E’ passato più di un anno da quando è uscito “Contro le onde”, terzo album della ventiquattrenne cantautrice pugliese Erica Mou. Ho avuto modo di parlarne qua e là, lasciando commenti entusiastici e passando pure il brano eponimo in una delle puntate del mio programma radio “Out of Time”. Ma, visto che non è mai troppo tardi per parlare o scrivere di “cose belle” e meritevoli, eccomi per un giudizio più dettagliato sull’album e l’artista in questione, dopo che mi sono reso conto che sto ascoltando a getto continuo queste 10 interessanti ed eterogenee canzoni.
Erica, di Bisceglie, è giovanissima quando si affaccia al mondo della musica: il suo talento, la sua vocalità così aperta e particolare, la sua intonazione impeccabile, e soprattutto le sue doti interpretative non passano inosservate e comincia a far presto incetta di riconoscimenti, in un primo momento, locali. Il primo album esce per una piccola etichetta, è ormai praticamente introvabile ma tracce di questo esordio (“Bacio ancora le ferite”, del 2009), targato Auland Edizioni, specializzato più nel jazz, sono state poi inserite nel secondo album ufficiale, intitolato “E’” a partire dal suggestivo brano che ne apriva la scaletta.
I primi tentativi della Musci (questo il suo vero nome) sono già apprezzabili, pur se impregnati da un certo alone jazz che poi abbandonerà per suoni più diretti e immediati. La classe e la raffinatezza delle esecuzioni rimarranno però inalterate nel tempo, divenendo suoi marchi di fabbrica, messe nuovamente a fuoco nel secondo disco, inciso per la prestigiosa Sugar di Caterina Caselli, dopo una felice esperienza nel programma di Red Ronnie. Già nel primo album compariva un rifacimento prestigioso, quello di “Pensiero stupendo” della diva Patty Pravo; qui invece la Mou si confronta con un classico dei Fleetwood Mac, superando egregiamente la prova. Appare anche in una colonna sonora, l’inizio di un’avventura che come vedremo le porterà molta fortuna, mentre un altro brano compare in un’interessante antologia curata dalla rivista Xl, dedicata alle migliori leve degli anni duemila.
I tempi sono maturi per una prova importante. Erica si presenta a Sanremo Giovani, edizione 2012 e, pur non vincendo, fa un figurone seduta con chitarra acustica a presentare la sua “Nella vasca da bagno del tempo”. La canzone, il cui testo un po’ anomalo sul tempo che passa (un po’ inadatto forse a una ragazza di poco più di vent’anni), si aggiudica il Premio della Critica “Mia Martini” e quello “Lunezia” per la sezione Giovani, ma a livello musicale si attira qualche critica negativa per l’omaggio (?) volontario o meno al famoso brano dei Cranberries “Zombie”, nella parte strumentale centrale. Un peccato veniale che non va a incidere sulla sua affermazione che continuerà, seppur in modo graduale l’anno successivo.
A ridosso del nuovo lavoro di studio, collabora con i Perturbazione per un brano che in un primo momento pare poco sulle sue corde, così sfrontato e movimentato, elettronico. Nulla di più sbagliato, alla luce del suo disco che sarebbe uscito solo qualche settimana più tardi. Prodotto da Boosta, abile manipolatore dei suoni dei Subsonica e quotato produttore capace spesso di marchiare a fuoco i suoi lavori conto terzi, il disco “Contro le onde” rafforza la convinzione di trovarci di fronte a un talento davvero unico nel panorama musicale italiano tout court. Gli arrangiamenti come detto risentono notevolmente dell’intervento del produttore in questione. Suoni modernissimi, sfaccettati, taglienti, ritmi ballabili più che languidi e malinconici. Un’evoluzione naturale ma che non sa di stravolgimento: basta soffermarsi sulle melodie e sul modo di cantare della Mou per rendersi conto che nulla è andato perduto, anzi, le intuizioni si sono fatte certezze, le insicurezze e le esitazioni sono scomparse, lasciando spazio a consapevolezza e audacia, in testi molto più buttati in faccia all’ascoltatore come in “Mentre mi baci” o in “Il Ritmo”. Nel singolo apripista “Mettiti la maschera”, introdotto da un pianoforte obliquo e sinuoso, già sono in prima linea le nuove coordinate stilistiche, che ritroviamo confermate nel prosieguo con “Non dormo mai”. Non mancano i momenti introspettivi, dove l’artista denota la dolcezza che l’aveva sempre contraddistinta. “Dove cadono i fulmini”, scelta da Rocco Papaleo per il suo bellissimo secondo film “Una piccola impresa meridionale”, canzone per cui è stata nominata al David di Donatello nella categoria “miglior brano originale” è una vera gemma poetica, così come le intense “Contro le onde” (la mia preferita, tra presente e futuro, tra suoni futuristici e un canto intenso e appassionato) e “Infiltrazioni”, una canzone d’amore vera e propria, romantica e profonda. In generale, lo dico ancora una volta… curiosamente, nell’album si rincorre il tema dello scorrere del tempo, della nostalgia degli anni migliori come nella già citata “Mettiti la maschera” o nella stessa “Infiltrazioni”.
Un album davvero ispirato, un’artista matura e molto poliedrica, che dovrebbe certamente godere di maggior spazio nei network specializzati; in un’epoca troppo appannaggio di fenomeni effimeri o quanto meno discutibili, una cantautrice così dotata come Erica Mou dovrebbe stare nell’elite della musica leggera italiana.