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Città del Messico

Da Alxcoghephotographer

 PUBBLICO NEL MIO BLOG IL PRIMO ARTICOLO SCRITTO PER PRISMA NEWS, PERIODICO NAZIONALE D'INFORMAZIONE.
QUESTO ARTICOLO SEGNA L'INIZIO DELLA MIA COLLABORAZIONE PER LA TESTATA GIORNALISTICA ITALIANA. SCRIVERO' ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO SUL MESSICO E SU CITTA' DEL MESSICO IN PARTICOLARE. RINGRAZIO L'AMICO E DIRETTORE RESPONSABILE ALFONSO PALUMBO, PER AVERMI DATO QUESTA MERAVIGLIOSA OPPORTUNITA'.
“Il Messico è il paese surrealista per eccellenza”, Andrè Breton. Capitale cosmopolita. Smog. Bancarelle gastronomiche e venditori ambulanti ovunque. Criminalità. Città in costante movimento e mutamento, mai uguale a sé stessa eppure così fedele alla sua tradizione e cultura da sorprendere. Tutto questo e molto altro, ovviamente, è Città del Messico.
Il mio primo articolo su Prisma News
La capitale messicana è la city più grande al mondo. E l’impatto può essere duro per il visitatore la prima volta. La giungla d’asfalto infatti pullula di gente e di auto in costante movimento. Le molteplici sfaccettature di Mexico City sono al tempo stesso il problema e il fascino di questa città che non conosce mezze misure. E così ci si ritrova da una ordinata piazza all’europea al più sporco marciapiede che si sia mai visto senza quasi rendersene conto. Vie punteggiate di banchetti di tacos si alternano a raffinati ristoranti, scintillanti torri degne della quinta strada a New York convivono con scene che non si vorrebbe vedere, come i bambini davvero troppo piccoli costretti a vestirsi da clown per la strada per poche manciate di pesos.
A proposito di pagliacci: non è raro trovarne a improvvisare veloci spettacolini ai semafori o nei microbus, mezzo molto diffuso da queste parti. E altre attività circensi si possono trovare sulle strade di Mexico City: mangiatori di fuoco, improbabili trapezisti, bravi giocolieri, quasi a voler gridare la natura surrealista della città. E di suggestioni, atmosfere e personaggi surreali questa megalopoli è vestita. E non è un caso che il regista Luis Buñuel, il regista del surreale per antonomasia abbia scelto Città del Messico per vivere (acquisendo anche la cittadinanza) fino al giorno della sua morte.
Città del Messico con occhi di fotografo
Per un fotografo di strada Città del Messico è come un gigantesco Luna Park per un bambino. Città surrealista, come ho scritto, ma anche profondamente razionale nel tenere alta la bandiera della propria identità e cultura. E’ la mexicanidad, l’orgoglio vivo di sentirsi messicani ed elevare a icone nazionali tutti coloro che meritatamente hanno contribuito a far conoscere questo paese nel mondo. E’ il caso di Frida Kahlo, ad esempio.
Preservare la propria identità e cultura passa anche nel difendere la possibilità che tutti se ne possano approvvigionare: il grandissimo numero di musei e gallerie con accesso libero ne sono la conferma. E la fotografia lì non è vista e vissuta come un’arte minore: nella città che ha dato i natali a Manuel Alvarez Bravo sono moltissimi gli spazi dedicati a questo mezzo espressivo. E non è affatto raro imbattersi in installazioni permanenti nelle vie del centro.
Questa città, del resto, fu molto importante per tantissimi fotografi: uno su tutti, Henri Cartier Bresson che qui soggiornò per oltre un anno nel 1934 per poi farvi ritorno nel 1963. Di questi soggiorni ci lasciò dei taccuini rimasti a lungo inediti e, naturalmente, anche fotografie a eterna testimonianza di quanto questa megalopoli abbia esercitato il suo fascino anche sul maestro di tutti i fotoreporter.
Il mio primo articolo su Prisma News
Il fascino della cultura messicana risiede probabilmente anche nel suo atavico fatalismo celato attraverso colori vivaci, spesso accostati in modo bizzarro, come si nota negli elementi architettonici presenti in ogni quartiere. Ma il fatalismo celato o no che sia è parte del retaggio culturale, memore della civiltà preispanica.

