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Claudio Bertieri e Marco Vimercati ci raccontano l’evoluzione multimediale del fumetto in ComicShow

Creato il 19 aprile 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Comunicato Stampa

ComicShow
di Claudio Bertieri e Marco Vimercati
Fondazione Novaro e Le Mani Editori, euro 25, 347 pp.

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ComicShow, scritto da Claudio Bertieri e impaginato da Marco Vimercati, è un caso unico. Non è un saggio né un resoconto cronologico, piuttosto il racconto di una storia che si è evoluta seguendo logiche imprevedibili. Bertieri, studioso esperto di immaginario collettivo, ha analizzato il modo in cui i protagonisti delle tavole a quadretti sono passati dalle pagine dei giornali, alla radio, alla televisione, al cinema, al teatro, persino dentro opere degli artisti Pop. Batman, Dick Tracy, Superman, Hulk, Tarzan, Barbarella sono schizzati con una velocità impressionante dalla carta alla celluloide, viaggiando sulle onde radio, finendo sul piccolo schermo dei televisori che piano piano entravano nelle case, diventando protagonisti a Broadway. Ma è successo anche il contrario: Charlot, Indiana Jones sono nati al cinema e hanno trovato la loro consacrazione sulle tavole a quadretti. Un continuo viaggiare che non si è mai interrotto, visto che il nuovo film su Superman è atteso la prossima estate.

ComicShow è una miniera di dati e figure (circa mille e duecento). Marco Vimercati, esperto di immagini, ha dato una veste grafica diversa e speciale a ognuno dei novantotto capitoli in cui è diviso il volume. Ogni pagina visualizza con immediatezza e coerenza il contenuto: Bonaventura richiede un tenue azzurro dove svolazzano i milioni, Tarzan il maculato di una pelliccia, Hulk il verde della mutazione genetica.

Il fenomeno descritto per la prima volta in ComicShow accadde e continua a accadere negli Stati Uniti, non in Italia né in Europa, Il fumetto da noi si è diffuso molto più tardi ed è stato trattato male, a lungo neppure considerato un’arte, adatto solo ai bambini, passatempo da sconsigliare agli altri o da censurare in epoca fascista. Negli Stati Uniti il 16 febbraio 1896 il fumetto è stato pubblicato per la prima volta su un giornale a pagamento. Solo un anno prima, il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumière emettevano il primo biglietto della storia per entrare in una sala cinematografica. Due vicende che iniziano parallele e dentro uno stesso oggetto, la lanterna magica, persino precedente all’invenzione dei Lumière.

Negli Stati Uniti, la diffusione del fumetto rispondeva a esigenze pratiche. Il paese era abitato da immigrati che parlavano la loro lingua d’origine, spesso erano analfabeti. Era necessario entrare in contatto con loro, diffondere modelli di convivenza, farli partecipare alla vita collettiva. Il fumetto ha svolto questo scopo, creando eroi differenziati per provenienza (Hans e Fritz, che in Italia diventano Bibì e Bibò, erano di origine tedesca; Jiggs e Maggie, i nostri Arcibaldo e Petronilla, irlandesi). I personaggi piacciono, rispecchiano la vita di tutti i giorni, ne seguono i cambiamenti. Quando gli autori radiofonici cercano nuove storie, si accorgono che esistono già e hanno il loro pubblico fedele. Occorre solo trasferirle, adattarle. Lo stesso accade con il cinema e la televisione, intorno a cui negli Stati Uniti si sviluppa molto presto l’industria del merchandising, volano di ulteriori moltiplicazioni. Bertieri osserva questo zigzagare di Superman e dei suoi amici con l’attenzione del sociologo che conosce l’arte e sa come non sia mai casuale che una storia interessi a tanti. mailto:[email protected]

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