Che Il Gazzettino sia, ahimè, un caso di studio, in negativo, su come dilapidare il brand del quotidiano più diffuso del Nord-Est, è un aspetto che ho avuto modo di evidenziare già in precedenza.
Per 30 denari si demolisce un newsbrand per acchiappare qualche click in più con contenuti che nulla hanno a che vedere con l’identità del giornale e con gli interessi dei lettori.
Accade che all’ennesimo http://goo.gl/e8E9GP">http://goo.gl/e8E9GP">http://goo.gl/e8E9GP">http://goo.gl/e8E9GP">post soft porn caricato sulla pagina Facebook del quotidiano in questione, oltre ai soliti insulti e volgarità, non moderati come d’abitudine, qualcuno colga perfettamente nel segno ed utilizzando uno dei tanti tool disponibili online allo scopo produca un post di risposta che centra in pieno la politica scellerata portata avanti dal giornale del gruppo Caltagirone.
Non è soltanto Mark Zuckerberg, che evidentemente conosce le persone molto meglio dei giornali, a dichiarare guerra contro il click-baiting, l“adescamento” che mettono in atto alcuni giornali a cominciare appunto da Il Gazzettino. Sorgono infatti iniziative quali quella di una comunità su Facebook: Spoilerare posts che lasciano informazioni a metà, che conta, al momento della redazione di questo articolo, ben 31mila iscritti, ed è sempre più frequente, fortunatamente anche tra i direttori di testate online, chi afferma io non clicco.
Come scrisse David Ogilvy ai suoi colleghi, “il consumatore non è uno stupido. Il consumatore è tua moglie”. Click-baiting, chi la fa l’aspetti.