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CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Creato il 05 febbraio 2014 da Anncleire @anncleire

CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Eccoci qua con il riassunto del primo mese di lettura, in cui i partecipanti hanno deciso di leggere un classico, che come ripeto per me rientra nella classificazione qualsiasi libro (romanzo, raccolta di racconti o opera teatrale) pubblicato almeno 30anni fa! Ricordo anche che questa è una challenge, una sfida annuale, e non si vince niente, anche se ho in mente una sorpresina finale per dicembre (hehe) ma vuole solo invitare alla riscoperta della nostra letteratura e invogliare a prendere in mano libri che altrimenti sarebbero accantonati nelle librerie a prendere polvere. È facile esclamare “I classici sono noiosi!”, credo che, come in tutte le cose, ci sono libri adatti per tutti. Bisogna avere la pazienza di scegliere il nostro libro ideale. Come quando si va a fare shopping. Magari trovi un vestito che ti piace, poi te lo provi e ti sta malissimo, ti mette in evidenza i fianchi larghi e le cosce grosse. Poi invece scovi l’ultimo abito in esposizione, quello che non si caga nessuno perché fuori stagione, te lo misuri e scopri che ti sta a pennello e ti risalta la scollatura, che anche il commesso maschio super figo inizia a fissarti con un po’ di bava. Bisogna provare. Non si può urlare “A me non piace leggere!”, non hai ancora trovato il libro che fa per te.

Non tutti i partecipanti sono riusciti a leggere un libro questo mese, poco importa. Magari c’è qualcuno che l’ha pure letto ma non ha voluto/potuto inviarmi il proprio parere. Non fa niente. Vorrei solo dirvi di non arrendervi e di continuare a leggere.

Poi questa è la prima Challenge che organizzo. Ho creato una pagina apposita per la “CLASSIC READ CHALLENGE” dove trovate anche il regolamento che terrò aggiornata con i nomi dei partecipanti, i vari post riassuntivi e i libri letti da ognuno… così giusto per stare informati. Tutto senza impegno perché come dicevo prima l’importante è leggere e divertirsi. Se si ha bisogno di conforto psicologico potete sempre twittare con l’hashtag #PABCRC. Ho provato a cercare i tweet del mese di gennaio ma francamente non ne ho trovati, se non quelli di @Kiadalpi che comunque non ho capito se ha finito di leggere o meno di leggere il suo libro. Mi trovate sempre su Twitter & sulla pagina FB per qualsiasi domanda, o per mail of course!

Bene ma passiamo al recap… Buona lettura guys!

 

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KARENZI

 

CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa

Trama:

Don Fabrizio, principe di Salina, all’arrivo dei Garibaldini, sente inevitabile il declino e la rovina della sua classe. Approva il matrimonio del nipote Tancredi, senza più risorse economiche, con la figlia, che porta con sé una ricca dote, di Calogero Sedara, un astuto borghese. Don Fabrizio rifiuta però il seggio al Senato che gli viene offerto, ormai disincantato e pessimista sulla possibile sopravvivenza di una civiltà in decadenza e propone al suo posto proprio il borghese Calogero Sedara.

 

Il commento di @KarenZi

E’ davvero strano leggere un classico e scoprire quanto ancora sia attuale. Attraverso gli occhi di Don Fabrizio assistiamo alla decadenza della classe sociale a cui appartiene, alla rassegnazione della sua terra, tanto grandiosa quanto pigra, contenta di rimaner seduta a guardar sfilare discendenti che hanno perso il ricordo della propria origine. Intelligente e cinico, è consapevole che quella furia di cambiamento che sembra diffondersi in lungo e in largo in seguito all’Unità d’Italia non ha alcuna speranza di metter radici nella sua Trinacria, dal momento che i suoi abitanti “non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla”.  E l’orgoglio regna sovrano: “Venghino  per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perchè noi siamo gli dèi.”

Emblematica risulta quindi la domanda del Principe: ”Crede davvero Lei, Chevalley, di essere il primo a sperare di incanalare la Sicilia nel flusso della storia universale?”.

Il romanzo rappresenta quindi l’espressione dell’immutabilità perentoria, dell’impossibilità di un reale cambiamento e di un miglioramento delle condizioni della Sicilia, ben rivelate dalle parole di Tancredi: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Simbolica è, perciò, la figura di questo caro nipote, che “aveva davanti a sé un grande avvenire; egli avrebbe potuto essere l’alfiere di un contrattacco che la nobiltà, sotto mutate forme, poteva portare contro il nuovo ordine politico.”

