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La finzione che si mescola ad altra finzione, che fa il verso alla realtà che è però già finzione.
E poi il presente che si mescola al passato che ora deve fare i conti con il futuro.
Come un intreccio di quelli più complessi si dipana la trama di Clouds of Sils Maria, o semplicemente Sils Maria, titolo con cui è uscito in Italia (anche se uscito è una parola grossa vista la difficoltà di reperirlo).
Immaginate tre fili diversi, che andranno a formare una treccia complessa e stratificata, in cui appunto anche il tempo si sovrappone, ma senza alcun bisogno di espedienti come il flashback o il flashfoward, seguendo semplicemente il presente e il suo divenire.
Maria è ora un'attrice affermata, corteggiata da Hollywood, in viaggio assieme alla sua assistente per andare a ritirare un premio per il regista che l'ha scoperta e che l'ha lanciata, che ha invece deciso di ritirarsi da 20 anni a questa parte.
Il ruolo che le era stato affidato all'età di 18 anni era quello di Sigrid, giovane sicura di sé, intraprendente, che affascinava e ammaliava il suo capo, di cui era assistente, la fragile e borghese Helena.
Ora che di anni ne sono passati, ora che Wilhem è morto, un altro regista vuole riportare sui palchi teatrali Maloja Snake, e vuole proprio Maria, nei panni questa volta della matura e debole Helena. A rimpiazzarla nel suo vecchio ruolo, la promettente Jo-Ann, che porta con sé la scia di scandali per cui i giornaletti di gossip e i paparazzi vanno matti.
Accettare il ruolo?
Non accettare?
Perchè in entrambi i casi vorrebbe dire accettare o meno il tempo che passa, accettare di avere a che fare con un tipo di mondo dello spettacolo che non è mai interessato, di fare i conti con la propria personalità che forse sì, si è evoluta dalla forte e seducente Sigrid alla succube Helena.
C'è bisogno di preparazione, quindi, di una zona cuscinetto in cui riflettere, sbronzarsi e andare in crisi, facendo prove su prove, senza rendersi conto, o almeno non troppo, che il rapporto di finzione tra quel capo e la sua assistente si sta ripetendo anche tra Maria e la sua di assistente, che si annulla, a volte, che la guida, molto più spesso, occupandosi di lei e di tutto ciò che la riguarda.
A fare da sfondo alla vicenda, il paesino di Sils, dove quel serpente di Maloja s'insinua, dove nuvole formatisi nel lato italiano, nei nostri laghi, passano e s'infiltrano in Svizzera.
La realtà diventa finzione, la finzione si fa altra finzione ancora, perchè Oliver Assayas (sì, proprio quello tanto detestato di Apres Mai) come il Wilhem del suo film, si è innamorato del vecchio documentario Das Wolkenphänomen von Maloja datato 1924, costruendoci poi una sceneggiatura nata da un'idea di Juliette Binoche.
Un'idea che sbeffeggia il lato glamour di Hollywood, le fisime delle grandi attrici, che riflette sui blockbusters, sui cinecomic, sul teatro e sul mondo social di oggi.
Temi non nuovi dite?
Temi che proprio Hollywood ha premiato qualche sera fa con un Oscar a quel Birdman?
Vero, ma qui per quanto i temi siano gli stessi, abbiamo tutt'altra realizzazione, più seria e più d'essai, meno ironica anche, seppure l'ironia sia presente.
Qui abbiamo a che fare con la crisi dell'età, con il rapporto con il tempo che passa e con le mille e più interpretazioni che ogni ruolo, ogni sceneggiatura può avere, e che proprio con il tempo ha a che fare.
Ma un'altra cosa Sils Maria ce l'ha in comune con Birdman: degli attori in stato di grazia.
Se su Juliette Binoche dubbi non potevano esserci, a sorprendere sono le più giovani con Chloë Grace Moretz e la sua faccia un po' da sberle perfetta nel ruolo dell'attricetta brava e carismatica che si diverte a creare scompigli e scandali, ma soprattutto con Kristen Steward che sembra essersi rimessa in carreggiata, andando a scegliere ruoli diversi dalla vampira che ce l'ha fatta conoscere, e che dopo la buona prova in Still Alice, qui è quanto mai naturale e da applausi, e non a caso anche i francesi l'han voluta premiare ai loro Oscar, i César, facendola diventare la prima attrice americana a vincere in quel di Francia.
E come ogni buon film che si rispetti, l'intreccio che si è andato a creare, i dubbi portati avanti nelle due parti+epilogo che compongono il film, non hanno soluzione, o meglio, ne possono avere più di una, a seconda del punto di vista, a seconda del tempo che passa.
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