Claudia de Lillo – Nonsolodue

Cercherò di impegnarmi affinché questa recensione non sia la pallida copia di quella scritta per “Nonsolomamma”, di cui “Nonsolodue” è il seguito.

Fermo restando che fa ridere, è scritto bene, fa ridere, è scritto bene, fa riflettere, è scritto bene, fa ridere, fa riflettere, è scritto bene, fa riflettere, è scritto bene, fa ridere (adotto la strategia della martellante anafora per rimarcare meglio il concetto, se non funziona dà comunque sui nervi), questo sequel ha in più tutta una serie di riflessioni, di monologhi “interiori” (non nel significato principe che rimanda a Joyce, parlo di semplici intermezzi in cui Elasti discute tra sé e sé, e spesso il secondo sé è il microhobbit che porta in grembo) che sono davvero belli. Ovviamente nel primo mancavano, in “Nonsolomamma” Elasti era madre ma non incinta, qua invece la vediamo alle prese con una gravidanza alla soglia dei 40 anni (scusa Elasti!), un lavoro, il solito marito part-time (e la moglie inglese, la slavata Janet), i due hobbit più irrequieti e sfrenati che mai e una vita piena e frenetica, di cui però, evidentemente, non può proprio farne a meno, e ci piace così.

Come farò ora? Ok, mi rimane il blog, ma un libro è un libro. Devo sperare che sforni il quarto figlio. Se non si impicca. Se però è femmina qualche speranza mi rimane. Porca paletta.

Davvero brava la Elasti.