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Clear, un’app per cancellare il passato in rete: basterà?

Da Chiara Lorenzetti

Siamo sempre più 2.0.
La nostra presenza sempre più descritta in rete, ogni gesto, fatto, emozione. La prendiamo e la gettiamo, troppo spesso senza riflettere e senza senso, nel web, come se si fosse a casa propria. L’apparente sicurezza della propria tastiera e il filtro quasi magico del video, paiono proteggerci dal mondo esterno e scriviamo, pubblichiamo foto, raccontiamo particolari intimi di noi o dettagli di dove siamo, chi siamo, e cosa facciamo.
Da un lato è buona cosa, se si lavora per costruire la propria identità in rete, la propria reputazione, il personal branding; dall’altro, quello del gettare tutto dentro al web, come un grande secchio dell’immondizia, no.

Ecco che arriva a soccorrere chi di troppo impulso fa bellezza, chi dimentica che ciò che è scritto resta e resta per sempre, anche se si tenta di modificarlo, cancellarlo ( www.hashbot.com con poche semplici mosse permette la validazione di un link originale), una app: Clear (qui il link)

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Già, perché come detto, tutto resta. Tutto, anche le cose scritte dieci anni fa, le foto del gatto, dei figli. Ecco, i figli. Vi siete mai chiesti se i vostri figli desiderano essere pubblicati in ogni posa, creando così loro un passato virtuale che potrebbero da grandi voler disconoscere ma che mai potranno?

Clear appare un mezzo innovativo per, almeno in parte, tentare di rimediare agli errori. Perché se è vero che tutti ne facciamo e qualcuno riesce a rimediarvi chiedendo scusa, altri, più caparbi, ne potrebbero pagare le conseguenze a vita.
Non solo nelle relazioni strette tra le persone, ma anche e soprattutto in ambiti sociali più ampi, il lavoro, i vicini di casa, i parenti. Come racconta la storia di Ethan Czahor, ideatore di Clear che, per colpa di alcuni post razzisti e omofobi scritti dieci anni prima, si è visto licenziare dopo solo due giorni dal lavoro della sua vita.
Già, perché la nostra presenza in rete è parte di noi. Nelle aziende oltre al curriculum, viene guardato anche il nostro profilo facebook. O twitter. Pare assurdo, ma non lo è.
Ethan ha inventato Clear, app capace di individuare attraverso parole chiave con termini inappropriati, riferiti a razzismo, sessimo, i post da noi scritti nei vari social e di proporceli per la definitiva cancellazione.
Un lavoro di ripulitura della nostra presenza in rete, una moderazione dei nostri errori.

Sarà uno strumento utile?

E se invece, prima di scrivere, si riflettesse?
E vale per tutti, me compresa, ovvio.

Chiara  


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