– Puoi non fidarti di me, ma io sarei pronto a cogliere qualsiasi occasione, se mi venisse data. –
Anne lo fissò con sospetto, lui avrebbe potuto leggere nella sua mente con estrema facilità e l’avrebbe fatto di sicuro, se Anne si fosse esposta, quindi doveva essere una trappola – Non starò al tuo gioco per farmi ammazzare di nuovo! –
– Anne non devo spiegarti perché non vogliono lasciarti andare, se solo tu fossi più collaborativa potresti essere molto più utile per l’intera faccenda e ti darebbero la libertà senza problemi! –
Anne scosse il capo – Parli bene tu, non ci sono altre tre copie di te in un laboratorio sperduto chissà dove, dopo essere morta due volte so per certo che non ci sarà mai fine per la tortura che tu e gli altri mi infliggerete! –
– Per questo hai voluto diventare Selene Levkova. – ammise Farane, sporgendosi dalla sedia – Pensa a Selene e chiediti il motivo per cui hai voluto essere lei a tutti i costi! –
Ci pensò solo un istante, prima di inventare di sana pianta delle ragioni poco plausibili, come l’usare la sua identità per sfruttare il CAO o addirittura le autorità ufficiali. Fissò Farane desiderando vederlo in ginocchio a implorare per la sua vita – Ti sei divertito abbastanza a leggermi nella mente? –
L’agente ridacchiò – Se fossi così stupida non avrei cercato di giocare con te a questo gioco, ma per tua fortuna non lo ricordi o non vuoi neanche pensarlo e finché rimarrai in una condizione simile sarai al sicuro da Theo e dagli altri. –
– Fred perché dovrei fidarmi di qualcuno di voi? –
– Perché non tutti vogliono vedere gli occhi di un’altra Anne Gather pieni d’odio. Se tu vincessi, forse usciremmo da questo stallo che dura da quando è nato il progetto Mindcrawler! L’intero settore M12 tornerebbe a lavorare per gli obiettivi che avevamo all’inizio! – gli occhi di Farane si riempirono di orgoglio nel parlare delle idee del fondatore della setta segreta.
La memoria di Anne si riempì d’immagini del laboratorio dov’era nata, un uomo era chino su di lei e la fissava rapito e impaziente, era lo stesso dei suoi ricordi a cui non riusciva a dare un nome. L’unico a cui Anne si fosse mai concessa. Quel volto che Anne considerava amico venne sostituito subito dall’uomo che le aveva dato il nome che portava.
Lo ricordava come un uomo arcigno, privo di espressioni e capace di crimini molto più gretti e crudeli di quelli di cui si era macchiato Durban, era stato lui a fondare prima il CAO e in seguito il settore M12, era stato contro la creazione di Anne fin dal principio, ma aveva deciso di utilizzarla ugualmente come arma.
– I ricordi non ti aiuteranno, Anne. –
Russell. Quello era il nome del capo indiscusso del settore M12 e da lui era arrivato l’ordine di impiantare i ricordi della prima Anne Gather nella sua seconda incarnazione e Farane aveva collaborato a incastrarlo per l’omicidio di qualcuno molto importante – Non sono così inutili. –
– Russell Marr è morto da anni e per sua stessa scelta. – fece notare Farane – Mi chiese di dargli una mano a mettere fine alla sua vita. Chiese a tutti un favore: Theo fu costretto a portare tutti i giorni dei fiori alle sue vittime, GreyRagdoll a rendere pubblico il proprio codice sorgente. Ricordi cosa chiese a te? –
Anne chinò il capo, i ricordi erano offuscati, ma ricordava nitidamente l’uomo che le chiedeva di essere felice di essere al mondo, anche se sarebbe stata uccisa ancora, anche se il settore M12 l’avesse impiegata per uccidere. Si riscosse, come poteva ricordare con piacere l’uomo che aveva ordinato che venisse uccisa e i suoi ricordi impiantati su una nuova Anne Gather? Perché quei ricordi erano tornati con tanta facilità?
