Io. “Pensi che Mr sincerità brutale è meglio di un' edulcorata bugia mi richiamerà un giorno?”E. “Sì, Vane. Sono sicura. Ma non ora.”Io. “Dici?”S. (mio amico, gnocco come lui, stesso lavoro) “Sì che richiama Vane. Uno che ti molla per sms, si rifà sentire, fidati. Scommettiamo che da qui ad aprile, richiama? Comunque ancora ci pensi eh?”Io. “E’ che oggi vado a riprendere la smart. E’ dal giorno dell’incidente che non lo sento più”.Appena ripresa la macchina, la trovo come nuova. Noto con piacere che B., il mio carrozziere -definizione riduttiva per il Giorgio Armani delle automobili- è riuscito a fare miracoli. Chissà se gli lascio il cuore come se la cava.B."Vane', te l’ho ricucita mejo de un sarto, mo’sta attenta. Me fai preoccupà...te possino. Bella de’ casa.. tu, a piedi devi andare !". Rido, mentre balzo entusiasta riappropriandomi della mia amatissima smart, il mio carrozziere mi richiamaB."Dottore', levame ‘na curiosità. Ma ‘nderi stata, ar bunga-bunga?"Io."...eeh, allora t'avrei portato una Lamborghini".Entro, provando la stessa champagnina sensazione di quando prendi la macchina nuova di zecca dal concessionario. Ma dentro ritrovo un pezzo di me. Nel portaoggetti un gloss di Dior, e ancora qualche cioccolatino miracolosamente sopravvissuto. E mi accorgo che è l’unica traccia che ho di te. Ne prendo uno in mano, guardandolo come fosse una stella che sono riuscita a rubare da un bel cielo notturno, di quelli che si vedono solo in montagna.O in Sardegna d’estate, dopo il maestrale Me li avevi regalati una notte di dicembre. La prima volta che mi hai baciato, a Viale Trastevere. “Sono buonissimi”, hai detto. E pensare che quella notte, uscita da quel locale, stavo tornando verso casa. Poi è arrivato un tuo messaggio. Ci piaceva quella sensazione di avventura, di non sapere mai come sarebbe finita la nostra giornata, sempre in viaggio verso sensazioni forti io e te. Quella notte mi hai detto, “non pensi che stavolta, sei nelle mani giuste?”. In un tempo sospeso, scandito solo dai nostri lunghi sguardi, non sapevo se fossero giuste o no, ma ero certa che le tue mani erano calde e i tuoi occhi dolci. E la tua bocca desiderava solo la mia. Istantanee magiche. Dopo, quanti bei momenti insieme. Fino al giorno del mio incidente. Già ma tu non sai nulla. Tu sei rimasto a qualche giorno prima, quando ancora ci sentivamo. Buffo, però,fino ad oggi non ci avevo più pensato a quei cioccolatini. Cerco ostinatamente il cd che mi avevi regalato tu, non lo trovo. Cerco meglio, ci deve essere, almeno quello. Chissà, forse sotto ai sedili. Trovo un altro residuo, una giarrettiera rossa, ora capisco la battuta del mio carrozziere, m’imbarazzo di nuovo a pensare cosa gli sarà saltato in mente quando l'ha trovata e mentre l’ha adagiata con cura sul sedile posteriore, ridacchiando. Ora ricordo, l’avevo lasciata in macchina. Era il 5 gennaio. Dopo la cena di lavoro, quella sera, volevo farti una sorpresa in stile burlesque. Questo prima di ricevere il tuo sms. Provo a cercare ancora il tuo cd. Ma niente. Non c’è più, forse è andato perso, sparito senza lasciare tracce. Meglio così, mi aiuterà a pensarti di meno. Non dico a non pensarti, quello no. Ma un po’ meno, ed è già un buon risultato.
Quella notte, era il 6 di Gennaio, mi sono risvegliata improvvisamente addosso ad un muro. Erano le tre. Un colpo di sonno mentre tornavo a casa. Mi ha fatto aprire gli occhi solo il rumore forte dell’air bag e quell’odore di polvere da sparo dopo l’esplosione. Ma tranquillo, io non mi sono fatta nulla. Solo tanta paura. Non ho mai potuto dirtelo, e forse mai lo saprai.
Quella sera mi avevi scritto un sms come un macigno: tu vedevi un’altra. E siccome sei un ragazzo sincero, hai preferito dirmelo. Qualcosa non ha funzionato hai detto, e tu, non eri pronto per una donna importante come me. Hai scritto così. E mi hai assolto da ogni colpa, perché non ero io. Eri tu che avevi bisogno di altre emozioni. Eppure, qualcosa avrò sbagliato pure io. Ma pensavo che se ne potesse parlare oppure dirsi addio, ma non così. Così fa male.Dunque, cambio di piani: niente giarrettiera, dopo la cena di lavoro a cui sono andata con un musetto da gatto imbronciato, sono tornata a casa. Ho fatto finta di nulla, con la testa. Ma forse il mio corpo si è spento un attimo. Ha detto, basta. OFF. E per fortuna che son finita contro un muro e non contro un’altra macchina. Certo è che, da quando ti sei stancato di me, finalmente ho più tempo. Son finite le discussioni al telefono. Finite le spiegazioni da dare “è solo un amico, è un collega. Non essere geloso”. Finalmente, basta cercare risposte alle mille domande che mi facevi, battibeccare di continuo, mordersi con le parole perché tu dicevi “questo è il modo per tenerti vicina a me”. Basta cercare di incastrare gli impegni per riuscire a vederti. Basta provare a fidarmi di te. Basta tornare a casa alle 5 di mattina, aspettarti fino alle due ogni notte e correre da te. Non devo più parlarti di me, degli scrittori che preferisco e perché. Non devo più capirti, con quel tuo pallino dell'ordine, io che amo il caos creativo.Ma avrei tanto voluto raccontarti l’altro giorno, che sono in finale ad un concorso importante con il mio romanzo. Che in tutta Italia, siamo solo in tre. Che il premio è la pubblicazione. E chissà se hai il mio racconto, ancora sul tuo comodino. Vicino alla luce, all'acqua e alle tue gocce per il raffreddore.
Sarò guarita da te, quando non avrò più voglia di raccontarti nulla, ma per questo adesso non ci sono gocce. Non c’è la cura, se non il tempo. E nuove sensazioni che schiaccino quelle provate con te. Torno a casa accolta dal calore della mia stanza lilla. E’ vero, sono buoni quei cioccolatini sopravvissuti, deliziosi come un brindisi alla vita. Me li gusto lentamente mentre prendo la mia giarrettiera rossa e la metto nel cassetto della lingerie. Però, che voglia di vederti ancora.
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