Romana, sessantotto anni, drammaturga e agente teatrale, Antonia Brancati solo di recente ha "riscoperto" la terra d'origine del padre. Papà siciliano, mamma triestina, Antonia si è considerata sempre una "cittadina del mondo". «Con gli anni - ha dichiarato Antonia, ricevendo dalle mani del sindaco la pergamena commemorativa - posso affermare che si diventa cittadini migliori nel mondo se si hanno delle radici. Il mio ritorno a Pachino è nato proprio dal desiderio di riscoprire le mie radici. Considero la cittadinanza che mi è stata conferita come un segno di amore, onore e rispetto dei pachinesi nei confronti di mio padre».
«Abbiamo fortemente voluto che la prima cittadinanza onoraria in oltre duecento cinquanta anni storia della nostra città fosse conferita alla figlia del nostro cittadino più illustre, Vitaliano Brancati – ha dichiarato il sindaco di Pachino Roberto Bruno – per rafforzare sempre più il legame con la sua città natale».
A valorizzare il legame tra lo scrittore e la sua terra è stato il lavoro svolto dall'Associazione culturale "Vitaliano Brancati" e dal suo presidente Giovanni Firera. «La cittadinanza onoraria ad Antonia - ha spiegato Firera - è solo l'ultimo atto in ordine di tempo di un lavoro avviato nel 2004 per trarre fuori dall'oblio la figura e l'opera del celebre scrittore con la posa di una targa commemorativa nella sua casa natale, l'organizzazione di un Premio giornalistico internazionale in suo onore, e di recente con la realizzazione di un itinerario brancatiano e di altre iniziative. Alle quali l'attuale amministrazione, con l'assessore alla Cultura Gisella Calì in testa, hanno dato una spinta decisiva».
Da sin. G. Calì. A. Brancati, G. Firera, R. Bruno e G. Oliva
Ospite d'eccezione lo scrittore e storico torinese Gianni Oliva, vincitore del Premio "Brancati" nel 2011. Oliva, nel suo intervento, ha ribadito l'importanza della memoria e della cultura per l'identità di un territorio e il filo rosso che, attraverso Brancati, lega Pachino a Torino, dove lo scrittore siciliano morì nel 1954. «Vengo da una città che nell'immaginario collettivo è stata sinonimo di industrie, di fabbriche e di automobili, con tanto grigio e tanto fumo - ha affermato - Grazie alla cultura siamo riusciti a restituire a Torino l'immagine di una bellezza fondata sull'arte, sui libri e sulla sua storia. Brancati? uno scrittore "scomodo" per aver trattato temi tabù quali l'omosessualità, l'impotenza e l'erotismo. Per questo non ha avuto la fortuna che meritava. Ritengo dunque importante attivare degli scambi culturali tra Pachino e la città della Mole».Non a caso tra i progetti in cantiere dell'Associazione "Brancati" e l'Amministrazione comunale figurano anche la messa in scena dei capolavori brancatiani, Il bell'Antonio e La governante», in alcuni prestigiosi teatri torinesi, l'organizzazione di incontri e seminari per gli studenti e in collaborazione con il Salone del Libro di Torino.
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