Climategate
Sospiro di sollievo: i climatologi membri del CRU non sono dei manipolatori di temperature! Come molti ricorderanno a Novembre 2009, l’atmosfera speranzosa e propositiva in vista del vertice ONU sul clima che da li a poco si sarebbe tenuto a Copenaghen, fu scombussolata da quello che sembrava essere uno degli scandali scientifici più imponenti degli ultimi tempi. Alcuni hacker avevano reso note, mail confidenziali tra alcuni climatologi dell’Università britannica dell’East Anglia membri del CRU (Unità Ricerca Climatica). Il contenuto di queste mail, secondo i climatologi negazionisti erano una prova inconfutabile della bufala sul riscaldamento globale, poiché gli scienziati autori delle mail, facevano riferimento ad un “trucco” per riportare i dati delle temperature dell’ultimo secolo.
Da allora si sono succedute le commissioni di indagine del Parlamento inglese, dell’Università della Pennsylvania, per tentare di risolvere la questione. Ad oggi il caso può ritenersi chiuso con un indagine indipendente,risalente a qualche settimana fa, portata avanti dall’ex funzionario pubblico Sir Muir Russel, infatti anche quest’ultima concorda con tutte le altre nel concludere che non ci sono prove sufficienti per mettere in discussione l’onestà del lavoro portato avanti dai membri del CRU, e che non ci sia stato alcun “trucco”, come è stato anche riconosciuto da uno storico negazionista inglese Nigel Lawson membro della Commissione Parlamentare inglese: “trucco è un modo di dire accettabile e non sta a significare che i dati siano stati manipolati”.
Che almeno il rigore scientifico rimanga rigoroso e senza alcun “trucco”, è una bella prospettiva per il nostro mondo. Certamente questa nota giallo-romanzesca sul capitolo riscaldamento globale, ha attirato l’attenzione dei molti altri, poco soliti ad interessarsi all’argomento, e questo è un lato positivo della vicenda (sforziamoci di trovarne qualcuno).
L’esito di questa misteriosa vicenda ha confermato che non c’ è stata alcuna manipolazione dei dati riguardanti le temperature e perciò la vera bufala è stata la bufala sulla bufala delle mail, questo di certo ci conforta , non tanto per quanto i dati messi in discussione ci dicono, perché ahinoi non ci dicono niente di rassicurante, ma per il fatto che l’apparato scientifico rimanga ligio al proprio dovere, cioè la ricerca della verità.
Nelle mail i climatologi discorrevano del problema relativo alla discrepanza fra i dati grezzi delle temperature ottenuti dai termometri, e i dati ottenuti da sistemi di correzione; bisogna considerare che spesso i dati definiti grezzi, dipendono dalle modalità di misurazione e anche i fattori meteorologici come pioggia, venti possono condizionare la procedura, inoltre molto spesso si lavora con temperature risalenti al ‘700 e ‘800 quando le metodiche utilizzate per misurarle erano ben diverse da quelle odierne, quindi è necessario ai fini di un confronto significativo tra i dati , eliminare queste interferenze ed estrapolare il valore vero della misura.
I metodi con cui questo viene fatto, sono argomento trattato ampiamente dalla letteratura scientifica, e la discussione informale su tali metodi nelle mail trafugate è stata male interpretata dagli accusatori, successivamente l’ analisi accurata della discussione virtuale da parte degli esperti delle varie commissioni d’inchiesta ha rivelato l’infondatezza delle accuse.
L’ aspetto più triste di questa vicenda è l’aver spostato il dibattito scientifico, corredato già da qualche centinaio di anni dal metodo sperimentale, su un piano che di rigoroso ha bene poco, credo che per i non addetti ai lavori risulti difficile comprendere come l’interpretazione di mail private e informali possano valere come prova empirica per mettere in discussione il lavoro degli scienziati membri del CRU su cui si sono fondati il 3°e 4° Rapporto IPCC, ma a quanto pare nell’era di internet dobbiamo confrontarci anche con questa dimensione, io spero di no.