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Claudia Zironi

Creato il 13 gennaio 2014 da Viadellebelledonne

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Viaggio in Irlanda

I giocatori
Si tirano dadi
appena ipotizzati
nel defluire del giorno
Strategia d’attesa

in tempo indefinito.
Si perde l’impronta
su scogliera delineata
da sicuri paesaggi

E sconfina il desiderio
di frontiere determinate
a cui imprimere nomi
senza una storia

La Vecchia e la Morte.

L’aereo penetrò velocemente le nuvole
si pensò all’eiaculazione precoce
della morte
nella vecchia
(non c’è tempo per la psicanalisi)

Dev’essere così
bianca che accoglie
il sole i miei occhi ogni colore
cancella
Non c’è niente in queste nuvole.
Questa morte nordica, forse non troppo
a nord. Spingiamoci oltre
nella prossima cavalcata ché qui
è ancora terra, in fondo
E un poeta nella terra bagnata
è per i vermi come tutti

La campana!
Quanto tempo ci rimane non a Dublino?

*Davanti al tetto sfondato
della chiesa metodista
Agli spazi da riempire
di pioggia ogni due ore,
come una prescrizione

Qualcuno non parlava gaelico
o c’era una voce fuori dal coro
al pub, con capelli rosso brughiera
“Vita brevis ars longa”

(ballata per violino e flauto)
E le bionde di fieno
sono incartate, qui
in sacchi di cellophane
Sacchi da obitorio,
ruzzolano giù per il basalto
a fare il solletico all’oceano
in contesa di spiagge
Beviti la Guinness!

*

Molly Malone
le nubi e le porte
tinge di rosso

*

Campanari impiccati a quindici campane
rispondono a diciannove, in lotta impari
Li ricordano al secondo piano dell’ospedale

*

Glendalough.

Il purple distingue il lignaggio
delle montagne
Ché a vestirsi
di nebbia e di pecore
sono capaci anche le colline
Kilkenny.
Solo mucche completamente nere
che portano nuvole
impigliate al mantello.
Qui padrone non è il castello
sono i fiori gialli.

*

Se si muore
Meglio evitare di sbandierare
convinzioni, paure, serenità
Arte per pochi la buona educazione
nella morte. Poi tutti si finisce là

Là dove? Con la nonna mancata
vent’anni fa, l’azteco sacrificato al Sole
la strega sul rogo, il bimbo per malasanità
l’australopiteco che si era rotto una gamba
E la prima molecola del brodo primordiale

Serbati in opere per il balenare
di un secolo, o di un secondo
Serbati in un grembo eterno
per tutta l’inesistenza terrena

*

Proiettata dall’accelerazione
indugia
Nell’azzurro assoluto
aldilà del vetro
Sul senso di certe palme
di una conchiglia
e di mosche donate

Lei non appartiene al passato

Vola.

*

Giovane ricordo
I miei buffi ricordi
scappano intorno
Li perdo di vista in un attimo
Il megafono della spiaggia
non avvisa
“si é perso un pensiero
di cinque anni fa
col costumino rosso”

Poi chiudo gli occhi
e ne trovo uno lì
pronto ad abbracciarmi
per il bacio della buonanotte

*

Faccende

Ancora silenzio adombra
panni stesi da giorni
Mi aspetto una parola
da bocca troppo asciutta
Rimane lì e guarda

Simula l’uomo un pantalone
Le mutande fuori posto
Con la camicia stropicciata

*

Fame di emozioni

Amo gli inizi e le fini
il perenne divenire
non dell’intermezzo

Ed esploro
il puro inizio prima del ventre
la vera fine nella rinascita
Sarà come una montagna russa
un brivido di paura
che si consumerà in un lampo
nel nulla

*

Che bello sarà scavare sottoterra
cieca nell’umidità
Radice forse lombrico
O volare come fumo
un disperdersi di atomi, inconsapevoli
Unirsi a una stella
farsi supernova

Tu dalle tue spiagge
di notte mi vedrai
e sorriderai negli occhi, poeta
Con la bottiglia di cocacola sottobraccio
Tu che sai essere inizio
Sempre

*

Filo

Ti srotolo dal rocchetto del filo da imbastire
Con l’ago grosso ci unisco
due scampoli d’età
La bambina scolorita
dai bordi sfilacciati
e la donna matura, ancora inamidata
Nel cesto da lavoro ti ripongo, poi
sfilo dall’ago ciò che rimane
per annodarlo all’anulare
sinistro

Il cesto ricopro con il foulard
ché la polvere non vi si posi
L’intima essenza di donna
del legame

*

Suicidio d’autore

non ci saranno più lettere
ad accogliere le mattine
è lavoro polveroso
l’archiviazione dei sogni

la sporcizia sulla pelle
rende i dorsi opachi
evidenzia le rughe
accumulate negli addii

ogni stretta di mano
“a presto” mentendo
lascia un segno d’arte
da appendere in galleria

me ne andrò in giro con i palmi alzati
a cercare la giusta luce
affinché tutti ammirino,
ne diano la quotazione
un critico lo definirà
arabeggiante astratto
un acquirente lo appenderà
al muro del soggiorno

poi qualcuno vorrà un alluce
venderò anche lingua e labbra
dove sei stato, a più alto prezzo
il ventre all’asta sarà conteso


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