Se si cerca Tiffany su internet non se ne esce più: Un anello da Tiffany, Un regalo da Tiffany, Domeniche da Tiffany, Un diamante da Tiffany, Vacanze da Tiffany… tutto per emulare, alludere, scimmiottare, o semplicemente seguire la scia di quella indimenticabile Colazione. Ma questa è tutta un’altra storia: quella di Clara e Mr.Tiffany.
Le lampade icona dello stile liberty, realizzate a cavallo fra la fine dell’’800 e il primo decennio del ‘900, capolavori di arte applicata, sono state da sempre attribuite alla mano di Luis Comfort Tiffany, artista geniale ed erede della Tiffany & Company. In realtà, una mostra tenutasi a New York nel 2007 ha corretto il tiro e con un attento lavoro di ricerca ha dimostrato il ruolo fondamentale svolto da Clara Driscoll e dalle sue Tiffany Girls. Clara Driscoll, che era a capo di uno dei reparti chiave della Tiffany Glass & Decorating Company, è stata la vera ideatrice di molte delle più celebri lampade Tiffany. Insomma, era lei il genio della lampada.
Al tempo stesso Clara conduce una vita perbene in una pensione abitata da borghesi bigotti ed artisti tacitamente omosessuali, uniti però dal fascino per le progressive innovazioni della tecnica come l’elettricità e le biciclette, i grattacieli, i tram e la metropolitana. E mentre le Esposizioni Universali dove Tiffany spedisce il frutto delle fatiche di Clara e delle sue ragazze sono l’argomento sulla bocca di tutti, né lei né tanto meno le sue dipendenti potranno mai esserci: troppo lontane e costose per loro. Ma questo non allontana Clara dalle sue passioni, come le poesie di Walt Whitman, che danno voce a New York e alle sue folle che voce non hanno, mentre quelle di Emily Dickinson scandiscono la sua vita privata, le sue perdite e le sue ispirazioni.Il vetro è un materiale straordinario, capace di imitare la delicatezza di un petalo o le ruvide venature montane e di ricreare l’illusione delle fragili ali di una libellula o la superficie mobile di un fiume.
Clara è un’artista perché sa vedere la bellezza e la poesia ovunque e in particolare nella natura: guarda al mondo con le lenti speciali del suo lavoro con il vetro e applica la tecnica inventata da Tiffany alle lampade, ideando creazioni sempre più complesse e suggestive. La Vreeland ci guida dietro le quinte di questo mondo fatato e difficile, condividendo lo sguardo stupito ed affascinato di Clara di fronte alla maestria dei soffiatori di vetro e ricreando il suo processo ideativo, la scomposizione in frammenti di un’immagine naturale per adattarla ad un paralume.
E come Whitman cantava “Credo che una foglia d’erba non sia da meno del lavoro quotidiano compiuto dagli astri”, così Clara canta l’umile bellezza dei fiori e delle libellule con le sue lampade.
La Vreeland bilancia abilmente le tante suggestioni, riuscendo a sfuggire, quasi sempre, alla semplice elencazione dei fatti del secolo. Si sofferma invece realisticamente sui moti dell’animo di una donna semplice e pragmatica che però aveva il sacro fuoco dell’arte nelle vene. Clara Driscoll con il suo occhio unico per il colore e per il talento rimane impressa nella memoria del lettore, assieme ai tanti personaggi che le sfilano accanto, a cominciare proprio da quel Luis Comfort Tiffany che era fedele a un solo credo: “La bellezza è il dono supremo che la natura ha profuso su di noi”.