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“Soap Opera” di Genovesi. Va bene il coraggio ma non ci siamo

Creato il 17 ottobre 2014 da Daniele7

Ieri sera sono andato all’Apertura della nona edizione del Festival del Cinema di Roma. Partiamo dalle notizie liete. Tomas Milian, 81 anni, ha ricevuto da Sergio Castellitto – con pubblici attestati di stima anche da parte del direttore artistico Marco Muller – il Marc’Aurelio Acting Award. Tomas Milian, storico Sergio Marazzi, alias Er Monnezza dei film polizieschi italiani anni 70 e 80, con la voce del solo e inimitabile Ferruccio Amendola si è teneramente commosso durante la premiazione e ha raccolto con merito l’applauso del pubblico dell’Auditorium. Questa è stata la notizia lieta della serata. Passiamo ora alle cose tragiche.

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Successivamente ho assistito alla proiezione del film d’apertura, “Soap Opera“, per la regia di Alessandro Genovesi, prodotto da Colorado Film, Wildside e Medusa, che sarà distribuito in 450 sale. 

Non sarò spietato nel giudicare questa “garbata commediola corale” – come è già stata definita da altri critici – ma qualcosa da dire ce l’ho.

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Ho apprezzato l’idea – comunque non originale – di girare l’intero film al teatro 8 degli studios di Cinecittà, allestendo l’edificio del condominio location principale del film, e utilizzando la strada d’epoca di “Gangs of New York” di Scorsese. Ho apprezzato la fotografia noir e senza tempo di Masiero e le interpretazioni di Fabio De Luigi e Ricky Memphis. Ma mi fermo qui.

C’è chi dice che Cristiana Capotondi abbia fatto “il suo”. C’è chi dice che Abatantuono con i denti nuovi sia più affascinante. C’è chi dice che la Francini possieda un quid pluris oltre alle sue tette. C’è chi dice che Ale&Franz siano credibili come gemelli eterozigoti (almeno quello). C’è chi dice che Alessandro Genovesi abbia realizzato il suo miglior film.

Ammesso che siano vere e autorevoli opinioni, non credo che siano dei complimenti. Per nessuno. E Maurizio Totti e Carlo Rossella (i produttori) non dovrebbero essere soddisfatti di quello che stanno facendo. Perché stanno rovinando il cinema italiano con queste opere. Cosa avete fatto? Avete puntato di nuovo sulla coppia De Luigi-Capotondi, che hanno stufato insieme. Non è vero che squadra che vince non si cambia. A un certo punto, squadra che vince, come l’Inter post-triplete, va cambiata.

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E ancora…Avete portato la coppia televisiva Abatantuono-Francini sul grande schermo, che è surreale e ridicola, avete lanciato la modella Elisa Sednaoui (nella foto in alto) facendole fare una pessima figura. La modella italiana – infatti – è bellissima ma inespressiva, senza tatto, senza dizione, non si capisce una parola di quello che dice. Avete fatto bene a non doppiarla, ci mancherebbe, però almeno farla accompagnare sul set da un vocal coach, da un logopedista, dalla Fioretta Mari di turno, da un cazzo di qualcuno che parli italiano, no? Ma non vi siete accorti nel montaggio che la ragazza non scandiva bene le parole e si mangiava le ultime sillabe??? Poi – era appena morto il fidanzato – e si innamora di De Luigi? Non è uno spolier perché è la cosa più scontata e banale che potesse capitare. E non continuo per rispetto al regista. Dico solo che c’era molto cinema nella forma ma poco cinema nella sostanza, e questa è colpa dello sceneggiatore, che in questo caso è il regista. Quindi, per sillogismo, è colpa del regista. Genovesi ha uno stile interessante, e ha voluto utilizzare una chiave di lettura diversa per la sua commedia. E io ho apprezzato lo sforzo, il coraggio, ma purtroppo – nonostante ciò – la storia non è solida, non è chiara.

Poi Medusa e Colorado Film questo mese si sono superati, producendo la seconda opera di Paolo Ruffini, che da apprezzato cinefilo è finito a fare dei film senza senso…però – ci tiene a precisarlo – “si è divertito a girarlo con i suoi amici e poi è senza parolacce“. Ma sti cazzi delle parolacce, e sti cazzi dei tuoi amici, il cinema non è beneficenza, e “Tutto molto bello” è un film inutile, oltre ad essere Tutto molto NON bello, e mi dispiace doverlo dire, davvero, ma dobbiamo tornare a produrre storie più semplici e meno surreali, con questo non dico che dobbiamo sopprimere la creatività, assolutamente, però occorre creare storie che provengono dalla nostra cultura e affrontarle con intelligenza. Solo così possiamo tornare ad essere credibili. Totti e Rossella così rendete il cinema italiano non credibile.

Ps: Se cercate storie nuove io sono qui.


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