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Clara and Mr.Tiffanydi Susan Vreeland

Creato il 04 giugno 2013 da Tiziana Zita @Cletterarie

claraSe si cerca Tiffany su internet non se ne esce più: Un anello da Tiffany, Un regalo da Tiffany, Domeniche da Tiffany, Un diamante da Tiffany, Vacanze da Tiffany… tutto per emulare, alludere, scimmiottare, o semplicemente seguire la scia di quella indimenticabile Colazione. Ma questa è tutta un’altra storia: quella di Clara e Mr.Tiffany.
Le lampade icona dello stile liberty, realizzate a cavallo fra la fine dell’’800 e il primo decennio del ‘900, capolavori di arte applicata, sono state da sempre attribuite alla mano di Luis Comfort Tiffany, artista geniale ed erede della Tiffany & Company. In realtà, una mostra tenutasi a New York nel 2007 ha corretto il tiro e con un attento lavoro di ricerca ha dimostrato il ruolo fondamentale svolto da Clara Driscoll e dalle sue Tiffany Girls. Clara Driscoll, che era a capo di uno dei reparti chiave della Tiffany Glass & Decorating Company, è stata la vera ideatrice di molte delle più celebri lampade Tiffany. Insomma, era lei il genio della lampada. 

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Ed è proprio la mostra che ha attirato l’attenzione di Susan Vreeland, autrice che già ne La passione di Artemisia aveva restituito ad un’artista donna, la pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, la sua posizione centrale in un panorama artistico e sociale in prevalenza maschile. La Vreeland ha così approfondito la storia di Clara Driscoll, raccontandola nel suo ultimo, godi-bilissimo romanzo Una ragazza da Tiffany (titolo originale Clara and Mr. Tiffany ) che segue le vicende di Clara a partire dal 1892, quando, rimasta vedova, fa ritorno al lavoro. La politica di Tiffany, uomo devoto delle arti e convinto sostenitore della maggiore sensibilità della mano femminile nella realizzazione di vetrate e mosaici, stabiliva infatti che le sue dipendenti dovessero essere nubili. Clara torna quindi al laboratorio con più energia e devozione che mai per il suo mentore, ma la tentazione dell’amore la seguirà per tutto l’arco temporale del romanzo, fino cioè al 1909, anno in cui si risposa. Più di dieci anni di arte e vita quotidiana, raccontati con grande perizia dalla Vreeland che riesce, non solo a dar vita ad un personaggio umanamente diviso fra passione per il lavoro e passione amorosa, passato vittoriano e futuro emancipato, ma anche e soprattutto ad un’epoca e ad una città: New York.

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Clara attraversa tutte le contraddizioni di quella fase di transizione fra diciannovesimo e ventesimo secolo, tanto nel privato quanto sul lavoro, e lo fa nel cuore pulsante della metropoli. Tramite lei il lettore fa conoscenza con le sue dipendenti, molte delle quali immigrate e con vicende tormentate alle spalle che gettano improvvisi sprazzi di verità sulla penombra che lambisce l’isola di Manhattan e le opulenti ville sulla Fifth Avenue. La rappresentazione della condizione minoritaria delle lavoratrici, escluse dai sindacati che le guardavano con sospetto e le avversavano per privilegiare i loro iscritti uomini, si unisce così a quella della brama di elevazione e riscatto degli strati più poveri e disagiati.
Al tempo stesso Clara conduce una vita perbene in una pensione abitata da borghesi bigotti ed artisti tacitamente omosessuali, uniti però dal fascino per le progressive innovazioni della tecnica come l’elettricità e le biciclette, i grattacieli, i tram e la metropolitana. E mentre le Esposizioni Universali dove Tiffany spedisce il frutto delle fatiche di Clara e delle sue ragazze sono l’argomento sulla bocca di tutti, né lei né tanto meno le sue dipendenti potranno mai esserci: troppo lontane e costose per loro. Ma questo non allontana Clara dalle sue passioni, come le poesie di Walt Whitman, che danno voce a New York e alle sue folle che voce non hanno, mentre quelle di Emily Dickinson scandiscono la sua vita privata, le sue perdite e le sue ispirazioni.

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Il vetro è un materiale straordinario, capace di imitare la delicatezza di un petalo o le ruvide venature montane e di ricreare l’illusione delle fragili ali di una libellula o la superficie mobile di un fiume.
Clara è un’artista perché sa vedere la bellezza e la poesia ovunque e in particolare nella natura: guarda al mondo con le lenti speciali del suo lavoro con il vetro e applica la tecnica inventata da Tiffany alle lampade, ideando creazioni sempre più complesse e suggestive. La Vreeland ci guida dietro le quinte di questo mondo fatato e difficile, condividendo lo sguardo stupito ed affascinato di Clara di fronte alla maestria dei soffiatori di vetro e ricreando il suo processo ideativo, la scomposizione in frammenti di un’immagine naturale per adattarla ad un paralume.
E come Whitman cantava “Credo che una foglia d’erba non sia da meno del lavoro quotidiano compiuto dagli astri”, così Clara canta l’umile bellezza dei fiori e delle libellule con le sue lampade.

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La Vreeland bilancia abilmente le tante suggestioni, riuscendo a sfuggire, quasi sempre, alla semplice elencazione dei fatti del secolo. Si sofferma invece realisticamente sui moti dell’animo di una donna semplice e pragmatica che però aveva il sacro fuoco dell’arte nelle vene. Clara Driscoll con il suo occhio unico per il colore e per il talento rimane impressa nella memoria del lettore, assieme ai tanti personaggi che le sfilano accanto, a cominciare proprio da quel Luis Comfort Tiffany che era fedele a un solo credo: “La bellezza è il dono supremo che la natura ha profuso su di noi”.


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