Una notizia clamorosa è stata pubblicata ieri in Iran dall’agenzia YJC. Secondo quanto riportato dall’agenzia il Parlamentare iraniano Javad Karimi Quddoosi – membro della potente Commissione Sicurezza Nazionale e Politica Estera del Majles – ha dichiarato che in Siria combattono centinaia di battaglioni arrivati dall’Iran e che, dietro ogni vittoria di Assad e al fianco di ogni comandante siriano, ci sono in realtà i Pasdaran iraniani che agiscono “dietro le scene”. La notizia, in breve, ha fatto il giro del mondo ed ha costretto le stesse Guardie Rivoluzionarie a reagire.
La clamorosa dichiarazione del Parlamentare iraniano Javad Karimi Ghodousi
Questa mattina, infatti, molti siti iraniani hanno pubblicato la smentita dei Pasdaran, arrivata direttamente per bocca di Ramezan Sharif, il capo dell’Ufficio Relazioni Pubbliche delle Guardie Rivoluzionarie. Sharif, ormai disperato, ha reiterato il solito mantra che arriva dall’Iran, ovvero di una presenza meramente di consiglieri delle forze iraniane in Siria. Il fine di questa presenza, secondo Sharif, sarebbe unicamente quello di trasferire alle forze di Assad la conoscenza e l’esperienza militare della Repubblica Islamica. Peccato che, nelle stesse ore, una nuova notizia arrivava dalla Siria, smentendo nuovamente il rappresentante dei Pasdaran.
La reazione delle Guardie Rivoluzionarie
Un altro comandante dei Pasdaran, l’ennesimo, è stato ucciso in Siria mentre combatteva contro i ribelli. Si tratta del Generale Mohammad Jamali Zadeh, ucciso “mentre difendeva la Moschea Sayadda Zainab di Damasco, luogo sacro dell’Islam sciita dedicato alla terzogenita dell’Imam Ali (cugino e genero del profeta Maometto). Jamal Zadeh aveva combattuto nella guerra tra Iran e Iraq ed era passato successivamente nella Forza Quds, l’unità speciale dei Pasdaran incaricata dell’esportazione della rivoluzione khomeinista all’estero.
La notizia, in farsi, della morte in Siria del Comandante Pasdaran Mohammad Jamali Zadeh
Nel frattempo ieri in Iran si sono svolte le manifestazioni in ricordo della “crisi degli ostaggi”, ovvero della presa dell’ambasciata americana in Iran con 52 diplomatici americani costretti a rimanere nelle mani dei fondamentalisti iraniani per oltre un anno. Tra i terroristi, lo ricordiamo, c’era anche l’ex Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Durante le dimostrazioni – in cui si è fatto largo uso dello slogan “Morte all’America” – è sfilato tra le strada un necrologio del Presidente americano Barack Obama. Causa di morte, secondo l’autore del necrologio, sarebbe stata la “paura dell’espansione della Rivolzione Islamica”.
Così, mentre la Comunità Internazionale tende la mano all’Iran, a Teheran hanno già ben chiaro il reale fine ultimo del “negoziato di pace”…
Il necrologio del Presidente americano Barack Obama apparso ieri in Iran