Three sets of six different boots painted by Claude Viallat have been presented in Milan and will be exposed at the Galerie Bernard Ceysson during FIAC 2010.
Claude Viallat, artista di spicco del movimento Supports/Surfaces di cui la sua opera incarna l’estetica, si è prestato nel suo studio di Nîmes a un inedito esercizio di stile: dipingere diciotto stivali prodotti negli atelier Sergio Rossi, in Italia. Dipingere su una tela libera
“Normalmente, le mie tele sono per terra – spiega – di solito lavoro con un pennello per radiatori. Non prevedo mai le mie opere. Le faccio e le accetto. In questo caso, ho compiuto il lavoro inverso. Tutta la pittura contemporanea è presente a Lascaux e nella preistoria. Penso che non sia stato inventato niente. C’era già tutto. Da allora, abbiamo soltanto perfezionato delle tecniche”.
Privilegiando il metodo più che l’istinto, l’artista, che è nato nel 1936 e sostiene che ogni giornata di lavoro è un “momento di piacere”, insiste sulla dimensione artigianale di questo progetto.
“La pittura consiste nel mettere in rapporto tra loro i colori. Dato che lavoro su tessuti grezzi, applico il colore senza ricercarlo con precisione, tutto si gioca nel modo in cui il tessuto lo accetta, lo respinge, lo capillarizza. In questo caso, invece, ho dovuto cercare le tonalità che volevo. Per me è stato come un ritorno alla tradizione accademica. Ho lavorato con dei neri, dei verdi, dei bianchi, dei rosa. I colori erano semi-pastosi. Ho dovuto applicare almeno quattro strati per ottenere la giusta tonalità. Il primo strato doveva preparare il tessuto, tappando i pori, il secondo segnarlo e il terzo cominciare a dare la tonalità. Solo con il quarto, il colore si rivelava nella sua pienezza”.
Pur avendo utilizzato molteplici supporti diversi, teloni, tele da vela, parasoli, tende, Claude Viallat non ha mai dipinto su degli stivali. Qui niente “raboutage” (assemblaggio di due tessuti bordo contro bordo), ma una cucitura verticale intorno alla quale l’artista ha modulato le sue forme, in un gioco cromatico che si impone come un’impronta inconfondibile.
“Quello che conta è il modo in cui i colori giocano con i colori sottostanti”.
Per l’occasione, l’artista ha, innanzitutto, disegnato le forme, prima di “riempirle” con il pennello sottile, mentre abitualmente privilegia un approccio “intuitivo e non voluto”.
“Questi stivali sono bottiglie in mare – ha concluso – saranno amati o odiati, Me li immagino sia su un piedistallo che sulle gambe delle donne. Nulla impedisce di portarli. Non li ho distrutti. Non ho l’impressione di aver derogato al mio lavoro di pittore. Ho fatto il mio mestiere”.