Il prezzo che ci si richiede è fare da cassa di risonanza, da portavoce, da palcoscenico mediatico per le bizzarre, imbarazzanti, teatrali esternazioni di quello che sembra un pazzo ma pazzo non è. Il colonnello Gheddafi ha una sua strategia politica ed economica che ben conosciamo, dai tempi della strage di Lockerbie passando per i missili su Lampedusa e alle più o meno provate complicità con il terrorismo internazionale.
La strategia di Gheddafi è di entrare in Europa come interlocutore privilegiato usando la carta del ricatto unitamente a quella del potere economico. Non a casa il moralizzatore islamico che profetizza la fine della civiltà occidentale contemporaneamente acquista azioni di industrie europee a piene mani. E ricatta l’Europa chiedendo soldi per fermare l’immigrazione clandestina, usando i suoi metodi, a dir poco nazisti, il tutto con la benedizione (e la firma) del nostro Presidente del Consiglio.
Tutto questo deve avere una spiegazione logica ma io non la trovo. Il danno di immagine (e non solo di immagine) per il governo Berlusconi e per l’Italia tutta è incommensurabile. Perché allora il Cavaliere si presta a tutto questo? Si tratta di un errore madornale nel tentativo di riconquistare consensi o siamo davvero alla fine di un regime il che, solitamente, comporta la perdita di contatto con la realtà del dittatore? Il nostro dittatorucolo mediatico è in pieno delirio di onnipotenza? O forse è una fiera ferita e stretta in un angolo e, per questo, più pericolosa che mai?
Luca Craia
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