Magazine Diario personale
Di questo film ne ho sentito parlare spesso e male. Qualunque recensione trovassi su internèt era a suo svantaggio: una porcata new age che concilia il sonno, un film visionario & confusionario in cui non si capisce alcunché, uno spreco di soldi e di tempo (172 minuti per una pellicola in effetti sono tanti da digerire)...
Perciò, fomentata da tutti questi pareri negativi, ammetto di essere partita piuttosto prevenuta quando ieri sera, dopo aver pagato i miei 7,80 € (a proposito, la si fa finita di aumentare questo biglietto...?) mi sono accomodata sulle poltroncine rosse del cinema mentre rubacchiavo i popcorn a S.
Poi il film è cominciato ed io con lui a sbuffare. In effetti dopo dieci minuti ti innervosisci un po', con tutti quei personaggi che cambiano in continuazione così come le storie e le scene di cui sono protagonisti. Ti innervosisce non seguire il filo della vicenda, ti innervosisce sentir girare la testa. E allora sbuffi.
Dopo altri dieci minuti però cominci ad entrare dentro la storia; ti senti invogliata a guardare e sei curiosa di sapere come va a finire. Ammetto di aver guardato l'orologio all'incirca dopo un'ora e mezzo di pellicola - erano le 22.30 ed il film era cominciato alle 21.00 - ma è successo solo una volta e solo in quel momento: quando, dopo l'intervallo, la storia è ricominciata mi sono accoccolata sulla poltroncina rossa e non ho più staccato gli occhi dallo schermo, catturata dalle vicende (che, in fondo, sono una vicenda sola). Sì perché Cloud Atlas è un intreccio continuo di storie che si ripetono ricominciando e finendo in eterno, dove si tenta di spiegare perché facciamo sempre gli stessi errori e perché ci comportiamo in un dato modo. Non voglio dire oltre perché temo di fare degli spoileroni, sappiate solo che il film è comprensibilissimo, alla faccia di coloro che affermano il contrario, anche se ci sono alcuni elementi di cui mi sfugge la comprensione. Credo in ogni caso che in film come questi non ci sia sempre tutto da capire: credo che vengano dati al pubblico così che esso possa darne la propria interpretazione personale che sarà sempre giusta proprio perché intima. Credo inoltre che più semplicemente, forse, non c'è per forza da capire qualcosa e che sia sufficiente la sensazione di pancia che provi quando le luci si accendono e tu rimani sulla poltroncina a guardare i titoli di coda che scorrono sullo schermo, come se anche loro facessero parte del film e fossero il continuo della vicenda.
Quando sulla strada del ritorno io e S. abbiamo visto una stella cadente mi sono sentita parte del film. In macchina avevamo un amico comune che era venuto con noi al cinema e che aveva dichiarato di non averci capito alcunché, che i personaggi avevano facce diverse anche quando ad interpretarli era lo stesso attore e che per lui il film era troppo cervellotico. Io e S., invece, ci eravamo schierati dalla parte dei fan della pellicola, dicendo che a noi era piaciuto e che avevamo capito la storia in massima parte. Non mi è sembrato casuale il fatto che solo io e lui abbiamo visto la stella cadente mentre l'amico che viaggiava con noi no. Il perché lo lascio scoprire a voi: quando guarderete il film capirete perché parlo così. ;)
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