Il nostro dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere un partito rivoluzionario erede del grandioso PCd’I. Un partito che ha conosciuto la clandestinità non può temere la censura mediatica, ma certamente la deve combattere con tutti i mezzi a disposizione. La censura mediatica è evidente e diventa “ignobile” principalmente sui media di “sinistra” (Annozero, Ballarò, Repubblica.it). Maggior spazio ci è concesso sui media di destra. Uno spazio minimo che però ci viene concesso unicamente in ottica anti Partito Democratico. Il che dimostra l’assenza libertà di stampa.
La manipolazione dei sondaggi
Non dobbiamo cadere dalle nuvole: Idv, Sel ed altri sono la sinistra utile al sistema, all’Europa, al capitale. Spesso lo è anche il nostro partito. Ma quella piccola parte rivoluzionaria ancora intrinseca nella nostra struttura spaventa i potenti, li spaventa così tanto da operare la censura.
Emblematici i casi ad esempio di Milano e Napoli in quest’ultima tornata elettorale.
A Milano abbiamo portato alla vittoria il compagno Pisapia, da noi subito sostenuto. Repubblica.it ometteva la nostra lista e dava spazio alla lista borghese di Milly Moratti che non è andata oltre 1%.
A Napoli grazie al nostro appoggio in prima linea con De Magistris, abbiamo, prima sconfitto l’esponente del PD e poi quello del PDL: abbiamo una grande occasione per rivoluzionare Napoli con una giunta di sinistra senza PD e SEL, con Sodano (PRC) vicesindaco. La Federazione della Sinistra ha più consiglieri del PD, ma per i media non esistiamo.
L’autocritica e l’anti Federazione della Sinistra
La verità: noi siamo complici di questo silenzio mediatico.
La FdS doveva essere un soggetto per unire, ma tutt’ora si è fermato ad un cartello elettorale, sconosciuto ai tanti, formato principalmente dal Prc - PdCI.
I soli iscritti alla FdS si contano sulle mani, si sono moltiplicate le sigle, cancellando la parola “comunista”.
Rifondazione Comunista + Comunisti italiani = Federazione della Sinistra
Giovani Comunisti + FgComunistiItaliani = Alternativa Ribelle
Non abbiamo un leader, ma diversi leader riciclati: tutti ex ministri (Ferrero – Diliberto - Salvi). Il portavoce della FdS, Rossi, è un ectoplasma messo lì ad arte, come tutta la FdS.
A distanza di due anni in molti territori non è nata la FdS.
In alcune città i partiti aderenti alla FdS si presentano separati,
in altre città la FdS è per lo più un cartello elettorale tra Prc e PdCI e
in altre realtà per fortuna la FdS è nata, seppur tra difficoltà.
L’ultima scissione, seppur inesistente nei numeri, di Rifondazione (quella dell’Ernesto denominata “la scissione del pianerottolo”) ha nuovamente dimostrato l’inesistenza del progetto della Federazione.
In un contesto del genere, i litigi interni tra prc e prc/ pdci sono costanti, i nostri leader a volte parlano a nome di Rifondazione o di Federazione della Sinistra e il radicamento territoriale è in calo, come i voti. E’ davvero allucinante la censura a cui siamo sottoposti? SI, è allucinante. Ma noi gli rendiamo la partita troppo facile.
Radicamento, Formazione e Comunicazione 2.0
Presupponendo che, un progetto che non decolla (FdS) a due anni dalla nascita va, o annientato o per lo meno totalmente ripensato, vi pongo all’attenzione una realtà sui social network.
La pagina su FB di Rifondazione Comunista ha più seguito della pagina della FdS. Mentre la prima è aggiornata molte volte al giorno, quella della FdS è abbandonata a se stessa con qualche aggiornamento al mese. Evitando qualsiasi altro riferimento al cartello elettorale, ripropongo per l’ennesima volta la proposta al mio (ex) partito, senza entrare nel dettaglio.
Se i media ci oscurano tocca a noi radicare la nostra comunicazione.
Sul territorio e sui nuovi mezzi di comunicazione, ad esempio i Social Network.
Il radicamento territoriale è la prima cosa, purtroppo viviamo in un partito in cui esplicitamente alcuni illustri dirigenti pensano che sia più importante pagare i burocrati, che non salvare le sedi. L’obiettivo primario è tornare alle vecchie Case del Popolo ed avere sedi in ogni territorio, in ogni quartiere.
Nel frattempo utilizzare tutti gli strumenti gratuiti e di massa a partire dalla rete.
Il potenziamento e la vera organizzazione partitica sui media 2.0 per informare al nostro esterno le nostre denuncie e rendere accattivanti le nostre proposte per il paese.
La spontaneità e la mancanza di un’organizzazione nazionale disperde il tanto lavoro dei militanti che, fin’ora, hanno dato maggior visibilità ad un progetto mediaticamente assente tramite blog, profili sui social network, banner, web tv, ecc. E’ utile e necessario un’identità, un immaginario ed un’organizzazione comune sulla comunicazione. Impartire la meritocrazia, creare una modalità di aggressione mediatica e nel più breve tempo possibile costruire un gruppo di lavoro che crei formazione. Con dei semplici tutorial, noi giovani in poche ore possiamo dare vita ad un pianeta semideserto.
Non c’è più tempo da perdere. Radicamento, rinnovamento e comunicazione 2.0
Andrea Salutari - Coordinatore provinciale Giovani Comunisti Torino 2.0