Dannato il giorno in cui l'ho conosciuto, questo regista dannato dell'uomo dannato a cercare sempre un senso. Dannato uomo dei colori e della pelle, dannato uomo del coraggio insperato e della paura di ossa che ti vibrano senza scampo.
In quest'estate di film, di registi, di immagini, di folgorazioni improvvise, nessuno come Herzog ha saputo uccidere il mio senso di solitudine nello spaesamento di ogni uomo. Euclides, lo storpio, il gobbo oste solitario che fa poesia, l'astante ubriaco dell'intermezzo di Woyzeck, l'invasato, mostruoso monologo finale di Aguirre.
Herzog declina in forma cinematografica il dolore infinito dell'uomo di Mahler:
O Mensch, gib Acht!
Was spricht die tiefe Mitternacht?
(Attento, Uomo,
cosa dice la profonda mezzanotte?)
Film sulla schiavitù a sé stessi e alla propria profonda devozione alla morte, film sulla libertà improvvisa, film sul sacrificio, sulla fratellanza tradita, film sugli inganni, sugli alibi di chi ha un potere che neanche conosce su esseri umani che deliberatamente ignora. Cobra Verde è anche il film del definitivo distacco tra Herzog e il dionisiaco Klaus Kinski, che - novello Nosferatu - ne aveva ormai prosciugato la pazienza e le risorse.