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Cloud Nine - Memoria (II parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Arrivò a una grande radura, gli alberi tagliati erano un simbolo eloquente del passaggio della civiltà: la foresta contaminata dal parassita dei Mutanti doveva essere bonificata e la parte di foresta meno sicura veniva tolta di mezzo. Le conoscenze di Selene tornarono ad aiutare Anne: in quei luoghi c’erano sempre pattuglie e posti di guardia, era una pratica che l’esercito portava avanti dai tempi dell’invasione per contenere i Mutanti. C’era sempre una squadra con un paio di tute corazzate e una boa di richiamo, se la situazione si fosse fatta troppo calda.
Rimase nell’ombra degli alberi, osservando la situazione per capire come muoversi. C’era una torre d’osservazione, ma nessuna traccia di soldati o di fanti corazzati, ammesso che gli M12 non avessero già tolto di mezzo ogni militare che non appartenesse ai loro ranghi.
Anne indossava ancora i vestiti con cui era partita da CTU, erano sporchi e neanche un militare senza cervello l’avrebbe confusa per una sciocca che si era allontanata dal proprio gruppo, senza contare le armi che aveva ancora con se. Decise di imbracciare la pistola e di muoversi con circospezione come avrebbe fatto un qualsiasi militare di fronte a una zona pericolosa.
La sua mente cercava tracce psioniche con l’intento di stanare qualcosa di più che semplici spazzini, ma era certa che nessuno degli incensati fosse rimasto da quelle parti, non mentre i Mutanti sciamavano ovunque nei tunnel per cercare Anne.
Erano gli agenti M12 a spaventarla. Nei loro ranghi c’erano psionici e abomini realizzati in laboratorio, forse più pericolosi di lei, ma soprattutto il settore M12 prediligeva chiunque avesse un profilo sociopatico legato all’assenza di entropia. Quelli erano i loro agenti modello e la spina del fianco di chiunque fosse nel mirino: lo stesso supervisore di Anne era uno di quei mostri incapaci di provare emozioni o rimorso e di quella qualità ne aveva fatto persino un vanto.
– Chiunque tu sia non muovere un muscolo! – gridò un uomo da dietro le sue spalle – Ti ho vista da quando ti sei avvicinata alla radura, abbassa l’arma e non fare scherzi! –
– Non voglio farti del male. –
Una risata accompagnò la canna del fucile che spingeva contro il suo zaino – Da queste parti? Sorella qui anche l’erba può ammazzarti. –
Da un riparo uscirono altri due uomini armati, ma Anne comprese immediatamente che non si trattava di soldati: erano vestiti come civili e sembravano troppo stupidi per essere degli agenti M12. Banditi. Si rilassò di colpo, era sicura che se c’erano simili parassiti nei paraggi, non doveva essere tanto lontana da un centro abitato.
– Cos’abbiamo qui? Una pecorella smarrita! – commentò il più grosso
Era alto quanto Larsson e più muscoloso, alla cinta portava un’arma K’Thor, forse come feticcio o come trofeo da mostrare per certificare la sua leadership, ma la postura diceva che non era avvezzo all’uso di armi da mischia. Anne si meravigliò di conoscere così bene il linguaggio corporeo, ma ancora una volta era stata la memoria di Selene a parlare, non certo le sue vite passate.
– Se mi lasciate andare non vi farò nulla. – lo fissò dal basso verso l’alto, cominciando a chiedersi quali difese mentali potessero vantare tre banditi che rischiavano di essere divorati dagli spazzini.
Quello che l’aveva fermata la spinse facendole quasi perdere l’equilibrio, mentre il capo le strappava dalle mani la pistola – Che ne dici se invece ci divertiamo un po’ con te? –
Anne gli sorrise, togliendosi di dosso lo zaino – Ah, ma sono io a volermi divertire con voi! –
Sentì il suo corpo risvegliarsi come dal letargo e voltandosi allo scagnozzo lo afferrò per il braccio, strattonandolo con la forza di mille uomini per lanciarlo contro gli altri due.
– Io. Sono. Anne! – gridò balzando loro addosso. Sentiva gli occhi bruciare come nei tunnel, ma non se ne curò, intenzionata a fare di quei tre dei burattini. Afferrò il loro capo per il collo e lo fissò, mentre quel poveretto cercava di divincolarsi dalla presa, balbettando qualcosa.
– Ti piace questo gioco? Ora ne faremo un altro! – gridò violando le sue difese psioniche inconsce. Ubbidirai solo a me. La tua vita è mia ora!
Il poveretto gridò di dolore, mentre dagli occhi gli uscivano lacrime di sangue. La volontà gli venne strappata insieme all’ultimo brandello della forza che lo animava, lasciando solo un guscio vuoto dove prima c’era una persona.
Anne fissò gli altri due, ancora immobilizzati dal grido psionico e riservò loro lo stesso trattamento, osservandoli mentre la loro consapevolezza veniva distrutta come un castello di carte – Ora rimanete qui, lasciatevi morire di stenti e non muovetevi neanche se gli spazzini verranno a cercarvi! La vostra vita è mia ora! –
– La nostra vita è tua. – dissero in coro, lo sguardo spento e il corpo abbandonato a terra.
Anne li osservò un’ultima volta, mentre riprendeva il proprio equipaggiamento. Si sentiva esausta e avrebbe dovuto riposare, ma non si sarebbe fermata fino a quando non fosse arrivata vicino a un centro abitato.
Si toccò gli occhi, consapevole che fossero in grado di palpitare come quelli dei K’Thor. Era sicura che le sue precedenti incarnazioni non erano in grado di fare una cosa simile. Anzi, era certa che nessuna di loro potesse usare il proprio potere psionico come aveva fatto lei nei confronti dei banditi.
Riprese a camminare attraverso la foresta, nella sua mente c’erano ancora le grida di quei tre poveracci e la sua soddisfazione nel vedere la loro mente fatta a pezzi. Per quanto Anne si sforzasse di non pensarci e di giustificare le sue azioni, era chiaro che provasse piacere nel farlo, anche se era sbagliato.
Imprecò tra se, parte della sua coscienza era ancora legata ai principi morali di Selene Levkova e seppure aveva cancellato completamente l’artifizio creato dagli M12, era chiaro che Selene era ancora una presenza solida nel suo subconscio e che fosse in grado di farla sentire in colpa per simili azioni.
Una parte di se era certa che Larsson, trovandosi davanti la stessa Anne che rendeva schiave le persone con la mente, non le avrebbe più rivolto la parola.
Il Colonnello avrebbe fatto ciò che avevano tentato di fare gli M12 in passato: controllarla o toglierla di mezzo, sarebbe stato disposto addirittura a ucciderla. Per questo era importante cambiare: una Anne diversa, più simile a Selene, sarebbe stata accettabile per il Colonnello e forse avrebbero potuto essere felici insieme.
Si fermò in mezzo alla foresta, guardandosi intorno alla ricerca di eventuali minacce. Non poteva dire come avrebbe reagito all’idea di avere i suoi carcerieri a portata di mano, ma doveva dimostrare all’uomo di cui si era innamorata che lei era degna di fiducia e che gli agenti M12 erano il male. Meritano una fine ancora peggiore di quella che hai riservato ai banditi!

Cloud Nine - Memoria (II parte)

Liberate la vostra mente da ogni fardello!


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