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Una donna bella e trascurata, una che non bada all’apparenza, ha perso il comando del mondo conosciuto.
Si crogiola in un’orgogliosa decadenza, che rende triste chi l’ammira ancora.
Ha rughe che le attraversano la faccia come strade, vengono da altri tempi e vanno molto lontano.
I seni floridi sono vulcani spenti, si specchia in laghi sereni e circolari, alza le braccia come obelischi al cielo e nuota con le sue gambe a foce nel mare aperto.
Roma è una sovrapposizione di manifesti elettorali, se strappi un lembo sulla faccia di qualche candidato, da sotto sbuca uno sguardo differente, e non si capiscono più i suoi connotati.
Meno che mai il pensiero. Roma ha più personalità, gli antichi rioni e i nuovi mutevolissimi quartieri. Languida donna all’alba, si fa rossa al tramonto come una verginella.
Santa e volgare, conservatrice e multiculturale, a volte è una barbona che quasi non si accorge di essere viva. Ha sacchi di condomìni fatti di spazzatura, li mette in fila nella pioggia battente, sopra chilometri di sampietrini scivolosi. Ma, ecco sbucare l’anima ruggente, si sceglie un selcio e lo scaglia sulle finestre accese, quando è davanti ai palazzi del potere.
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Testi di Francesca Perinelli
Fotografia di Luigi Scuderi