Selene Levkova era felice, aveva una vita con tanti obiettivi e la paura di deludere le persone che riteneva importanti, perché riteneva importante la sua vita, era unica. Anne era solo la copia di qualcuno morto da tempo. Selene si era innamorata di Larsson perché ancora ferita dall’abbandono del suo ex, aveva combattuto i Mutanti perché consapevole di morire quanto chiunque altro e aveva trovato un modo di sopravvivere perché aveva solo quella vita da vivere e tanto valeva viverla come Anne Gather.
– Vedo che qualcosa è uscito fuori dalla tua testolina. – commentò Farane con un sorriso soddisfatto, alzandosi e allargando le braccia – Potrei dirlo a tutti, usare la mia capacità psionica per capire proprio cosa stai per fare, ma in realtà non m’interessa: se saprai uscirne, allora avrai guadagnato tutto il mio appoggio. –
– Dovrei credere che non lo dirai a nessuno? –
– Ho incontrato Selene il giorno che le hanno affidato la missione, nella sua memoria non c’era la mia identità eppure è venuta da me e mi ha stretto la mano, ringraziandomi. Lo fece con tutti gli agenti che incontrò quel giorno, senza distinzioni di grado. –
Anne lo ricordava benissimo. Aveva incontrato anche Quentin Roman, per quella ragione l’infiltrato era nella squadra e sempre per quella ragione Durban l’aveva ucciso – Questo ti basta? –
– Anne Gather è una donna che non si fa alcuno scrupolo, la stessa che può ucciderti per uno sgarro, ma dopo la programmazione di Selene tu sei cambiata: pensi in modo diverso e vuoi essere perdonata da Larsson perché sai di avergli fatto del male, anche se volevi proteggerlo. –
– Credi che non voglia uccidervi tutti per ciò che mi avete fatto? –
Farane la guardò senza muoversi – Sei libera di ammazzare chiunque e probabilmente una volta tolto l’inibitore psionico tenterai di ucciderci tutti, ma non m’importa. –
Anne scosse il capo – Sono solo parole Fred, la realtà è che non uscirò mai dalla Dungeon e non mi farete andar via in pace. Con molta probabilità Durban ammazzerà Larsson davanti ai miei occhi solo per vedermi soffrire e ci ritroveremo in questo laboratorio con una sonda cerebrale e un bisturi. –
Avrebbe usato la mente per distruggere la Dungeon, anche se c’erano solo due agenti M12, se solo fosse riuscita a togliersi di dosso l’inibitore psionico, avrebbe messo fine a tutto in grande stile, invece era lì ferma a sentire le lezioni di etica da parte di un ipocrita come Fred Farane.
La porta del laboratorio si aprì, facendo entrare Theo Durban e l’automa di GreyRagdoll – Hai chiesto alla nostra amica di uscire dal laboratorio per farti prendere dei campioni inutili e startene un po’ con Anne. Non mi aspettavo una simile sconsideratezza da te: trovarti in simili situazioni potrebbe ucciderti, Freddy! –
– Ho tutto sotto controllo, posso sondarle la mente e sono più forte di lei. –
Durban simulò un sorriso – Già. –
– Anche più furbo, so che cosa vuole fare. – ammise Farane strappando un foglio dove aveva preso appunti per tutto il tempo – Crede che essere diventata Selene Levkova l’abbia resa diversa, cercherà di sfruttare questa convinzione contro di noi. –
– Fred brutto bastardo! – gridò Anne cercando di avvicinarsi per colpirlo, ma GreyRagdoll la fermò immobilizzandola con entrambe le braccia – Avevi detto che… –
– Devo preparati all’estrazione e più tempo ci metterò, meno sarà preciso il passaggio dei dati. –
Liberate la vostra mente da ogni fardello!