Monica Cimini
«L’influenza storica delle classi elevate ha spinto l’arte sempre più in una posizione di dipendenza, accessibile solamente a spiriti eccezionalmente dotati, gli unici in grado di strappare un po’ di libertà ai formalismi. Così si è costituita la cultura individualista, che è condannata insieme alla società che l’ha prodotta, perché le sue convenzioni non offrono più alcuna possibilità per l’immaginazione e per i desideri ed impediscono persino l’espressione vitale dell’uomo…». Così la penna di Constant denuncia sul primo numero della rivista Reflex la degradante posizione dell’artista nei secoli precedenti la rivoluzione avviata da CoBrA, il movimento artistico d’avanguardia nato l’8 novembre 1948 il cui nome viene fuori dalle iniziali delle tre città d’origine degli artisti principali che vi parteciparono: Copenaghen, Bruxelles e Amsterdan. Fondato a Parigi al Café Notre-Dame dai belgi Christian Dotremont e Joseph Noiret, dal danese Asger Jorn e dagli olandesi Karel Appel, Constant e Corneille ai quali nel marzo 1949 si unì il belga Pierre Alechinsky, il movimento mette insieme artisti portatori di ideologie differenti ma giunti alla medesima conclusione e cioè che la libertà d’espressione è la sola via percorribile.
Si era appena visto qualcosa di simile con i dadaisti, ma qui siamo in presenza di qualcosa di veramente nuovo. Il movimento Dada, come i CoBrA, vede insieme personalità provenienti da diverse nazioni, operanti però tutte nella stessa città; ad esempio c’erano il francese Marcel Duchamp naturalizzato statunitense nel 1955, il tedesco Hans Richter, il rumeno Tristan Tzara, il francese Hans Jean Arp, l’americano Man Ray. Un gruppo di intellettuali che nella Svizzera neutrale degli anni del primo conflitto mondiale si riunisce al Cabaret Voltaire di Hugo Ball a Zurigo. I dadaisti non vogliono essere chiamati artisti e rifiutano di chiamare opere d’arte i loro lavori.
Ciònondimeno guardando le sculture di Hans Arp è immediato pensare che ci sia più di un punto di contatto con Karel Appel. Arp mette insieme dei pezzi di legno colorato e li chiama… o meglio non li chiama affatto, perché tutto e niente può diventare opera d’arte. Come Ruota di bicicletta il ready-made per eccellenza di Marcel Duchamp. Ma cos’è questo piccolo guscio in cui si rinchiude il movimento Dada durante gli anni della Grande Guerra se non la New Babylon tanto agognata da Constant? L’universo del tutto e niente come lui stesso ci dice nel 1974: «New Babylon non finisce in nessun luogo (essendo la terra rotonda), non conosce frontiere (non essendoci economie nazionali) o collettività». CoBrA non rigetta però il suo appartenere alla sfera artistica, anzi cerca più che mai di affermare il suo esserne parte.
Queste due correnti fanno pensare a due delle più grandi riforme della storia dell’umanità, quelle di Martin Lutero e di Erasmo da Rotterdam. La prima parte con uno strappo irreparabile, l’altra invece cerca di cambiare le cose dal di dentro. E la rivoluzione CoBrA molto ha in comune con la filosofia di Erasmo. Non solo per la presa di posizione all’interno della sfera artistica, quanto per il modo in cui viene organizzata; la voce ha gran vigore ma concettualmente calza una trama ordita in maniera alquanto caotica. Come ammettono Asger Jorn e Constant, il movimento «era paralizzato dalla confusione ideologica, mantenuta da una forte componente neosurrealista. CoBrA non riesce a realizzare altra esperienza effettiva che quella di un nuovo stile nella pittura».
Il più bell’esempio di opera CoBrA sono state le decorazioni per la casa di Erik Nyholm; qui Karel Appel e Constant hanno “imbrattato” i muri con disegni che ricordano i geroglifici nelle caverne. Se figurativamente si richiama il movimento Dada, concettualmente ci si avvicina più al Surrealismo. Ne raccoglie i suggerimenti riuscendo tra l’altro a sublimare pittura e scrittura, vedendo dipingere scrittori come Lucebert e Dotremont e scrivere pittori come Corneille e Constant. Qui si pone la prima pietra per la realizzazione di New Babylon. Constant è la mente sognatrice del gruppo, colui che cavalcò il progetto New Babylon per tutta la vita. Un grande ambiente che percorre il pianeta come un’immensa tenda, sotto la cui ombra si snodano tutte le realtà di cui è costituito il mondo perfettamente in armonia tra di loro.
La forza trainante di CoBrA, colui che investiva tutte le sue energie nella grande rivoluzione artistica in atto, è Asger Jorn. Altri si lasciano trascinare dall’euforia del movimento, ma nessuno riesce a redigere un programma adatto a durare a lungo. Dopo alcune mostre collettive CoBrA raggiunge l’apice della sua parabola con la Prima mostra internazionale di arte sperimentale tenutasi nel 1949 allo Stedelijk Museum di Amsterdam; l’esposizione di carattere liberamente provocatorio porta ad una scissione all’interno del gruppo che alla fine del 1951, dopo l’ultima mostra tenutasi a Liegi, si scioglie. Nel 1983 a Waterloo, Joseph Noiret scrive I mille occhi del dottor Jorn: «è stato uno dei fautori di un disordine modellato secondo il nostro desiderio; senza di lui, non v’è dubbio, la nostra vita non avrebbe potuto assumere la forma che le abbiamo impressa». E non c’è dubbio che, dopo il passaggio di CoBrA sulle strade dell’arte, l’aspetto di questa cambiò radicalmente. Tutti si sentirono più liberi. Diedero un colpo alle catene che legavano l’espressione artistica alle convenzioni sociali e lasciarono strade già tracciate per lasciare le loro orme su sentieri nuovi ed inesplorati regalandoci una variante espressiva dell’arte informale.