Splendidi sono lo stile e la potenza del linguaggio  tanto che possiamo immaginare di correre da una stanza all’altra di casa Salina, mentre i passi rimbombano negli ambienti sfarzosi, ed indugiare, poi, affaticati, all’ombra di un albero ammirando quella terra arsa dal sole e dalla siccità, “spossata da una vana attesa della pioggia”. Ed è un attimo e ci lasciamo avvolgere dai rumori e dai profumi descritti e trasportare ad un altro luogo ed a un altro tempo, che a ben guardare è rimasto tale ancora oggi.

Un romanzo bellissimo, che va letto senza fretta, assaporando le parole e attardandosi nelle immagini da esse evocate.

 

Citazioni da ricordare:

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”

“Non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla”

“Venghino  per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perchè noi siamo gli dèi.” 

“Perché mai Dio voleva che nessuno morisse con la propria faccia?…si muore con una maschera sul volto; anche i giovani”

"Diceva Don Fabrizio: ogni volta che si incontra un parente s’incontra una spina"

 

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KIKKASOLE

 

CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry

Trama:

Un aviatore è costretto da un guasto ad atterrare in pieno deserto: sabbia, solitudine e, sopra il suo capo, le stelle… Ma a tratto, una voce: “Mi disegni, per favore, una pecora?”. Di dove viene? Chi parla? Cosa significa quella domanda strana? È un ragazzino, il Piccolo Principe, che ha abbandonato il piccolo pianeta in cui viveva e vaga per gli spazi. E che racconta i suoi viaggi. 

 

Il commento di @Kikkasole:

Il libro per il mese di gennaio è stato “Il Piccolo Principe” (lo so lo so è vergognoso averlo letto solo ora e non moooolto prima, ma con un sorriso abbozzo e dico meglio tardi che mai giusto?)

Il libro è uno stupendo scrigno dove il tesoro contenuto sono le perle di saggezza, ma….Io non riesco ad andare oltre questo, forse è colpa del periodo che sto vivendo, forse letto in un momento di maggiore serenità emotiva avrebbe avuto un impatto più intenso, più forte…. O forse no.

Almeno una volta tutti nella vita devono leggere “Il Piccolo Principe” , e prendere contatto con il bambino che ci abita dentro. Tutti nella vita almeno una volta dobbiamo disegnare un serpente che digerisce un elefante!

Ne ha parlato sul suo blog “Testa e piedi tra le pagine dei libri” qui.

 

Citazioni da ricordare:

Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.

Non c’è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti coi grandi.

Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo… Il paese delle lacrime è così misterioso.

«Mi domando», disse, «se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua. Guarda il mio pianeta, è proprio sopra di noi… Ma come è lontano!»

«Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano…»

«Non lo trovano», risposi.

«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua…»

«Certo», risposi.

E il piccolo principe soggiunse: «Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore».

«I bambini capiscono».

 

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MIRYA

 

CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Ultime Lettere a Jacopo Ortis di Ugo Foscolo

Trama:

Un romanzo epistolare a carattere biografico composto dalle lettere che il giovane Jacopo Ortis, morto suicida, invia negli ultimi tempi della sua vita, a un amico, Lorenzo Alderani. Questi le pubblica, aggiungendo alcuni collegamenti narrativi e descrive, alla fine, la tragica morte del protagonista. Considerato uno dei capolavori del Foscolo, è allo stesso tempo anche un romanzo autobiografico per il fatto che Jacopo, il protagonista, riproduce spesso l’essenza e il carattere dell’autore: infatti è ardente, appassionato, facile all’ira e impulsivo; ma è anche tenero, attento, sensibile e capace di compassione. Nelle sue lettere confluiscono i suoi amori infelici, le sue esperienze politiche e la fine tragica di tutti gli ideali che erano la sua unica ragione di vita.

Il commento di @Mirya_76

Ogni tanto, lo dicevo qualche giorno fa su facebook, ogni tanto devo rileggere l’Ortis perché ho bisogno di calarmi in quel tipo di sensibilità – quella che oggi definirei adolescenziale. Che altrimenti, tra età non proprio da ragazzina e un certo pragmatismo connaturato, finisco per prendere senza volere le distanze da tutto ciò che non appartiene al nostro secolo di sarcasmo e sfiducia, mentre un classico va contestualizzato nel suo mondo, nella sua umanità.

L’Ortis mi aiuta in questo: l’ho letto la prima volta da ragazza e mi ha emozionato molto, mi sono appassionata al dolore e all’amore del protagonista; oggi, da adulta, mi viene da prenderlo per un orecchio e mandarlo a lavorare, così che abbia meno tempo per farsi tutti i suoi viaggi mentali.

