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Cita-un-libro #ioleggoperché 4

Creato il 08 marzo 2015 da Povna @povna

La settimana scandita dalla citazione dell'”anche no” è partita in salita sin dalla domenica. La ‘povna ha riconosciuto i segni e, in omaggio al motto che si era data, si è messa di buona lena per districare i grovigli, tutti quanti. Le è riuscito abbastanza bene, c’è da dire, mentre i giorni arrancavano, faticosissimi, perché lei (la differenza, sottile e preziosa, che corre tra scegliere di non dire dei no ed essere incapace di pronunciarli) alla bisogna è in grado di trasformarsi in Bartleby con una certa precisione.
Ciò nonostante, arrivata al mercoledì sera, ha avuto davvero il timore che il lungo marzo se ne stesse andando a meretrici, allegramente. E la conferma è arrivata il giovedì, puntualmente, quando la bufera di vento scatenatasi sulla sua regione e parecchi altri impicci l’hanno portata prima a scuola in ritardo sul suo previsto anticipo, poi hanno mandato a schiantare sulla rete di protezione del cortile dove affacciano gli Alieni uno stormo di uccelli (che sono morti, impigliati, tra atroci sofferenze) quindi, per sfuggire all’attacco dei colleghi, è stata nascosta dai suoi due pietosi vicepresidi sotto la scrivania della vicepresidenza (“No, la ‘povna è indisponibile, serve a noi” – hanno risposto a muso duro a chi bussava per cercarla, per poi rivolgersi a lei: “Ora stai qui tranquilla finché non se ne vanno, e poi te ne vai in classe”). Il culmine si è raggiunto il venerdì mattina, quando un malore improvviso del custode FacTotum ha lasciato la ‘povna e tutto il gruppo di chi arriva a scuola all’alba (un totale di circa cinquanta alunni e tre insegnanti) alle sette e mezzo, a barbellare di freddo, davanti a un portone chiuso. L’emergenza (ma dai) l’ha gestita la ‘povna: ha chiamato la segreteria della sede, ha appurato che cosa era successo, ha avuto delle risposte e ha rassicurato gli animi; infine, alle otto, grazie all’arrivo di Argento Vivo, fuori turno, tirata giù dal letto (e mentre Esagono, finalmente accorso, glossava, un po’ sardonico: “E dunque te ne sei dovuta occupare tu dalla piccola città, pure di questo”; “Eh, già, parrebbe…”), allievi e insegnanti sono potuti entrare a scuola.
Ma il vento dell’est del giorno prima (come ben sanno gli inglesi, un vento di cambiamento) aveva iniziato a lavorare sotto traccia. E la ‘povna, novella Mary Poppins, si è accorta subito che il mondo della ragione aveva insensibilmente iniziato a funzionare. Una serie di pastoie burocratiche, dal nulla, si sciolgono tutte insieme (e pure bene, anche); le lezioni con le classi procedono come devono essere; e una riunione annunciata e ineludibile (che aveva costretto persino a saltare la piscina del venerdì la ‘povna e l’Ingegnera Tosta) porta una risposta desiderata in vista degli esami.
La ‘povna trascorre il pomeriggio a liberare la scrivania da carte in sospeso che attendevano diversi nulla osta, e riesce finalmente a fare ciò che più le piace, quando il gioco si fa duro, cioè portarsi avanti. Intanto, tra le Giovani Marmotte il progetto sul Debate Learning Method procede per una china entusiasmante; tra gli Alieni riescono a fare due lezioni davvero divertenti e la modalità “attenzione per la maturità on” sembra essere scattata, finalmente, tra i Merry Men.
La citazione per Cita-un-libro, nell’ambito di #ioleggoperché (che questa settimana si gioca da Aliceland, vincitrice dell’edizione numero tre, con un post-it magnifico), si ispira a questa settimana folle, perché – si chiami leadership condivisa (come avviene tra i suoi uomini del bosco), divisione dei poteri, o corretta amministrazione degli uffici pubblici (ciò che la scuola e i suoi dipendenti dovrebbero sottoscrivere col sangue) – l’intuizione di Montesquieu, per ogni forma di relazione che voglia dirsi democratica, resta fondamentale.

Montesquieu


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