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Cipro e la possibile svolta del Mediterraneo prima parte

Creato il 04 luglio 2012 da Lamiaeconomia
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Cipro e la possibile svolta del Mediterraneo prima parte
Cipro e la possibile svolta del Mediterraneo prima parte

Il primo luglio Nicosia ha assunto la presidenza di turno dell’Ue. Gas, relazioni con la Turchia, politica medio-orientale: l’Europa dovrebbe approfittare di questa occasione per definire un nuovo grande progetto mediterraneo, commenta la politologa statunitense Anne-Marie Slaughter.
A prima vista la crisi dell’euro e il recente giubileo della regina Elisabetta d’Inghilterra non sembrano avere nulla in comune. Tuttavia ci ricordano entrambi l’importanza di una narrativa positiva, essenziale per superare le avversità.
Commentando sulla Bbc la grandiosa parata della flotta sul Tamigi e la sfilata equestre in onore della regina, lo storico Simon Schama ha parlato di “piccole imbarcazioni e grandi idee”, per dire che la monarchia inglese è un ponte tra il passato e il futuro del paese e trascende le bassezze della politica quotidiana. L’eredità dei re e delle regine che si alternano ormai da più di un millennio – il simbolismo eterno delle corone e delle carrozze, e l’incarnazione letterale prima dell’Inghilterra e poi del Regno Unito - unisce tutti i britannici in un destino comune.
I cinici diranno che non c’è niente di nuovo sotto il sole e che tutto questo serve come sempre a distrarre il popolo con panem et circenses. Ma non è così. L’obiettivo delle celebrazioni è quello di ispirare la gente attraverso una narrativa fatta di speranza e buone intenzioni. Possiamo davvero chiedere ai greci, agli spagnoli, ai portoghesi e ad altri popoli di accettare un’austerity che viene loro imposta perché la Germania e altri paesi li considerano pigri e sconsiderati? Questo tipo di approccio è deleterio, perché aumenta il risentimento e le divisioni in un momento in cui sono indispensabili unità e solidarietà.
La Grecia, in particolare, deve trovare il modo di riconciliare il suo passato con il suo futuro, ma non possiede alcun monarca. Culla della più antica democrazia del mondo, ha bisogno di altri simboli di rinnovamento nazionale che non siano scettri e mantelli. È attraverso Omero che quasi tutti i lettori occidentali hanno fatto conoscenza con il mondo del Mediterraneo: le sue isole, le sue rive assolate e i suoi popoli uniti dalla diplomazia, dal commercio, dai matrimoni, dall’olio, dal vino e dalle lunghe navi. Oggi la Grecia potrebbe tornare a essere uno dei pilastri di questo mondo, se solo utilizzasse la crisi che l’ha colpita per modellare un nuovo avvenire.
Questa visione è più realizzabile di quanto si possa pensare. Secondo le ultime stime, i giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale ammontano a più di mille miliardi di metri cubi e basterebbero a soddisfare la domanda mondiale per un anno. A largo delle coste dell’Egeo e del Mar Ionio ci sono altre riserve di gas e petrolio, sufficienti a ribaltare la situazione finanziaria della Grecia e di tutta la regione. Israele e Cipro stanno progettando uno sfruttamento congiunto delle risorse, Grecia e Israele discutono della costruzione di un oleodotto, Turchia e Libano stanno valutando la situazione e l’Egitto si prepara a concedere le licenze di sfruttamento dei giacimenti.
Tuttavia, come sempre, la politica si mette di traverso. Tra tutti i paesi coinvolti esistono conflitti politici o dispute sulle acque territoriali. I turchi dialogano soltanto con la Repubblica di Cipro del nord (che sono gli unici a riconoscere) e minacciano di ostacolare in tutti i modi la collaborazione tra Israele e il governo di Nicosia, protetto dalla Grecia. I ciprioti greci tengono regolarmente in ostaggio l’Ue opponendosi a qualsiasi accordo con la Turchia, come del resto fa il governo di Atene. La Turchia non accetta la presenza di navi cipriote nei suoi porti e ha interrotto il dialogo con Israele dopo che nove cittadini turchi sono stati uccisi a bordo di un’imbarcazione che cercava di forzare il blocco su Gaza. Tra Libano e Israele non esistono relazioni diplomatiche.
Insomma le ricchezze, i posti di lavoro e lo sviluppo di cui potrebbero beneficiare i popoli della regione attraverso uno sfruttamento responsabile dell’energia sono bloccati dalle pretese individuali e dall’ostilità reciproca.
(continua)
Dott. Fabio Troglia
[email protected] 
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