Magazine Media e Comunicazione

Città digitali e qualche domanda a J.C. De Martin

Creato il 20 giugno 2011 da Giorgiofontana

Città digitali e qualche domanda a J.C. De MartinUna città digitale è il luogo dove vivono dei cittadini diversi, che hanno un approccio diverso con la loro vita, uomini e donne che declinano la vita quotidiana con la qualità della vita, il tempo urbano, lo spazio espanso oltre le strade e una tecnologia non con il termine oppressione e complessità ma con la parola utile.

In un articolo apparso subito dopo i risultati elettorali della amministrative di Maggio, il professor Juan Carlos De Martin del Politecnico di Torino ha scritto un articolo su La Stampa che ha suscitato molte reazioni, quasi fosse atteso da tempo.
Nell’articolo De Martin scrive;

La città digitale è memoria e cultura rese disponibili online: un archivio storico digitale che ricordi a cittadini vecchi e nuovi le radici del loro vivere insieme; biblioteche civiche che si aprono alla Rete; cura di come la città viene rappresentata online, dai siti istituzionali a Wikipedia, da YouTube a Facebook, perché nell’età di Internet quella è l’unica città che la maggior parte del mondo vede. La città digitale è integrazione: con molti nuovi cittadini provenienti da altre culture, la Rete è opportunità di inserimento nella vita della città.

In particolare la città digitale permette che i cittadini accedano al loro patrimonio locale, fatto di cultura, lavoro, stili di vita, parole e relazioni.
Lo spirito di comunità che si è lentamente perso con la globalizzazione, il cui volano è stato Internet, può e deve essere restituito dallo stesso.
Uno degli errori nel progettare una città digitale è quello di partire da una logica nerd.
Credere che tirare cavi o dotare lo spazio  di hotspot wi-fi sia il fine di un progetto di accesso è la stessa logica che sta creando un digital divide culturale invece che un’integrazione tra domanda e offerta.
Il gap tra una città ( e uno stato) analogica ed una città  ( o stato) digitale è prima di tutto culturale.
Il che vuol dire che devono essere i contenuti e la programmazione culturale ad essere privilegiata, devono essere fatta la mappa mentale della città e su di essa sovrapposta  la declinazione digitale e non viceversa.
Devono essere messe al primo posto le persone e non le tecnologie e nessuno deve trovarsi a disagio e sentirsi escluso da quella che è prima di tutto la sua comunità reale.

Il giorno dopo i risultati del voto alle aministrative 2011 ed ai referendum, sono stati molti ad interrogarsi su quale fosse stato il peso della rete rispetto alla televisione per la determinazione della svolta politica.
A Cagliari, a Bologna, a Napoli ma soprattutto a Milano , l’esito delle elezioni hanno decretato anche la svolta della maturità del web come strumento di consenso e di propaganda in un contesto limitato e definito come una città.
Questo ha riportato i temi della città digitale di attualità dopo che alcuni esperimenti a Genova e a Roma avevano sollevato polemiche, mentre a Milano un convegno a fine mese a cui presenzia Boetti, il nuovo vicesindaco, vuole definire una possibile agenda digitale per la città che più è stata sotto i riflettori negli ultimi mesi.

A Juan Carlos De Martin ho posto alcune domande alle quali mi ha gentilmente risposto:

Quale strategia ritieni sia la migliore per iniziare un progetto di Città Digitale a Torino?

Basata su due pilastri e un’azione simbolo:
- Definizione di una Roadmap (o “Agenda”, come si preferisce) che partendo dalla situazione attuale (descritta da dati oggettivi) identifichi un percorso ragionevole per i prossimi 5 anni. Esempio concreto: la Digital Roadmap di NYC. ( Il sito di NYC Digital )
- Attribuzione a una specifica persona di una visibilita’ su tutte le azioni digitali dalla cultura alle infrastrutture, ecc. ecc. Tale persona dovrebbe relazione
al Sindaco, al Consiglio e alla Cittadinanza una volta l’anno, una sorta di discorso sullo Stato della Citta’ Digitale (Neelie Kroes l’ha appena fatto per l’Unione Europea).
Link: La notizia che nuovo sindaco di Chicago (ex braccio destro di Obama) ha nominato CTO, CIO e CDO: La Chief Digital Officer di NYC.
Azione simbolo: open data. Tutti i dati Comunali accessibili liberamente online. Dalle delibere al bilancio, dai dati ambientali, a quelli dei trasporti.

Credi che il colpo di volano debba arrivare dall’Ente comunale oppure da iniziative coordinate ‘laiche’ ?

Le iniziative della societa’ civile sono importanti ma sarebbero molto piu’ efficaci se la Citta’ definisse una roadmap (agenda) in maniera multistakehodler e poi avesse l’impegno a seguirne l’attuazione.

Quali sono le priorità da cui partire perchè la Città Digitale possa essere comunicata in modo efficacie?

Doppio binario. Da una parte uso stato dell’arte di blog, Facebook, Twitter, ecc.  Nativi come i nativi.
Dall’altra azione di coinvolgimento di quell’amplia parte della popolazione (inclusa molta classe dirigente) che non e’ ancora digitale e che, anche se lo fosse, ancora non capisce perche’ il digitale NON e’ come tecnologie precedenti, come l’elettricita’ o la televisione. Purtroppo non basta puntare agli esempi di New York, Chicago, Barcellona, ecc. L’esempio di Pisapia, che ha creato una delega all’Agenda Digitale fa ben sperare ma e’ ancora da riempire di contenuti.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :