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Cloud Atlas: rischioso, ambizioso e Kitsch, ma con un cuore

Creato il 01 febbraio 2013 da Persogiadisuo

CLOUD ATLAS
Di Tom Tykwer, Andy e Lana Wachowski
USA, Germania, Singapore, Hong Kong Con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Sturgess, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Bem Whishaw, James D’Arcy, Doona Bae, Susan Sarandon http://www.fraschettamania.it/wp-content/uploads/2013/01/cloud-atlas-poster-locandina-film.jpg

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TRAMA  E RECENSIONE
In ogni epoca ci sono idealisti, opportunisti, leader senza scrupoli, buoni e cattivi: sono i nostri crimini e le nostre gentilezze a plasmare noi stessi, la nostra vita e quella degli altri.
Questa pare la teoria dietro al film che si dipana in storie e personaggi speculari e complementari sia per tematiche che per giustapposizione visiva ottenuta grazie al montaggio, che è sicuramente il punto di forza di un film talmente ambizioso da risultare a tratti presuntuoso e ridicolo.
Ma è proprio l’ambizione che ha generato le opere più audaci e quindi a Tom Tykwer va riconosciuto il coraggio e la tenacia di aver portato a termine un prodotto di tali proporzioni. Il regista tedesco, oltre che aver diretto le parti migliori del film, è autore della sceneggiatura e compositore delle musiche del film. I Wachowski sono intervenuti per dirigere tre storie: quella ottocentesca, a loro non molto consona, ma alla fine convincente, quella distopica fantascientifica che porta il loro sigillo inconfondibile e infine quella post-apocalittica in cui danno il peggio, trasformando i toni già Kitsch dell’intera opera in qualcosa di puramente trash nei personaggi di Hugh Grant, Hugo Weaving e Susan Sarandon. Ma non si può dire che abbiano rovinato il progetto di Tykwer e anzi, i tre registi sembrano condividere più di un punto su alcune tematiche: una concezione distopica del futuro, la necessità della ribellione armata, l’amore omosessuale come forma d’amore più puro. Era la storia d’amore lesbico di cui Natalie Portman veniva a conoscenza durante la sua detenzione a raggiungere le vette più toccanti di V per vendetta ed è l’amore tra il ricco scienziato di James D’Arcy (Edward e Wallis) e il musicista scapestrato Ben Whishaw (Ritorno a Brideshead) che in Cloud Atlas viene eletto a simbolo dell’amore più puro. Ed è proprio quest’ultimo episodio quello più riuscito, in quanto capace di mescolare una struggente storia d’amore a riflessioni sulla reputazione sociale nonché sul talento artistico.  Cloud Atlas: rischioso, ambizioso e Kitsch, ma con un cuore
La parte degli anni ’70 vorrebbe essere un thriller (con tanto di grillo parlante che spesso ci ricorda quali sono i cliché del genere) ma dopo un avvio promettente si perde in una trama caotica.
Migliore è l’episodio con al centro Jim Broadbent, il migliore degli attori in campo, che ci regala qualche risata e rende il film meno serioso. Cosa di cui non sono in grado di fare i Wachowski che prendono tutto troppo seriamente scadendo spesso nel ridicolo (dalla maschera del Jim Sturgess asiatico al PapaSong dell’episodio coreano fino al terribile segmento sui primitivi del futuro).
Concludendo, si può definire Cloud Atlas un’opera estremamente ambiziosa e rischiosa che più volte inciampa in ingenuità e comicità involontaria, ma che è dotata delle due più importanti componenti del cinema: il cuore e lo spettacolo visivo.
VOTO: 6,5

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