Figli del postmoderno e della produzione di Steve Albini, i Cloud Nothings sono autori di “Attack On Memory”, un disco molto chiacchierato e che ha senz’altro molto da dire, anzi, da sfogare musicalmente, intorno alla decadenza dell’Occidente. Due sono però i pezzi davvero memorabili in un disco tanto sincero e appassionato quanto patinato e completamente derivativo: “No Future No Past”, è un anti-inno postmoderno, tra Slint e Grande Recessione, e la qui presente “Wasted Days”, d’una psichedelia grigia, grigissima, colta in un crollo nervoso torrenziale, scomposto e inarrestabile.
I ragazzi di Cleveland (a proposito di grigiore urbano) si fanno apprezzare specialmente nella lunga coda strumentale, con quel vago sapore di trincea pneumatica alla Neu! di “Negativland”, avida di parole ma non di sinistri guaiti confusi e irriflessi, destinati a cadere nel vuoto smarrimento d’un tripudio rumoristico.
43 anni fa un ragazzino di nome Tommy Walker (da “Tommy” degli Who) pregava il suo dottore di guarirlo con quattro coppie di parole destinate alla leggenda (“See me, feel me, touch me, heal me”), oggi i Cloud Nothings con altre quattro coppie di parole altrettanto evocative (“I thought! I would! Be more! Than this!”) denunciano il voto del vuoto d’una generazione che non sapendo cosa essere, chiede solo di essere sempre di più, non importa cosa, non importa come.
Un chitarrismo iniziale piuttosto infantile che non è all’altezza della lunga coda sopracitata ci toglie subito l’imbarazzo di nominare un nuovo capolavoro assoluto di questi anni ’10 sinora decisamente ricchi di sorprese e qualità, benchè “Wasted Days” possa ritenersi a tutti gli effetti una cartolina vividissima di cosa si prova un attimo prima di finire dell’occhio del ciclone, quando poi un’insospettata quiete accoglie ogni labile psichismo terrifico spodestato di senso e pienezza ed appena svanito, eppure così reale nell’attimo in cui lo si sta vivendo; in altre parole, nella crisi verticale della civiltà occidentale nell’attimo prima della caduta.
Quando sarà, non scordatevi di inserire “Wasted Days” nella vostra playlist.
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