![Code Blue Code Blue](http://m2.paperblog.com/i/319/3199315/code-blue-L-0KSEN8.jpeg)
La solitudine sembra apparire come un motivo di studio per la Antoniak, infatti dopo alcuni accenni (l’autobus, il citofono) il film segue pedissequo le orme del suo predecessore allestendo l’incontro tra due esseri umani soli, ecc. Dalla scena posticcia dello stupro vissuto on aircon lui (è Lars Eidinger visto in Everyone Else, 2009), si narra lo schema d’incontro fortuito, tutto è molto rapido (il film non durerà neanche settanta minuti netti), troppo: qui il giudizio mi si è biforcato: una parte ha gradito la falsa pista rischiarante del possibile feeling amoroso (la cordialità alla festa, il film in comune) spazzato via dalla ferocia conclusiva, e quindi: nessuna speranza, l’umanità fa schifo e via dicendo, l’altra parte invece ha ragionato sul finale in sé e su ciò che lo precede, e analizzando al setaccio aldiquà della rete restano i dati concreti: una buona forma e del materiale con spunti di potenziale a cui si è preferito seguitare con tragediette dentro il particolare, quando invece è l’Universale che fa la differenza.
Nel riproporci una versione assiderata de La pianista (2001), d’altronde sfido chiunque a non porre in parallelo la de Moor e la Huppert entrambe in cerca di viscosi residui postcoitali, Urszula Antoniak pare aver precisato quale sia la sua idea di cinema, un telo funebre intrecciato dalla fibra del dramma e da quella di un’ipotetica mitigazione, finora sempre venuta meno. Di più non vi è riscontro. Si rimane in attesa di altri elementi per valutare meglio. ____________[1] Sarà una coincidenza il fatto che quando Marian si reca in un negozio di dvd vediamo chiaramente quello di Antichrist [2009]?. Le coincidenze, come dicono i due protagonisti di Code Blue, sono divertenti.