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Con l'aiuto di un energico prete e di un bambino cieco capisce che per vincere il male lo dovrà estirpare alla radice. Per l'amore di sua moglie che non c'è più e per l'amore di sua figlia , la stella polare della sua vita.
Citadel, presentato al Torino Film Festival del 2012, rappresenta l'esordio nel lungometraggio del regista Ciaran Foy a suo dire ispirato a un'aggressione avuta lui stesso quando era più giovane e che gli ha lasciato per un certo periodo di tempo diversi problemi di natura psicologica.
Citadel per lui rappresenta qualcosa a metà tra l'autobiografia e l'horror.
E il secondo horror irlandese che mi capita di vedere in pochi giorni e devo dire di essere abbastanza sorpreso dalla vitalità di un cinema non proprio noto per il genere in questione.
A differenza di Grabbers però, qui l'ambientazione nella periferia di Dublino rappresenta l'inferno in terra e non uno sfondo da poter essere utilizzato per una cartolina.
Tommy vive in un palazzone disumano che ricorda molto quelli di The Raid-Redemption , di The Horde, di Dark water ( versione jappo o americana fa lo stesso) o di Attack the block, un immenso ammasso di porte e finestre tutte uguali .
Dopo l'aggressione ad opera di teppisti senza volto che proprio per questo essere senza volto acquistano valenza demoniaca , la sua psiche deflagra ripiegandosi in un mondo alternativo in cui la realtà e l'immaginazione più che essere contigue collidono fragorosamente.
La sua è una discesa nell'abisso della psicopatologia, lui stesso non riesce a distinguere quello che sta succedendo assalito continuamente dalle sue paranoie e dalle sue fobie.
E anche per lo spettatore è così, le visioni di Tommy e le sue fughe dalla realtà che lo asfissia sono accelerazioni horror violente , ma di violenza soprattutto psicologica, di sangue ce n'è poco.
Anzi praticamente nulla.
Proprio per l'agorafobia che lo blocca in tutti i sensi , distorcendo il suo senso della realtà Tommy sembra la riedizione del protagonista dello Spider cronenberghiano, la riproposizione al maschile della toccante madre protagonista di Kotoko di Tsukamoto mentre il meccanismo filmico ricorda più da vicino quello di Babycall.
La prima parte del film in cui il degrado urbano che circonda il giovane padre è un efficace contraltare a tutto il maelstrom che si agita nella sua testa, è dannatamente efficace perchè si regge su un'ambiguità impossibile da eradicare ( quello che sta succedendo è vero o è semplicemente una proiezione mentale di Tommy?).
Nella seconda parte , quella della lotta ai suoi fantasmi si scivola in binari più tradizionali che coincidono con il tentativo di risalita dall'abisso di Tommy, alla ricerca della sua definitiva catarsi.
Lo sconosciuto, almeno per me, Aneurin Barnard, si rivela una piacevolissima sorpresa per come riesce a dare vita a un personaggio disturbato mentalmente senza sconfinare nella caricatura sopra le righe. Riesce a restituire allo spettatore una sensazione di disagio palpabile.
Una piccola notazione che può darsi non c'entri nulla col film: ma che c'entra l'agorafobia con l'aggressione alla moglie?
Citadel è comunque una piacevolissima sorpresa girata con un budget ridotto all'osso che utilizzando ingredienti noti al limite dello stereotipo ( baby gangs, ambientazione claustrofobica, fotografia virata al blu e al grigio, disturbi mentali) dimostra invece sufficiente personalità.
La domanda è sempre la stessa: perchè loro si e noi no?
( VOTO : 7 + / 10 )
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