Way of living
Il messicano non può essere descritto in maniera troppo semplicistica: esattamente come Città del Messico sono tantissime le sfaccettature che lo caratterizzano. Il saper rilassarsi e godersi la vita (magari alle fiestas) non deve far pensare che non siano persone in grado di essere serie quando la vita lo richiede.
E anche altri luoghi comuni vanno sfatati: se è pur vero che ancora in molti uomini domina una certa componente di machismo, molti passi in avanti sono stati fatti sul fronte della parità tra uomini e donne. E così, ennesima contraddizione, da una parte ci sono autobus solo per donne e bambini al fine di far loro evitare molestie di ogni sorta e dall’altra le nuove generazioni, sempre più istruite rifuggono dagli stereotipi. E nel Distrito Federal sono state legalizzate le unioni gay. Nella Zona Rosa è tutt’altro che raro vedere coppie omosessuali di entrambi i sessi lanciarsi in effusioni per la strada, cosa quasi impensabile in Italia. Nonostante questo i messicani rimangono persone estremamente tradizionaliste, non ci dimentichiamo che parliamo del secondo paese più cattolico al mondo, dopo il Brasile. E infatti, anche le nuove generazioni sono molto legate alla famiglia. Il concetto di famiglia è leggermente diverso dal nostro: per famiglia i messicani non intendono il piccolo nucleo composto da padre, madre e figli ma lo allargano agli zii e ai cugini più prossimi.
La Vergine di Guadalupe è la santa patrona di Città del Messico, un’incarnazione della Madonna dalla pelle scura, apparsa ad un vasaio azteco nel 1531. La Vergine è l’archetipo della madre e al tempo stesso dell’innata spiritualità dei messicani. L’adorazione della Santa arriva al punto da primeggiare nelle preferenze dei fedeli, più di Gesù Cristo. Questo la dice lunga sul particolare approccio alla spiritualità del pueblo che mescola elementi di paganesimo, mai completamente estinto ed ereditato dalle civiltà preispaniche e il cattolicesimo importato dagli spagnoli.
La gastronomia messicana è una delle più rinomate a livello mondiale, e recentemente è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità per UNESCO. In particolare, Città del Messico è la patria degli antojitos che si trovano un po’ dappertutto dalle bancarelle per finire ai ristoranti di lusso, e che comprendono tacos (tortillas con carne cucinata in diversi modi), quesadillas,tortas (panini). A Città del Messico per recarsi da un luogo all’altro spesso si passano ore sui mezzi e quindi la tendenza più diffusa è mangiare per la strada.
Il cuore della città è rappresentato dall’immensa Plaza de la Constitución, meglio conosciuta come Zócalo. Per dimensioni terza soltanto alla Piazza Rossa di Mosca e a Thien An-men a Pechino, il Zócalo è un enorme caleidoscopio di varia umanità: sciamani guaritori, danze indiane, artisti di strada di ogni tipo…
Il Zócalo è spesso teatro di molti eventi culturali e del resto è circondata di musei e dei più significativi monumenti ciudadani.
Città di affascinanti contrasti
Una cosa alla quale non mi abituerò mai è la sporcizia nelle strade. Eccettuate le vie del centro storico, messe un po’ meglio, a volte la sensazione è di trovarsi in una discarica: pneumatici gettati ovunque, spazzatura, cavi elettrici che spuntano dove meno te lo aspetti. Però a volte mi vien da pensare che se Roma o Napoli avessero 20 milioni di abitanti la situazione non sarebbe tanto migliore.
Città del Messico è patrimonio dell’umanità per via dei suoi tanti siti di interesse culturale. Non è questa un’altra grande contraddizione? Questa città la devi assorbire e lasciarti coinvolgere dai suoi forti contrasti, magari anche a piccole dosi, ma facendo attenzione a non provare a pensare che lei si lascerà domare da noi perché correremmo il rischio di farci male. L’orgoglio per la propria identità è forte e radicato in Messico. Alle volte però questo finisce per essere fine a sé stesso e fin troppo retorico. Mi riferisco ai mass media: non è raro vedere citare per un prodotto pubblicitario la parola Mexico.
Le tribù giovanili non mancano ed ecco anche qui gang di emo, metallari e punk. Pensate che esiste un mercato dove i giovanissimi potranno trovare tutto per il loro abbigliamento dalle borchie ai giubbotti di pelle, dalle t-shirt di ogni gruppo esistente sul pianeta agli orecchini. E naturalmente non mancano le bancarelle di cd musicali.
A proposito, il concetto di lotta alla pirateria qui fa un po’ ridere. In ogni strada venditori di cd e dvd vendono i clones, ovvero le copie pirata a prezzi bassissimi. E’ possibile trovare di tutto: dai software più aggiornati ai film ancora nelle sale alle compilations mp3 in cui ci sono discografie intere di cantanti. Tutto è fatto alla luce del sole, e pensare di contrastare tale mercato è impossibile. Li vendono anche nei bus e sui vagoni della metropolitana!
Altra cosa che mi ha colpito è la prostituzione, fatta in pieno centro, in vie adiacenti a quelle più frequentate da chi fa shopping. I clienti non sembrano avere nessun senso di imbarazzo a fermarsi e parlare con le prostitute,anche a piedi.
La polizia è tantissima e presente praticamente ovunque. Alcune volte anche armata fino ai denti. Di fronte a tanto dispiego di uomini ci si può sentire tutelati, ma non sempre è così. Ho sentito anche dire che più che la quantità bisognerebbe pensare alla qualità delle forze dell’ordine. E come dare torto a questo pensiero?
Per concludere…
Città del Messico è una città che ami o che odi. Mezze misure, a mio avviso, non ce ne sono. Megalopoli dalle infinite sfaccettature. Qualcuna ve l’ho raccontata, augurandomi che sia riuscito almeno in parte a raccontarvi qualcosa che vada oltre i luoghi comuni e il già sentito.


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