Ma come fanno a saperlo? In che modo Dio comunica loro le proprie volontà?
La risposta canonica è che ciò avvenga attraverso il libro sacro della religione cui il fedele appartiene, libro dal quale deriva, più o meno mediata da autorità dottrinali, la conoscenza del volere di Dio. Il problema di questa risposta è che non è facilmente riconciliabile col fatto che non tutti i credenti nella stessa religione hanno la stessa identica  idea di ciò che Dio vuole.
Una serie di studi di Nicholas Epley, dell'Università di Chicago, suggeriscono una risposta differente: le singole persone proiettano le proprie opinioni e credenze su Dio.
Il modo in cui Epley e i suoi colleghi hanno operato è stato quello di manipolare le convinzioni di alcune persone e vedere come questo modificava ciò che ritenevano fosse la volontà di Dio.
In uno studio, Epley ha sottoposto a delle persone due documenti, uno che proponeva argomenti a favore delle affirmative actions (programmi che cercano di ridurre gli svantaggi culturali delle minoranze avvantanggiandole, ad esempio riservando delle borse di studio nelle università solo agli afro-americani) e uno che riportava degli argomenti a sfavore; solo che gli argomenti a favore erano molto forti e ben presentati, quelli a sfavore erano deboli e mal presentati (caso «pro-policy»). Ad un altro gruppo di persone presentava argomenti a favore deboli e argomenti a sfavore forti (caso «anti-policy»), invertendo dunque la tipologia di documenti sottomessi.
«Ciò che tu vuoi, Dio lo vuole»L'esperimento è andato come Epley si aspettava: quale che fosse l'opinione delle persone prima dell'esperimento, il loro giudizio sulle affirmative actions dopo la lettura dei documenti erano influenzati dall'essere stati inseriti nel gruppo che aveva letto i documenti «pro-policy» piuttosto che in quello che aveva letto i documenti «anti-policy». La colonna «self» del grafico mostra, infatti, come il primo gruppo (in bianco) sia maggiormente favorevole rispetto al secondo (in blu).
Epley ha anche chiesto alle persone sottoposte all'esperimento di dire, secondo loro, come la pensano sull'argomento Dio, l'americano medio, Bill Gates e George Bush (le colonne «God», «Avg. Amer», «Gates» e «Bush» del grafico). Per quanto riguarda l'americano medio e Bush, le stime non cambiano a seconda del gruppo al quale si fa la domanda: in altre parole, l'opinione personale degli intervistati non influisce sul giudizio che essi ritengano sia quello di Bush e dell'americano medio.
Al contrario, l'opinione personale degli intervistati ha una forte influenza sulla loro risposta alla domanda su quale sia l'opinione di Dio sull'argomento; il grafico mostra infatti una forte correlazione tra le risposte «self» e «God».
Una cosa simile accade per la risposta alla domanda su Bill Gates, che ciascun gruppo giudica come vicino alle proprie convinzioni. Secondo Epley ciò è dovuto al fatto che l'opinione che gli intervistati hanno di Gates è positiva (oltre ad essere molto ricco, Gater è un grande filantropo), ma le sue opinioni non sono in generale note, a differenza di Bush, per esempio; dunque le risposte date dagli intervistati sono più "libere".
L'esperimento è stato ripetuto, per conferma, anche a riguardo della pena di morte: gli sperimentatori sono riusciti a cambiare l'opinione degli interessati sulla pena di morte, e così facendo hanno cambiato ciò che essi ritenevano fosse il volere di Dio a riguardo.
Il risultato ottenuto è ancora più evidente se si vanno ad osservare le immagini delle attività cerebrali degli intervistati. Quello che Epley e il suo gruppo hanno fatto è stato misurare l'attività cerebrale delle persone mentre era stato chiesto loro di pensare alla propria posizione a riguardo dell'eutanasia; una seconda misurazione è stata fatta mentre i soggetti pensavano all'opinione sull'eutanasia dell'americano medio; infine una terza misurazione quando gli intervistati pensavano al volere di Dio a riguardo.
«Ciò che tu vuoi, Dio lo vuole»
La prima immagine nella figura rappresenta la differenza di attività cerebrale tra quando si pensa alla propria opinione e quando si pensa a quella dell'americano medio. Le porzioni colorate indicano che tra nei due casi le attività cerebrali sono diverse; ciascuna persona realizza che l'opinione dell'americano medio è differente dalla propria.
La seconda immagine è la differenza tra le attività cerebrali quando si pensa all'opinione di Dio e a quella dell'americano medio. Ancora una volta le parti colorate indicano che vi sono differenze di attività: il soggetto si accorge che l'opinione di Dio e quella dell'americano medio sono differenti.
La terza immagine, invece, è quella dell'attività cerebrale che si ha quando si pensa alla propria opinione, alla quale è stata sottratta l'attività relativa al pensiero sul giudizio di Dio. Non c'è differenza, sono esattamente la stessa attività cerebrale.
In altre parole, la risposta alla domanda «che cosa farebbe Gesù in questa situazione?» è esattamente ciò che la persona farebbe in quella situazione. Pensare alle opinioni di Dio e alle proprie corrisponde allo stesso identico processo mentale.
Si tratta di una scoperta affascinante: le persone non usano Dio come fonte delle proprie opinioni, ma per rafforzare opinioni che hanno già. La conclusione degli autori dello studio è:
Le persone possono usare entità religiose come una bussola morale, ricavando impressioni e assumendo decisioni sulla base di ciò che presumono che Dio, l'autorità morale definitiva, crederebbe o vorrebbe. La caratteristica principale della bussola, però, è che punta al nord a prescindere dalla direzione in cui è rivolto chi la consulta. Questa ricerca suggerisce che, a differenza di una bussola reale, le speculazioni sulle opinioni di Dio indirizzino ulteriormente le persone in qualunque direzione essi siano già rivolte.
Altre ricerche hanno mostrato che le idee religiose influenzano le credenze e le opinioni delle persone religiose, ma questa ricerca mostra che le persone possono reinventare Dio perché si adatti alle loro opinioni, e lo fanno.
Sono le persone, che creano Dio a propria immagine e somiglianza.
L'articolo di riferimento è: Epley N, Converse BA, Delbosc A, Monteleone GA, & Cacioppo JT (2009). «Believers' estimates of God's beliefs are more egocentric than estimates of other people's beliefs». Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America PMID: 19955414.

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