Ma non devo leggerlo da adulta, devo leggerlo da adolescente: la delusione immensa prima politica che amorosa, il suicidio di Jacopo sono prodotti del suo tempo, di un’umanità diversa dalla nostra, dove il parossismo dei sentimenti è qualcosa su cui oggi, se non stiamo attenti, finiamo per sorridere un po’ ebeti.

Ogni tanto penso, rileggendo i classici, che anche l’umanità stia diventando vecchia – che tutti quei sentimenti spudorati oggi non ci siano perché nasciamo già molto più smaliziati. Non mi dispiace, devo dire la verità: trovo che le emozioni più sincere siano quelle sfumate, indefinibili, sussurrate, non quelle gridate. E l’Ortis grida, dall’inizio alla fine, soprattutto nella Lettera da Ventimiglia: “Tutte le nazioni hanno le loro età. Oggi sono tiranne per maturare la propria schiavitù di domani: e quei che pagavano dianzi vilmente il tributo, lo imporranno un giorno col ferro e col fuoco. La Terra è una foresta di belve. La fame, i diluvj, e la peste sono ne’ provvedimenti della Natura come la sterilità di un campo che prepara l’abbondanza per l’anno vegnente: e chi sa? fors’anche le sciagure di questo globo apparecchiano la prosperità di un altro.”

 

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IO

 

 

CLASSIC READ CHALLENGE: Gennaio

Il lupo della steppa di Herman Hesse

Trama:

È il poetico autoritratto di un uomo che sente di essere metà umano e metà lupo. Questa storia magica e simile al Faust è la prova della ricerca filosofica e dallo straordinario senso di umanità di Hesse, che racconta dell’umanizzazione di un misantropo di mezza età. Ma questo romanzo potrebbe essere visto come la scusa per un rigoroso auto esame e un indice dell’ipocrisia intellettuale del periodo. Come Hesse rimarca “Di tutti i miei libri “Il lupo della steppa” è quello che è stato più spesso e più violentemente non compreso”.

 

Il commento di @Anncleire

Herman Hesse è un autore che approccio sempre con cautela, senza grosse aspettative e che finisce sempre per sorprendermi. Lo ha fatto con “Siddartha”, lo ha ripetuto con il “Demian” e lo ha confermato con “Il lupo della steppa”. Niente paranormale ma il quadro maturo e consapevole di un uomo con la mentalità di vecchia generazione ancorato in un mondo borghese che tenta i tutti i modi di raggiungere la modernità. Hesse d’altronde è un maestro nel mettere in dubbio tutto, scardinare qualsiasi convinzione, aggiungere un pizzico di magia e alla fine sorprendere con la verità, semplice quanto sconvolgente che “i pazzi hanno più verità tra le mani di qualunque altro uomo”. Lo aveva affermato anche Nietzsche, con il pazzo che con il lanternino cerca Dio in mezzo ad un mercato affollato. Haller è un uomo che vive in solitudine e cerca di aggrapparsi alle sue convinzioni e ai suoi modi di fare, uscendone come un “solitario lupo di mare”. Questo dovrebbe essere l’atto di accusa di Hesse agli uomini del suo tempo con il loro frettoloso andirivieni, anteponendo il bicchiere di vino bevuto all’osteria, contro le false pretese di un’orchestra che rifugge i canoni con la sua musica scriteriata. Il libro è tanto forte, quanto attuale, e io riesco a riconoscermi nel protagonista che sembra parlare direttamente alla mia anima. Ma in realtà il protagonista ha molto da dire, molto da criticare e lo si segue, fino alla fine, consapevoli, che i tipi come lui, tornano a casa sempre soli.

Citazioni da ricordare

Non era durato a lungo, forse un quarto d’ora, ma tutto ciò era ritornato nel sogno di quella notte e da allora aveva ripreso a brillare ogni tanto nelle giornate deserte, e per alcuni minuti vedevo chiaramente una divina traccia d’oro che attraversava la mia vita, quasi sempre coperta di polvere e fango, e la vedevo risorgere in auree faville e pareva non la dovessi perdere mai più, e tuttavia la riperdevo subito. Una notte mentre ero a letto sveglio recitai ad un tratto alcuni versi, troppo belli e troppo strani perché avessi potuto pensare a metterli sulla carta, versi che al mattino non ricordavo più, eppure erano chiusi nel mio cuore come la noce grave in un vecchio guscio fragile.

La solitudine è indipendenza, l’avevo desiderata così tanto e me l’ero conquistata in tanti anni.


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