Nicolai Ivanovich Fenchin, Donna con sigaretta
La velocità degli spostamenti, la velocità, anzi, l'immediatezza delle comunicazioni, il sentire tutto il mondo a portata di mano, ti fanno pensare che l'ovunque sia uguale al qui.
Non tanto la lingua, la moneta, il cibo....all'esoticità di queste cose siamo abituati, anzi: ci attraggono, fanno parte della scoperta cel viaggio. Quasi quasi la moneta unica europea ha tolto parte del divertimento.
Piuttosto il clima. Il clima è uno shock.
Parti con 30 gradi (o addirittura con quasi 40, come in questo tardo agosto che sembra preso a prestito dall'Africa) e preparare la valigia per un clima diverso ti fa sentire ridicolo.
Ridicolo tirare fuori golf di lana e scarpe da pioggia.Ti senti paranoico, ipocondriaco, visionario, anche se tutti i siti web di previsioni a distanza parlano in modo univoco e inequivocabile.
Cominci a chiedere in giro, cerchi riferimenti familiari e concreti.
Sarà come da noi a ottobre? Ma un ottobre come, caldo o freddo?
E non aiuta chi ti ricorda di quell'ottobre splendido in cui facemmo il bagno al mare.
E non aiuta chi ti parla di escursione termica tra giorno e notte: ma non era roba da deserto?
La seta fa estate o inverno, è fredda sulla pelle o tiene caldo?
All'abitino a fiori, sbracciato e corto, ti pare di non poter rinunciare. I sandali, però, farebbero comodo.
Comunque sia, pensare di adeguarsi ai nativi sarà impossibile: più viaggi e più scopri che caldo e freddo sono concetti soggettivi. Anzi, talvolta appartengono alle identità nazionali.
E poi, certo, anche senza viaggiare, sono prima di tutto condizioni dell'anima: l'amore tiene al caldo, l'arroganza è fredda, l''indifferenza tiepida, la passione rovente, il disprezzo gelido.
E se poi, invece che come in ottobre, fosse come in novembre?