Cobain: Montage of Heck
(USA 2015) Regia: Brett Morgen Sceneggiatura: Brett Morgen Genere: dokurtmentario Se ti piace guarda anche: Last Days, Kurt & Courtney, Sugar Man
Hello, hello, hello how low? Non so voi, ma io oggi mi sento stupido e contagioso. Un mulatto, un albino, una zanzara e forse i testi di Kurt Cobain non volevano dire niente o forse volevano dire tutto. Io che ne so? E voi cosa ne sapete? Dopo aver visto Cobain: Montage of Heck qualcosina in più penso di saperla. Almeno credo. Non preoccupatevi comunque se ancora dovete guardarlo. Anche dopo averlo fatto, quel gran mistero di Kurt Cobain, forse il punto interrogativo più grande nella storia del rock'n'roll, resta tale. La pellicola non racconta cose radicalmente nuove. Non a chi conosceva già bene la sua breve, intensa, tragica storia. Non punta a fare lo scoop, a rivelazioni incredibili alla Quarto grado. Montage of Heck ci fornisce un ritratto molto intimo di Kurt Cobain l'uomo e Kurt Cobain l'artista.
C'è una prima parte molto bella dedicata alla sua infanzia, con delle immagini tenerissime. Kurt Cobain all'età di 2 anni, molto prima dell'eroina, del disagio esistenziale, degli istinti suicidi, eppure già Kurt Cobain al 100%.
Si passa quindi alla fase di ribellione adolescenziale. Kurt l'asociale che non prende bene il divorzio dei genitori e trova il suo rifugio nella musica e nelle droghe. Tocca poi alla pagina dei primi passi dei Nirvana. Montage of Heck però non è un documentario sulla band simbolo del grunge come fenomeno sociale, o su Cobain come portavoce generazionale suo malgrado. Ci sono anche queste cose, ma è più che altro uno sguardo dal di dentro, per cercare di capire come l'ha vissuto lui, quel tanto breve quanto folle periodo. A dar vita ai suoi pensieri sono i suoi testi, sono i suoi disegni, è la sua musica, sono le sue canzoni, che ancora oggi possiedono una potenza ed esprimono una rabbia che non ha più avuto eguali. Non sto dicendo che dopo di lui la musica non abbia più prodotto niente di interessante. Dico solo che un altro come lui, così fuori dagli schemi persino per chi è fuori dagli schemi, non si è più visto e non credo possa venire fuori. O comunque probabilmente non dalla scena rock. O magari sì, chi può dirlo? D'altra parte, chi poteva prevedere l'avvento di un Kurt Cobain negli anni '80 dominati da una parte dal pop di Michael Jackson e Madonna e dall'altra dal rockone commerciale di Bon Jovi e Guns N' Roses?
Dopodiché arriva il capitolo che ho trovato più bello: quello dedicato non tanto al rapporto controverso di Cobain con il successo, quanto a Courtney Love. La storia d'amore più bella che potrete vivere quest'anno mi auguro possa essere la vostra personale. Nel caso non siate così fortunati, non la troverete però in un film di fiction o magari in un libro di Moccia o di Nicholas Sparks bleeeah. La storia più romantica, nel suo perverso allucinato modo, è quella di Kurt + Courtney in questo Montage of Heck. Di Courtney Love si può dire e pensare ciò che si vuole, ma quando parla di Kurt c'è qualcosa di diverso nel suo sguardo e nella sua voce e si capisce che non sta fingendo è che stato il grande amore della sua vita. Eppure anche lei, che è stata forse la persona in assoluto che più è riuscita ad averlo vicino, non è riuscita a comprendere del tutto quel gran casino, quel puzzle, quel “montaggio del diavolo” che era la testa di Cobain.
Nei loro filmini così intimi e privati, nei loro (più o meno) amichevoli sfottò ai tanto odiati Guns N' Roses così come nella scena in bagno con Kurt che si fa la barba e Courtney che mostra le tette, capisci che i tuoi idoli adolescenziali, gli eroi attaccati sulle pareti della tua cameretta, erano solo due persone normali. Folli e geniali, soprattutto Kurt, ma normali. Erano solo due ragazzi che si sono trovati di fronte a qualcosa di troppo grosso per loro, così per chiunque, e hanno fatto delle cose grandiose, così come delle grandiose cazzate. All'età di 33 anni, grazie a questo film finalmente l'ho capito: i miti non esistono. Esistono solo degli esseri umani che, con tutti i loro difetti, sono infinitamente più interessanti di qualunque mito.
Cobain: Montage of Heck è una delle visione più coinvolgenti dell'anno. È una full immersion all'interno della vita e della testa di Kurt realizzata con una cura e un rispetto incredibili. Non ci troviamo di fronte a un documentario sorprendente quanto Sugar Man, d'altra parte la storia di Cobain è “leggermente” più nota rispetto a quella di Rodriguez, e quindi ciò era impossibile. C'è però un uso splendido delle animazioni, un utilizzo dei brani più celebri dei Nirvana tutt'altro che scontato, si veda o meglio si senta “Smells Like Teen Spirit”, c'è il punto di vista finora credo inedito dei suoi genitori, e soprattutto c'è lui, Kurt. Quando si ha a che fare con una pellicola biografica, per di più un documentario biografico, è difficile stabilire quali siano i meriti del film e quali quelli del personaggio raccontato. A chi di Kurt e dei Nirvana non è mai fregato niente, potrebbe apparire una visione parecchio meno appassionante, questo non lo posso sapere. Se però tra i compiti di un buon lavoro biografico su un artista morto vi è quello di riportare, almeno in parte, in vita il suo spirit, Montage of Heck va considerato parecchio riuscito. Chi è invece in cerca di nuove congetture sul suo suicidio, si rivolga altrove. Questo è un film sulla vita di Kurt Cobain, non sulla sua morte. (voto 8+/10)